(di Giuseppe Paccione) Dall’inizio del conflitto in Ucraina, cagionato dall’invasione russa con l’aggressione verso uno Stato sovrano e indipendente, la Cina ha cercato in tutti i modi di restare fuori dal braccio di ferro bellico russo-ucraino. Ciò è dimostrato dall’astensione della delegazione cinese all’adozione di un paio di bozze di risoluzioni (la S/2022/155 e la S/RES/2623/2022) discusse in seno al Consiglio di Sicurezza, che non sono passate per il veto russo, ma anche alla risoluzione (A/ES-11/L.1) adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Non solo, ma Pechino non ha aderito alle sanzioni contro la Federazione russa, fornendole un’àncora di supporto economico. Sebbene tutto possa mutare assieme ai rischi giuridici, la Cina potrebbe violare il diritto internazionale, aprendosi, così, a sanzioni e contromisure.
La Russia, pur di non rischiare di essere isolata dalla comunità internazionale, si è rivolta al governo cinese, domandando un supporto militare per poter proseguire l’azione coercitiva bellica contro l’Ucraina. Ovviamente, la risposta cinese all’invito russo è stata assertiva; tuttavia, qualora Pechino dovesse seguire tale via, potrebbe incorrere nella responsabilità di supporto allo jus ad bellum illegittimo a favore della Russia paese belligerante e alle violazioni del diritto internazionale dei conflitti armati durante le ostilità.
Chiaramente, la condotta della Russia manifestamente illecita è duplice. Innanzitutto, l’occupazione ostile da parte delle truppe militari russe viene cernierato nel quadro della violazione della Carta delle Nazioni Unite che delinea fortemente il ricorso allo strumento bellico contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato. La stessa Corte Internazionale di Giustizia ha considerato le opinioni russe non del tutto fondate, secondo cui Mosca avrebbe agito con l’obiettivo di prevenire un genocidio e ordinato alle autorità russe, in attesa della decisione sul caso, di sospendere immediatamente le operazioni militari sul territorio dell’Ucraina. I giudici dell’organismo di giustizia internazionale hanno statuito che l’ordinanza emessa al riguardo ha effetto vincolante, che sta, infatti, ad indicare l’imposizione degli obblighi giuridici internazionali alla Federazione russa.
La Russia, poi, è considerata responsabile per aver commesso violazioni delle disposizioni del diritto internazionale dei conflitti armati con bombardamenti indiscriminati che hanno provocato la morte di molti civili, la distruzione di ospedali e, non solo, ha comportato l’utilizzo di munizioni a grappolo su aree di città popolose. Comportamenti russi che potrebbero essere inquadrati nel quadro dei crimini di guerra. Si aggiunga anche l’azione del Procuratore della Corte Penale Internazionale che ha emesso dei mandati di cattura contro diversi organi ufficiali supportati dalla Russia, i quali sono stati accusati di crimini di guerra nel periodo del conflitto russo-georgiano nel 2008.
Ritornando al ruolo della Cina in merito al conflitto bellico tra Russia ed Ucraina, va subito precisato che, nel caso in cui dovesse fornire assistenza militare alla Russia, verrebbe travolta de jure dalla sua responsabilità di prestare ausilio ai russi, violando il diritto internazionale. Esistono tre fattori scatenanti relativi alla responsabilità giuridica che la stessa Cina non sarebbe capace di schivare. In primo luogo, va ricordato che nel Progetto di articoli sulla responsabilità dello Stato viene stabilito l’inibizione di uno Stato di aiutare o assistere altri Stati in contrasto con il diritto internazionale generale, qualora lo Stato fosse a conoscenza delle circostanze dell’atto internazionalmente illecito, regola che la rende norma primaria del diritto internazionale consuetudinario. Requisito che potrebbe essere tenuto in considerazione nel caso in cui le autorità cinesi fornissero armi o altro tipo di assistenza militare ai russi per le operazioni belliche sul territorio ucraino.
La comunità internazionale ha condannato l’invasione russa nei confronti dell’Ucraina come una netta violazione della Carta onusiana attraverso l’adozione della risoluzione da parte dell’Assise generale delle Nazioni Unite che denunciava l’atto aggressivo avvenuto con l’incursione nel territorio ucraino. Purtroppo, le autorità russe non solo hanno disatteso l’ordine dei giudici della Corte internazionale di Giustizia di far tacere le armi nell’immediato sul suolo ucraino, ma esiste una gamma significativa di prove tangibili del comportamento russo di disprezzo nei riguardi degli ucraini e delle infrastrutture civili.
