Un volo Delta in partenza sabato 17 novembre alle 17:00 da Salt Lake City e diretto a Parigi è stato costretto a rientrare a Salt Lake City, a soli 15 minuti dopo il decollo, dopo aver subito un “bird strike”. Fortunatamente, non c’è stata alcuna conseguenza per i 223 passeggeri e per l’equipaggio del volo Delta DL248. Lo rende noto il sito JACDEC precisando che “l’aereo ha eseguito una procedura di rientro sulla pista per le opportune verifiche tecniche” dopo l’ingresso di alcuni volatili nel motore destro. Tutti i 223 passeggeri – informa l’aeroporto – sono stati trasferiti su altro volo operato da Delta Air Lines”. L’urto tra uccelli e aerei non è affatto un evento raro, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, mentre i casi drammatici come quelli del volo 1549 raccontato nel film sono più unici che rari. Gli aerei sono progettati per resistere all’impatto anche di grossi uccelli: ali, motori, finestrini sono testati con un cannone pneumatico che “spara” polli congelati nelle parti più delicate dell’aeroplano per verificare che l’aereo non subisca danni. Altrimenti sarebbe una vera strage, e non solo di sfortunati pennuti. In Italia, su quasi 1300 “bird strike”, 933 sono avvenute a quote “da drone”, 300 piedi (circa 100 metri di quota) e l’aereo vero e proprio ha registrato qualche danno solo in 37 occasioni, anche se 92 incidenti sono stati impatti multipli con uno stormo. L’apparato più resistente è il finestrino, che non è mai stato danneggiato, tutt’al più lo si è dovuto ripulire. I più delicati i motori, che hanno riportato qualche danno in dieci incidenti (su 42), e il muso, che si è ammaccato 12 volte su 111 incidenti.