Bangladesh. Il complesso intreccio di potere tra Lega Awami e BNP

di Antonio Adriano Giancane

La situazione politica in Bangladesh continua a essere caratterizzata da una complessa dinamica di potere, in cui i principali partiti politici, la Lega Awami (AL) e il Partito Nazionale del Bangladesh (BNP), dominano il panorama politico sin dall’indipendenza del paese nel 1971. Questo contesto ha alimentato un ciclo incessante di scontri politici, violenze e accuse di corruzione e autoritarismo che hanno lasciato il paese in una continua lotta per la stabilità.

Negli ultimi anni, la Lega Awami, guidata dalla premier Sheikh Hasina, ha rafforzato il proprio controllo sul governo, esercitando un potere sempre più centralizzato e autoritario. Sheikh Hasina, al potere per la maggior parte degli ultimi due decenni, è stata ripetutamente accusata di reprimere l’opposizione, controllare i media e manipolare il sistema giudiziario per mantenere il dominio politico. Le elezioni generali del 2018, che hanno visto la sua vittoria con un margine schiacciante, sono state ampiamente criticate per presunte irregolarità e brogli elettorali, sollevando dubbi sulla legittimità del governo.

Dall’altra parte, l’opposizione, guidata dal BNP e dalla sua leader storica Khaleda Zia, è stata in gran parte marginalizzata. Khaleda Zia, ex primo ministro e rivale di lunga data di Sheikh Hasina, è stata incarcerata con accuse di corruzione, che molti dei suoi sostenitori considerano politicamente motivate. Questa mossa ha contribuito a un clima di sfiducia e tensione politica, rendendo ancora più difficile un dialogo costruttivo tra le forze politiche del paese.

Un elemento cruciale della politica del Bangladesh è il ruolo dell’esercito. Sebbene il paese abbia una storia di interventi militari nella politica, negli ultimi anni l’esercito ha mantenuto un profilo relativamente basso, pur rimanendo un attore influente dietro le quinte. Tuttavia, la stabilità politica continua a dipendere in parte dal sostegno delle forze armate, il cui intervento potrebbe determinare il futuro del paese.

Il contesto sociale ed economico del Bangladesh ha ulteriormente complicato la situazione politica. Nonostante una crescita economica robusta, trainata principalmente dall’industria dell’abbigliamento, il paese affronta sfide significative come la disoccupazione, la povertà diffusa e la corruzione sistemica. Le tensioni sociali si sono acuite, in particolare tra i giovani, che esprimono insoddisfazione per la mancanza di opportunità e per la gestione del paese da parte dell’élite politica.

In questo clima di malcontento, le proteste studentesche, spesso represse con la forza, e il crescente dissenso tra i cittadini indicano un’insoddisfazione diffusa nei confronti dell’attuale leadership. Questo malessere sociale potrebbe portare a ulteriori tensioni politiche, se non addirittura a una crisi di governo.

Il recente sviluppo, che ha visto Sheikh Hasina fuggire dalla sua residenza in elicottero dopo settimane di proteste studentesche e una repressione che ha portato a centinaia di morti, ha scosso il paese. Attualmente rifugiata nella vicina India, un alleato del suo regime, la sua partenza ha lasciato un vuoto di potere che i manifestanti hanno colmato con festeggiamenti e saccheggi, un promemoria per gli autocrati ovunque del pericolo che corrono.

Secondo quanto riportato dal Financial Times, questo evento potrebbe aprire nuovi scenari politici per il Bangladesh. “Esiste la possibilità di rivitalizzare, se non reimmaginare, l’intero sistema politico rompendo la presa altalenante di entrambi i partiti che hanno governato il paese dall’indipendenza. Una rapida transizione verso un governo democraticamente eletto è vitale,” si legge in un recente editoriale.

In questo contesto, il futuro politico del Bangladesh è incerto. La necessità di una transizione pacifica e democratica è urgente, ma la strada verso un sistema politico più aperto e inclusivo è costellata di ostacoli. La comunità internazionale osserva con attenzione, sperando che il Bangladesh possa evitare un ritorno alle turbolenze del passato e costruire un futuro più stabile e democratico.

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