Enrico Letta ha lanciato il sasso nello stagno e tutti i leader della maggioranza lo hanno seguito per stemperare i toni sulla prossima nomina del Presidente della Repubblica e concentrarsi con serietà all’approvazione della Legge di Bilancio.
Tutti intorno ad un tavolo per accordarsi sul taglio delle tasse per poi sedersi ad un secondo tavolo per risolvere il complicato enigma per il Colle. Salvini è d’accordo al tavolo sulla finanziaria ma di Quirinale ne vuole parlare solo dopo e non ora anche perché, dicono dalla Lega, tornano a chiedere di togliere fondi agli italiani a favore del Reddito di cittadinanza.
Fonti del governo fanno però capire, a tutti i segretari dei partiti, che la manovra non può essere smontata presso il tavolo della concordia, anche se c’e’ molto interesse alla proposta lanciata da Letta per evitare che martedì l’apertura in Senato della sessione di bilancio dia il via ad una bagarre dannosa per l’Italia.
Nei prossimi giorni si vedra’ se si aprira’ un tavolo con Draghi o solo tra i segretari. Di sicuro c’e’ da definire come usare gli 8 miliardi a disposizione in manovra per tagliare le tasse. Il confronto, ha anticipato il premier, sara’ anche con le parti sociali. L’obiettivo e’ presentare un emendamento del governo entro fine novembre.
Le posizioni dei partiti
Il Pd chiede di destinare gran parte delle risorse a tagliare l’Irpef per i lavoratori del ceto medio, centrodestra e Iv chiedono di agire anche sull’Irap. E Salvini alza la posta chiedendo di “eliminare gli sprechi del Reddito e destinare piu’ risorse” alle tasse, ad esempio con la flat tax per gli autonomi fino a 100mila euro. Anche sulle pensioni la Lega, che dice di lavorare “con governatori, sindaci, parlamentari”, non sembra voler mollare la presa.
Martedì Draghi, insieme con il ministro Orlando, si prepara ad aprire il tavolo con i sindacati per accorciare le distanze sulla previdenza, con criteri più flessibili di uscita dal 2023, mentre i leghisti son pronti a rilanciare “quota 41”, con 62 anni di eta’.
Tra le lievi correzioni, potrebbe essere ad esempio alzato da 25mila a 40mila euro il tetto Isee del Superbonus per le villette – bisogna evitare che sugli oltre 200 articoli del testo si scatenino i veti incrociati dei parlamentari.
Non si possono mettere a rischio manovra e Pnrr, ma neanche l’azione sul fronte Covid, percio’ Di Maio afferma che non si potra’ tornare a votare dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato. E’ quello che centinaia di parlamentari timorosi di una fine anticipata della legislatura vogliono sentirsi dire.
Ma bisogna anche mostrarsi “responsabili”, sottolinea Letta, di fronte agli elettori con cui i partiti si misureranno alle prossime politiche. Percio’, concorda Carlo Calenda, e’ “sensato” mettere al riparo la manovra dalle turbolenze del Quirinale ed Ettore Rosato afferma che Iv e’ pronta a mettere “in sicurezza i conti”. “Berlusconi e’ favorevole e io con lui“, dichiara Antonio Tajani.
La proposta di Letta
Una volta mostrato il controllo dei gruppi parlamentari sulla manovra i leader potrebbero sedersi al tavolo del Colle. Ma qui iniziano i problemi. Ad evidenziarlo è Di Maio, che sottolinea come non ci si possa fidare dei due Matteo: la convinzione del ministro degli Esteri e’ che il leghista non abbia una candidatura unica per il cdx e l’altro Matteo stia tramando per buttare tutto giù. Pertanto è meglio tenere al riparo i nomi di Draghi e di Sergio Mattarella: “Se li portiamo nel dibattito sul Quirinale indeboliamo le istituzioni”.