Se venisse confermato che il caso di malaria della bambina morta a Brescia è autoctono e trasmesso dalla zanzara sarebbe il primo da oltre trent’anni. Lo conferma Giampiero Carosi, infettivologo dell’università di Brescia, secondo cui l’ipotesi più probabile è che una zanzara abbia punto qualcuno infetto, magari dopo un viaggio, e poi abbia trasmesso il plasmodio alla bimba. “Il caso è eccezionale – commenta Carosi -, l’ultima trasmissione autoctona tramite zanzara risale a 30 anni fa nel grossetano, da allora ci sono stati solo alcuni casi tramite scambio di siringhe o trasfusione. Quello che potrebbe essere successo è che qualcuno, di ritorno da un viaggio nelle zone colpite, abbia ‘portato’ il plasmodio e sia stato punto da una anofele ‘nostrana’ che a sua volta ha punto la bambina. Qui c’è una seconda eccezionalità, perche’ le zanzare che circolano da noi non sono molto adatte a trasmettere il microrganismo, anche se in teoria potrebbero”. Il caso a Grosseto risale al 1997, e a sua volta era il primo dopo 30 anni. La bambina è stata colpita dal plasmodio di tipo falciparum, che secondo l’esperto circola sia in Africa che in Asia. “Il 90% dei casi africani è di questo tipo, cosi’ come il 30-50% di quelli asiatici. Bisogna vedere se intorno alla bambina c’e’ qualcuno che ha viaggiato in un qualche paese malarico, sono indagini molto complesse, ogni anno milioni di persone viaggiano in quei paesi e ritornano in Italia.