Sebbene le condotte russe sono talmente pubbliche ed inequivocabilmente illegittime, la decisione da parte di Pechino di supportare militarmente rientrerebbe nella conoscenza delle circostanze dell’atto internazionalmente illecito. La stessa Commissione di diritto internazionale fornisce qualche esempio a sostegno dello standard giuridico, tra cui quello in base al quale l’Assemblea Generale onusiana invita ciascuno Stato a interrompere l’approvvigionamento di armi e l’assistenza militare a Stati che si trovino a compiere gravi violazioni dei diritti umani, come avvenne nel 1984, dove il governo iraniano, ad esempio, nel conflitto bellico iracheno-iraniano, contestò il governo del Regno Unito per la fornitura di aiuti finanziari e militari al governo iracheno e che stava facilitando l’aggressione delle truppe militari irachene verso il territorio iraniano.
Bisogna, inoltre, ricordare che viene inibito a ciascuno Stato di fornire assistenza militare a favore dello Stato che sta aggredendo un altro Stato, violando le norme imperative di jus cogens che bandiscono lo strumento dell’aggressione. Perciò gli Stati devono cooperare per porre fine, attraverso strumenti legittimi, ad ogni violazione grave, ma anche al dovere di non riconoscere come legittima la situazione creata mediante una violazione grave, di rifiutarsi di prestare aiuto o assistenza. Ergo, gli Stati devono fare in modo da non prestare aiuto o assistenza laddove vengano reclamate norme primarie e che l’importanza di esse garantisce che ciascuno Stato deve essere maggiormente attento quando coopera con altri Stati. Un esempio può essere tratto dalla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia relativa alle conseguenze giuridiche per gli Stati della continua presenza dell’Africa del Sud in Namibia, la quale non solo ha esplicato la norma del non riconoscimento, ma anche l’obbligo degli Stati membri delle Nazioni Unite di astenersi dal prestare qualsiasi sostegno o qualsiasi forma di assistenza al Sud Africa con riferimento alla sua occupazione del territorio della Namibia. Ora, l’approvvigionamento contornato dall’assistenza militare da parte delle autorità di Pechino alle operazioni russa in territorio ucraino andrebbe contro gli obblighi fondamentali citati prima.
Infine, gli Stati devono mostrare l’impegno a rispettare e ad assicurare il rispetto delle IV Convenzioni di Ginevra in ogni circostanza, nel senso che non solo viene imposto un vincolo negativo a ciascuno Stato di evitare l’incoraggiamento alle violazioni delle norme del diritto internazionale dei conflitti armati, ma pure un obbligo positivo di terzi soggetti con personalità internazionale per gli Stati di garantire che altri Stati e attori non statali rispettino le disposizioni vincolanti del diritto internazionale d’umanità o dei conflitti armati. Ai fini dell’attuale crisi russa-ucraina, attraverso il vincolo negativo, gli Stati contraenti non possono né incoraggiare, né aiutare o assistere nel favorire le violazioni delle Convenzioni da parte degli Stati coinvolti in un conflitto bellico.
L’intervento cinese nell’approvvigionare di strumenti bellici alla Russia, nel bel mezzo di una guerra in corso, in cui sono tangibili le prove della violazione del diritto internazionale dei conflitti armati, rischierebbe di ridurre il suo impegno vincolante di non incoraggiare le violazioni del diritto internazionale umanitario. Pechino potrebbe essere tentata a farsi avanti attraverso l’assistenza militare alle truppe russe nel conflitto contro l’Ucraina e che la vedrebbe coinvolta direttamente nella guerra illegittima della Russia e nelle violazioni delle disposizioni del diritto internazionale dei conflitti armati. Ciò, a sua volta, potrebbe comportare la messa in moto del meccanismo sanzionatorio e di ulteriori contromisure nei confronti delle autorità di Pechino, per cui la saggia via per la Cina sarebbe quella di non scendere a compromessi con la Russia nella fornitura di armi, restandosene fuori e sotto l’ombrello delle regole del diritto internazionale.