Il Parlamento europeo ha votato a larghissima maggioranza la risoluzione di condanna all’aggressione russa e di vicinanza all’Ucraina che contiene anche l’impegno a concedere al Paese lo status di Paese candidato all’adesione alla Ue. Il testo ha ottenuto 637 voti a favore, 26 astensioni e 13 contrari. Tra i contrari diversi europutati del gruppo de La Sinistra e l’ex eurodeputata della Lega, Francesca Donato.
LA GUERRA. Dopo giorni di bombardamenti e intensi combattimenti, l’esercito russo avrebbe preso il centro di Kherson: lo mostrano gli screenshot pubblicati sui social media e un video riportato dalla CNN. Gli screenshot da una webcam e il video sono stati geolocalizzati, e la loro autenticita’ verificata dall’emittente televisiva. Il video mostra veicoli militari russi in una rotonda nel nord di Kherson mentre dagli screenshot della webcam se ne scorgono altri parcheggiati sulla piazza Svobody nel centro di Kherson, e circolerebbero apparentemente senza ostacoli. L’edificio dell’amministrazione regionale di Kherson si trova sulla piazza Svobody.
SVENTATO ASSASSINIO ZELENSKY. Il capo del Consiglio Nazionale di Sicurezza e Difesa nazionale dell’Ucraina, Oleksiy Danilov, ha detto che una squadra di forze cecene d’élite, inviata per assassinare il presidente Volodymyr Zelensky, è stata eliminata. Danilov, come riporta The Kyiv Independent, ha detto che l’Ucraina ha ricevuto una soffiata da membri dell’Ufficio di sicurezza federale russo e ha aggiunto che una seconda squadra è “sotto tiro”. Secondo quanto dichiarato, a inviare la squadra di attentatori sarebbe stato Ramzan Kadyrov, leader ceceno vicino al presidente russo Vladimir Putin.
Danilov ha affermato che l’Ucraina è stata informata della squadra da “rappresentanti del Servizio di sicurezza federale russo che non vogliono prendere parte a questa sanguinosa guerra” e che l’unità inviata per uccidere il presidente Zelensky era “divisa in due gruppi”, i cui movimenti “sono stati seguiti da vicino”. “Un gruppo è stato eliminato vicino a Hostomel, l’altro è nel nostro mirino”, ha aggiunto Danilov. “Non daremo il nostro Presidente o il nostro Paese a nessuno. Questa è la nostra terra, andatevene da qui”.
Ramzan Kadyrov pochi giorni fa aveva riferito che le forze cecene non avevano subito ancora perdite, e che insieme all’esercito russo avrebbero preso tranquillamente la città di Kiev. “A oggi, in questo momento, non abbiamo una sola vittima o ferito, nessun uomo ha nemmeno avuto il naso che cola – ha dichiarato – Il presidente Putin ha preso la decisione giusta e noi eseguiremo i suoi ordini in ogni circostanza”. Kadyrov ha poi esortato la popolazione ucraina a insorgere contro il proprio governo.
Zelensky è in un bunker a Kiev.
NO FLY ZONE. Gli Usa ribadiscono che non vogliono essere coinvolti direttamente nello scontro tra Russia e Ucraina. La Casa Bianca, infatti, esclude una no fly zone in Ucraina perché richiederebbe l’uso della forza militare americana per farla rispettare. Lo riferisce la Cnn.
MINACCIA NUCLEARE. L’ammiraglio Charles Richard, che sovrintende le armi e le capacità nucleari degli Stati Uniti, si è detto “soddisfatto” della posizione strategica difensiva degli Usa in risposta allo stato d’allerta russo. Richard è intervenuto in un’audizione dell’House Armed Services committee.
BIDEN E LO STATO DELL’UNIONE. Un discorso di un’ora, è stato un evento nel segno dell’Ucraina fin da subito, quando il presidente aveva lasciato la Casa Bianca per andare a Capitol, attraversando una Pennsylvania Avenue dipinta con i colori gialloblu’, quelli dell’Ucraina. E di giallo erano vestite alcune rappresentanti democratiche, mentre alcuni repubblicani hanno sventolato i vessilli ucraini. Biden ha attaccato Putin, ha promesso che “paghera’ un prezzo” ricordando che mentre il presidente russo “si era sbagliato, noi eravamo pronti”, ha ringraziato gli alleati europei per essere “stati compatti” nell’approvare misure che “costeranno al dittatore“. Il presidente ha annunciato la chiusura dei cieli americani agli aerei russi, e promesso che fara’ pagare i crimini commessi dagli oligarchi russi e i “leader corrotti” che si sono “arricchiti con un regime violento”. Questi messaggi, sottolineati dagli applausi, hanno dato corpo al preannunciato “un terzo” del discorso dedicato al popolo ucraino, ma che ben presto ha lasciato il posto ai “due terzi” destinati ai temi interni, la vera spina per la Casa Bianca.
