Biossido di titanio nei bonbon: causa dimostrata di  pre-cancro  nei  ratti. E nell’uomo? Il governo francese attende conferme

(di Nicola Simonetti) In Francia, la sospensione cautelativa del biossido di titanio, additivo (colorante) abbondantemente usato in confetti, dolci, gelati, bonbon vari, piatti pronti, chewing gum, medicinali, attende il via del Ministro dell’economia che preferisce  rinviare ed attendere (“considerando che sono intervenute valutazioni controverse, non sarà, per ora, sospeso”), senza rendere operativa la clausola di salvaguardia nei confronti di Bruxelles, per rendere operativa la legge approvata dal Parlamento nel novembre 2018 che prevede la sospensione dell’uso dell’additivo alimentare, come tale e in nano particelle.

Il Ministro ribadisce che la decisione spetta alla Ce.

Il biossido di titanio (o ossido di titanio o titanio diossido o E171 o TiO2 o bianco di titanio), un composto chimico che si presenta sotto forma di polvere cristallina incolore, tendente al bianco; ha formula chimica TiO.

Esso è usato, specialmente in vernici, materie plastiche, cemento da costruzione, cosmetici, filtri solari (si dibatte sulla penetrazione, attraverso la cute sana, delle polveri usate, nel circolo sanguigno e si ipotizza la loro persistenza nell’organismo con rischio di provocare infiammazioni potenzialmente generatrici i tumori).

Le nanoparticelle (taglia inferiore a 100 nanometri e quindi di più facile penetrazione nell’organismo) sono usate per conferire aspetto bianco brillante e liscio a pasticcini e confetteria (specie dolciumi, bonbon, in genere destinati a bambini) o per opacizzare yogurt e gelati. Si parla di nanopatologie causate e si discute sulla possibile cancerogenicità. Il prof. Nemmar (università cattolica di Leuven ha dimostrato che “particelle da 100 nanometri, se respirate, passano la barriera polmonare in 60 secondi e in un’ora giungono al fegato.

L’International Agency for Research on Cancer ha classificato il biossido di titanio in classe 2B come possibile cancerogeno se inalato dall’uomo.

La Categoria 2 comprende “sostanze che dovrebbero considerarsi cancerogene per l’uomo. Esistono elementi sufficienti per ritenere verosimile che l’esposizione dell’uomo ad una sostanza possa provocare lo sviluppo di tumori, in generale sulla base di: adeguati studi a lungo termine effettuati su animali; altre informazioni specifiche”.

Il sottogruppo 2B – ‘Sospetti cancerogeni umani’ comprende “sostanze con limitata evidenza per l’uomo in assenza di sufficiente evidenza per gli animali o per quelle con sufficiente evidenza per gli animali ed inadeguata evidenza o mancanza di dati per l’uomo. In alcuni casi possono essere inserite in questo gruppo anche le sostanze con solo limitata evidenza per gli animali purché questa sia saldamente supportata da altri dati rilevanti”.

In Francia se ne discute partendo dai risultati di uno studio su animali pubblicato nel gennaio 2017 su “Scientific Reports”, che collega l’ingestione reiterata di E171 con la “provocazione di stadi precoci di cancerogenesi” (lesioni precancerose del colon). Su questa base, il ministro dell’agricoltura e alimentazione, Stéphane Travert, ne aveva proposto il divieto di uso alimentare. Il parlamento aveva deliberato per la sospensione a partire dal 2019. Ma l’Inra (Institut national de la recherche agronomique), nel 2017, aveva osservato che “i risultati dell’indagine cui ci si riferisce non sono direttamente applicabili nell’uomo”. L’Agenzia francese per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione (Anses) riteneva necessari ulteriori studi mentre l’Institut national de la recherche agronomique (INRA) derivava da quattro studi che il biossido di titanio “non concreta un rischio sanitario”. La Commissione europea richiedeva un nuova valutazione basata, specialmente sulla taglia delle nanoparticelle.

Il segretario di stato per l’ecologia, nel maggio 2018 aveva annunciato la sospensione (non la proibizione definitiva che spetta alla Ue).

La Legge sull’alimentazione promulgata nel novembre riprende la disposizione ma questa non potrà essere applicata senza il supporto di un decreto del Ministro dell’economia il quale ha recentemente ribadito che sul rischio per il consumatore non vi è, allo stato, unicità di vedute tra ricercatori.

Lo studio aveva riscontrato lesioni precancerose al colon nel 40% degli animali coinvolti nel test dopo cento giorni. Tuttavia, aveva affermato l’Inra, allo stato attuale i risultati dello studio non sono direttamente applicabili all’uomo.

La Francia vietava l’uso dell’additivo colorante biossido di titanio (E171) per i dubbi sulla sicurezza sollevati negli ultimi anni.

