Stop alle infezioni chirurgiche: costano rischi, più ricoveri, disagi e miliardi di euro

Pubblicate  raccomandazioni ad uso ospedaliero

(di Nicola Simonetti) Un decalogo preparato da esperti di chirurgia e di tecnica ospedaliera per dire ”stop alle infezioni chirurgiche” responsabili di disagi, nove giorni (media) in più di ricovero, rischi ulteriori anche gravi, dal reintervento al cambio dell’eventuale protesi inserita, alla sepsi, alla disabilità, incremento del costo della malattia (il doppio o più), assenza da lavoro o da altre attività personali, sociali,  familiari, scadente qualità di vita. Un costo complessivo di più miliardi.

Una su 5 infezioni associate a procedure assistenziali ospedaliere è di natura chirurgica. Nel 70% dei casi le infezioni compaiono dopo la dimissione e richiedono nuovo ricovero e/o reintervento.

Su suggerimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei Centri del controllo e prevenzione delle malattie” di Atlanta (Usa), sono state studiate e pubblicate, per la prima volta in Italia, le “Raccomandazioni per la prevenzione delle infezioni del sito chirurgico”.

Si tratta – ha detto il prof. Nicola Petrosillo (ist. Spallanzani, Roma, uno dei compilatori – di norme di buona pratica che, se attuate, riducono di oltre il 70% delle infezioni.

Da tener presente anche che l’inquinamento di un intervento chirurgico può anche compromettere l’asetticità necessaria per gli interventi eventualmente successivi creando infezioni a catena.

Il decalogo chiama in causa molte figure professionali ospedaliere che devono operare seguendo canoni sequenziali dall’igiene personale propria e del paziente, alla disinfezione, alla tricotomia, alla osservanza delle norme di precauzione.

Raccomandazioni pronte per l’uso a difesa del paziente e anche della tutela propria (morale prima che legale in tempo di denunce facili) e della struttura presso la quale si presta servizio.

Si pensi che, sulla pelle di persona sana e pulita, soggiornano 1.000 miliardi di batteri che, sommati ad acari, miceti, virus, formano un esercito di soldati il cui numero è 140 volte quello totale degli esseri umani viventi nel mondo.

Quest’esercito si ferma all’esterno. Una soluzione di continuo, come la ferita chirurgica, gli apre la porta per invadere l’organismo e creare infezione.

La eliminazione dei peli/capelli (non sempre né per ogni paziente o tipo di chirurgia) va fatta lo stesso giorno dell’intervento e non più – come si usava fare – con il rasoio che può causare microlesioni della cute, facile porta di ingresso di germi. Va usato obbligatoriamente un clipper elettrico.

“La disinfezione scrupolosa di mani ed avambracci, la protezione della parte da incidere con un disinfettante di provata efficacia, studiato per 20 anni e, cioè – dice il prof. Marco Pitturri, chirurgo, policlinico Gemelli, Roma – “clorexidina al 2% in alcol” (non più le abusate soluzioni non alcoliche), appositamente preparato,  usando applicatori e dosatori (ovvero la disinfezione come farmaco) per l’antisepsi cutanea  preoperatoria”.

Raccomandata anche la somministrazione di antibiotici (da adattare al singolo caso) post-operatoria. In tal modo si ristabilisce l’equilibrio dell’organismo  che un’infezione mette fortemente a rischio.

Le linee suggerite rappresentano uno strumento pratico da studiare ed applicare, con strategia coordinata e sequenziale,  mossa dopo mossa

in occasione di ogni e qualsiasi intervento chirurgico.

Tutti siano impegnati professionalmente e dal punto di vista umano – come in una catena – in questa battaglia che richiede spirito di Collaborazione, Consapevolezza, Coinvolgimento, Conformità, Comportamento secondo regola. Ovvero le 5 C che prevengono e mettono al sicuro da possibili infezioni.

Prima di dar spazio al bisturi, l’equipe “spunti” le varie voci della check-list procedurale (come farebbe il pilota di un aereo prima del via).

L’attenzione dovuta al fattore umano – suggerisce Andrea Blasio (ospedale San Raffaele , Milano) – impegna a formare una squadra che lavori in sintonia a vari livelli per scongiurare l’evento che Francesca Raggi, (ausl, Modena) definisce “scongiurabile, basta che ci si pensi e si operi secondo le linee guida suggerite”.

Stop alle infezioni chirurgiche: costano rischi, più ricoveri, disagi e miliardi di euro