Al primo posto il problema dell’inflazione e della corsa del carburante. “Saro’ onesto con voi – ha premesso – come lo sono sempre stato – quando un dittatore invade un Paese, ci sono costi in tutto il mondo“. Il presidente ha promesso di contrastare l’inflazione, attingendo a quello che era un modello trumpiano: il Made in America. Non abbassera’ gli stipendi, per “rendere piu’ poveri gli americani”, ma “ridurra’ i costi” di produzione e di approvigionamento. “Produciamo di piu’, facciamo piu’ macchine e semi-condutture – ha detto – riduciamo i costi e aggiustiamo le infrastrutture per rendere piu’ veloce il movimento delle merci”. Biden ha ringraziato gli “amici repubblicani” per aver fatto approvare con uno “sforzo bipartisan” il piano infrastrutture. Il presidente e’ riuscito nell’acrobazia di parlare a lungo delle questioni domestiche senza mai nominare il ‘Build Back Better’, il piano su welfare e clima su cui i democratici si sono incagliati al Senato, per l’opposizione del senatore moderato Joe Manchin, apparso tra i piu’ freddi alla Camera. Questa e’, al momento, forse la sconfitta piu’ bruciante per Biden, che non e’ riuscito a far passare il piano da 1750 miliardi, investimento gia’ dimezzato rispetto agli oltre 3500 miliardi iniziali. Il presidente ha promesso, pero’, che “dimezzera’ i costi per l’assistenza ai bambini” per la maggior parte delle famiglie, invocato una riforma fiscale e ribadito che e’ tempo che “corporation e benestanti comincino a pagare cio’ che e’ giusto”. Ma nessun “penny” di tasse in piu’, ha ricordato, sara’ chiesto alla classe media, alle famiglie operaie e a quelle che guadagnano meno di 400 mila dollari l’anno.
Alla fine, pero’, la sensazione e’ di una Casa Bianca divisa su due fronti: quella internazionale, in cui puo’ vantare il successo della ritrovata unita’ alla Nato e con i leader europei, e quella interna, fatta di situazioni rimaste disattese. E’ stato chiaro e diretto sulle misure internazionali contro Mosca, meno su come risolvera’ le problematiche interne. Le infrastrutture produrranno effetti tra dieci anni, ma ora? Nei prossimi mesi? Il fatto che verranno messi sul mercato 60 milioni di barili di greggio per contrastare l’impennata dei prezzi, e’ una misura d’emergenza, non una soluzione. I prezzi al consumo continueranno a salire. E questo resta un problema stringente. Sull’Ucraina, Biden verra’ giudicato dal mondo. Ma e’ sul secondo, che verra’ pesato dagli americani, a cui la crisi in Europa interessa ma non in modo cosi’ totalizzante. E sul pieno dell’auto che milioni di persone valuteranno il lavoro del loro presidente. Domani Biden andra’ in Wisconsin per parlare del suo piano infrastrutture, a conferma che sara’ a livello interno che il democratico, e con lui il partito, si giochera’ il futuro.
IL DECRETO DI PUTIN: Vladimir Putin ha firmato un decreto che vieta di portare piu’ di 10.000 dollari di valuta estera in contanti e “strumenti monetari” al di fuori della Russia. La mossa arriva in risposta alle sanzioni paralizzanti che le nazioni occidentali hanno imposto alla Russia per la sua invasione dell’Ucraina. Altre misure ordinate da Putin questa settimana includono l’obbligo per gli esportatori russi di vendere l’80% delle loro entrate in valuta estera, il divieto per i residenti russi di fornire ai non residenti valuta estera nell’ambito di accordi di prestito e di depositare valuta estera in conti bancari esteri.
TURCHIA. La Turchia non prevede di imporre sanzioni contro la Russia nella speranza di “tenere aperto” il canale del dialogo con Mosca. Lo ha detto il portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “C’è bisogno di un attore che possa parlare con la Russia – ha sottolineato Ibrahim Kalin – Chi parla alla Russia se tutti buttano giù i ponti? Non stiamo pianificando un pacchetto di sanzioni per tenere questo canale aperto”.
ENI. Eni sta valutando di vendere la sua quota del 50% nel gasdotto Blue Stream, che controlla in parti uguali con il gigante russo Gazprom in seguito all’invasione di Mosca in Ucraina. Lo riporta l’Afp, citando quando gli avrebbe detto un portavoce dell’azienda. “Eni intende vendere la sua quota” nel gasdotto Blue Stream che collega la Russia alla Turchia attraverso il Mar Nero, ha detto il portavoce alla France presse. Eni sta seguendo l’esempio di altri big del petrolio come la britannica Shell e BP, che hanno annunciato di volersi ritirare dai progetti in Russia. La compagnia ha anche aggiunto che “l’attuale presenza in Russia è marginale. Le joint venture in essere con Rosneft, legate a licenze esplorative nell’area artica, sono già congelate da anni, anche per le sanzioni internazionali imposte a partire dal 2014”.