(di Massimiliano D’Elia) Finalmente il premier italiano Giorgia Meloni avrà un “tu per tu” con il presidente Usa Joe Biden, giovedì e venerdì prossimo la delegazione italiana partirà dall’aeroporto militare di Ciampino alla volta di Washington D.C., dove atterrerà all’aeroporto militare di Andrews. Dopo brevi e fugaci incontri al G7 e al vertice Nato di Vilnius, questa volta ci sarà tempo e modo per approfondire dossier comuni.
A svelare i contenuti degli argomenti che verranno discussi nel bilaterale il portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre ha così sintetizzato: rapporti con la Cina, la guerra russa in Ucraina e gli sviluppi della situazione in Nord Africa. Parliamo di dossier ufficiali, sugli altri vi è il più assoluto riserbo.
Certo è che il principale interesse americano per quanto riguarda l’Italia è la questione della Belt & Road Initiative (Via della Seta cinese), il sontuoso piano infrastrutturale che Xi Jinping vuole attuare per collegare in maniera proficua oriente ed occidente. L’Italia ha firmato un memorandum d’intesa nel 2018 che si rinnova automaticamente ogni cinque anni, salvo richiesta unilaterale a voler interrompere l’accordo. L’Italia entro fine anno 2023 ha, quindi, la possibilità di abbandonare l’accordo che, probabilmente, l’avrebbe legata mani e piedi al dragone cinese. Sull’argomento Palazzo Chigi ha già fatto sapere che l’Italia troverà modi e tempi per uscire dal memorandum con Pechino prima che si rinnovi automaticamente il prossimo dicembre, senza però incrinare i rapporti con un partner commerciale di primo livello.
Sulla guerra in Ucraina c’è piena sintonia con l’Amministrazione Usa anche se gli americani pensano che, al netto dell’appoggio politico, nella sostanza l’aiuto italiano in termini di dotazioni militari sia stato davvero modesto, eccezione esclusa per la fornitura del sistema di difesa aerea italo-francese Samp-T.
L’Italia, invece, cercherà di portare sul tavolo la questione dei migranti, del controllo del Mediterraneo e dell’influenza russo-cinese in Africa, forte del forum che si sta svolgendo oggi a Roma tra mondo arabo, rappresentanti dei paesi africani, istituzioni Ue e FMI.
Sulla questione dei flussi migratori, rilevante è l’interesse americano per il destino della Tunisia di Saied, che a seguito del dissesto finanziario potrebbe davvero costituire il più grande hub per il transito di migranti africani verso l’Europa con effetti destabilizzanti imprebedibili.
Gli americani sono molto attenti anche sulla nuova posizione italiana per quanto riguarda l’Africa (Piano Mattei) e sull’aiuto che si può ricevere dalle conoscenze sul campo dell’intelligence nostrana. Non a caso all’ultimo vertice Nato di Vilnius hanno destato interesse le parole di Meloni sul Continente Nero: C’è un’opera di destabilizzazione che alcuni attori esterni possono giocare sia per interesse geopolitico sia per semplice interesse predatorio rispetto alle materie prime critiche. Cioè quello che sembra non essere chiarissimo a volte è che non è vero che l’Africa è un continente povero. L’Africa è soprattutto un continente sfruttato.
È un continente che detiene moltissime risorse, molte sono le più strategiche in questo tempo, anche per le varie transizioni che noi portiamo. Ha una percentuale non secondaria di terre coltivabili, arriverà tra 25 anni a circa 2 miliardi e mezzo di abitanti. È un tema che va affrontato con forza”.
Da questa impressione sarebbe nata una richiesta di aiuto al nostro Paese direttamente da Stoltenberg nel settore della formazione, sicurezza e intelligence, per favorire una presenza attiva dell’Alleanza in Africa.
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