Biden e Xi si incontreranno e i russi lanciano un poderoso attacco hacker alla banca cinese Icbc che detiene parte del debito pubblico americano

di Massimiliano D’Elia

Nell’ambito del vertice dell’Apec (Asia-Pacific Economic Cooperation) il 15 novembre prossimo l’incontro Biden-Xi Jinping si farà, una buona notizia in un periodo di guerra nel bel mezzo d’Europa e in Medio Oriente. I due leader delle economie più forti della Terra si siederanno ad un tavolo per parlare di molteplici questioni dividendo gli incontri in due sessioni, una dedicata agli interessi più stretti che interessano reciprocamente i due Paesi e l’altra dedicata a temi esteri più generali come cambiamenti climatici e pandemie. Gli sherpa che stanno organizzando l’incontro, sono certi che Biden chiederà a Xi di interagire con Teheran per fargli capire che non è produttivo per nessuno allargare il conflitto in Medio Oriente. Alltro messaggio è rivolto alla Corea del Nord ed ai suoi legami militari con Mosca. Risale a qualche mese la firma dell’accordo sulla fornitura di munizioni ed armi tra Mosca e Pyongyang.

Sulla difensiva la Corea del Nord che ha criticato i recenti commenti del segretario di Stato americano Antony Blinken sulle relazioni di Pyongyang con Mosca: “le critiche non farebbero altro che aumentare la pericolosa tensione politica e militare nella penisola, mentre gli Usa dovrebbero abituarsi alla nuova realtà delle relazioni tra la Corea del Nord e la Russia”.

Blinken, recatosi a Seul, dopo la ministeriale Esteri del G7 a Tokyo, aveva parlato di legami militari tra Pyongyang e Mosca “crescenti e pericolosi” e aveva esortato Pechino, il principale alleato del Nord, a frenare “le azioni pericolose” di Pyongyang.

Incontro Biden – Xi

Sono sette le volte, in quindici anni, che Biden e Xi si sono incontrati (la maggior parte da remoto). Dopo le tensioni per la visita della ex speaker della Camera, Nancy Pelosi a Taiwan ora la situazione è mutata perchè la Cina vede la sua economia non più effervescente come una volta a fronte di quella americana che, invece, dati alla mano, gode di ottima salute. La Cina teme anche la politica estera di Biden che ha rilanciato il suo Paese sulla scena mondiale cercando di fissare dei paletti invalicabili nelle aree più calde del globo, Indo-Pacifico in testa.

In particolare ha incentivato e rinvigorito le relazioni nel Pacifico con Australia, Giappone, Filippine e Corea del Sud oltre che Taiwan, ha creato in tre anni 14 milioni di posti di lavoro, ha applicato nuove politiche infrastrutturali e favorito un piano per il controllo dell’export hi-tech per impedire a Pechino nuove capacità per lo sviluppo nel campo militare. Non sono passati inosservati neanche i 50 miliardi di dollari investiti per conquistare importanti fette di mercato nell’ambito dei semiconduttori di ultima generazione.

La Cina, secondo i dati sulla crescita, stilati dal Fondo Monetario Internazionale, è, invece, sotto il 4 per cento e mai dal 1991 al 2019 era stata inferiore al 5,6% con picco nel 2007 di un Pil che volava a oltre il 14,23 per cento.

L’incontro tra Biden e Xi cercherà di favorire la ricerca di una strada per tenere le relazioni vive nell’ambito di una sana competizione economica (dazi, micorchip, etc.), cercando di stabilire un canale nelle comunicazioni tra le controparti militari. Pechino non ha mai voluto favorire l’esistenza di una linea di comunicazione “rossa” da utilizzare, in caso di crisi, tra i vertici militari americani e cinesi.

Attacco Hacker alla Icbc

L’atteso incontro dà però fastidio a qualcuno tant’è che vi è stato un importante attacco hacker alla banca cinese Icbc, un colosso da 5,54 migliaia di miliardi di dollari di asset finanziari e tra i principali attori del mercato dei titoli di Stato globali, soprattutto quello statunitense.

Dietro l’attacco a Icbc ci sarebbero cybercriminali russi di Lockbit, un gruppo che ha fatto dei “ramsomware” la sua ragione sociale. Sviluppa malware in grado di colpire sistemi informatici e bloccarli, cifrandoli, per poi chiedere un riscatto in criptovalute. Giovedì scorso, scrive l’Avvenire, sono finiti nella rete dei cybercriminali i sistemi del ramo servizi finanziari della filiale americana della Industrial e Commercial Bank of China (Icbc), costretta a chiedere aiuto anche al governo di Pechino.

Icbc non solo acquista grandi quantità di “T-bond” in proprio, ma fa anche da intermediario per altri investitori cinesi. E la Cina è al secondo posto al mondo trai detentori del debito pubblico americano, tanto che i movimenti cinesi sul mercato hanno un ruolo significativo nel determinare la stessa quotazione dei titoli di Stato Usa.

I danni sul mercato sono stati limitati ma l’effetto è stato soprattutto simbolico e deterrente nei confronti di Cina e Usa.

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