Nel successivo mese di aprile, l’Agenzia francese per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione (Anses) aveva pubblicato il proprio parere sulla sicurezza dell’E171, affermando che “necessari studi per una perfetta caratterizzazione dei potenziali effetti sanitari legati all’ingestione”. Il parere dell’Anses era stato richiesto dai ministri dell’Economia, della Salute e dell’Agricoltura del governo francese, dopo lo studio dell’Inra.

L’ EFSA ha ribadito che “ Il biossido di titanio usato come colorante alimentare non costituisce un pericolo per la salute, perché il suo assorbimento per via orale è bassissimo. Non ci sono prove del fatto che aumenti il rischio di tumori né che sia nocivo per il feto, così come non sembrano esserci in generale indizi di una sua tossicità. Per questo, anche se al momento non è possibile indicarne dosi limite, è da considerarsi sicuro. Con l’auspicio che vengano comunque condotti studi di buona qualità che permettano di definire ogni aspetto, compreso qualunque effetto sull’apparato riproduttivo e, alla fine, di stabilire le dosi massime consigliate per il consumo umano”.

Il Ministro francese, a sua volta, ha chiesto all’ Anses di “accelerare i lavori relativi ai rischi collegati con l’uso alimentare del biossido di titanio” le cui conclusioni sono prevista per il terzo trimestre del 2019. Le Organizzazioni non governative (ONG) e di difesa dei consumatori non gradiscono la raccomandazione ministeriale (Bruno La Maire) fatta ai produttori di “astenersi dall’usare il prodotto” e reclamano il “divieto”.

Viene chiamato in causa ed invocato il “principio di precauzione” per la protezione dei consumatori”. Questa politica è usata in Italia.

Molti produttori hanno risposto all’invito e, per esempio, il gruppo Mars, a dicembre scorso, ha stanziato 70 milioni di euro per eliminare, in una sua fabbrica dell’Alsazia, il biossido di titanio dai prodotti alimentari a partire dalla seconda metà del 2019.

I cosmetici che utilizzano l’additivo E171 non sono contemplati dalla legge.

La Confindustria italiana, nel marzo 2017, comunica che “considera la proposta di classificazione del

TiO2 come cancerogeno di categoria 1B ingiustificata ed inappropriata per le seguenti ragioni: Uso sicuro per molti decenni, debole “peso dell’evidenza”. La proposta di classificazione si basa essenzialmente su studi effettuati sui ratti esposti a concentrazioni estremamente elevate di polveri di TiO2, che ha portato ai cosiddetti effetti da “sovraccarico

polmonare”.

Tutte le linee Guida dell’ECHA, dell’OCSE e il rapporto ECETOC all’unanimità osservano che i risultati degli studi con “sovraccarico polmonare” nei ratti non

devono essere trasposti agli esseri umani per diverse ragioni. Pertanto, la classificazione non è né giustificata né opportuna dal punto di vista tossicologico.

Necessaria proprietà intrinseca della sostanza. Per identificare le sostanze cancerogene, il CLP richiede i dati intrinseci, come previsto nell’Allegato I, e questo è in linea anche con l’obiettivo del sistema di classificazione ed etichettatura armonizzato delle sostanze chimiche (GHS).

Nel suo dossier, il MSCA francese, afferma come sua propria conclusione, che il potenziale rischio per la salute da inalazione del TiO2 è legato alla polverosità

della sostanza. Questa ovviamente non è una proprietà intrinseca. Pertanto, una  classificazione armonizzata non sarebbe la giusta misura per gestire la sostanza… Il TiO2 è utilizzato in modo sicuro e la grande quantità di dati sul TiO2 dimostra che non presenta un rischio di cancro per gli esseri umani attraverso alcuna via di esposizione e che non sono soddisfatti i criteri di classificazione per cancerogenicità.

La proposta della MSCA francese di classificazione e di etichettatura provocherebbe la scomparsa della produzione nel mercato europeo di numerosi

prodotti indispensabili e utili, che non comportano alcun rischio né per i consumatori né per l’ambiente non garantendo, nel contempo, un equo trattamento tra mercato europeo e Paesi extra. Non vi sono, ad oggi, valide alternative con le stesse prestazioni, motivo per cui le conseguenze nella catena di fornitura sarebbero drammatiche…”.

Ma “le vie del Signore sono infinite”. Ed una di queste, per il biossido di titanio è rappresentata daiu risultati di una ricerca di geoingegneria: spargere nell’aria particelle di biossido di titanio potrebbe contribuire a ridurre il riscaldamento globale. Ne è nato un progetto

formulato dalla società di consulenza inglese Davidson Technology anche sulla base del fatto che i rischi ambientali legati alla dispersione del titanio nell’atmosfera sarebbero minimi.

Biossido di titanio nei bonbon: causa dimostrata di pre-cancro nei ratti. E nell’uomo? Il governo francese attende conferme