Il presidente della Bce, Mario Draghi lancia un warning per il bitcoin, la criptovaluta che sta facendo parlare tutto il mondo a causa delle pazzesche oscillazioni e delle relative speculazioni.
Oggi sull’argomento interviene anche un esponente della Banca d’Italia, Salvatore Rossi, che li definisce “aggeggi speculativi”. E dall’Islanda arriva un allarme curioso: se l’uso di bitcoin aumentasse esponenzialmente, le case dei 340.000 abitanti dell’Isola potrebbero restare al buio.”Il valore del bitcoin, riferisce Draghi, oscilla velocemente e senza un criterio credibile. Non definirei il bitcoin una moneta per questo motivo, ma anche perché l’euro è supportato dalla Bce, il dollaro dalla Fed, le monete sono sostenute dalle banche centrali”. Oggi sulla piattaforma Bitstamp il bitcoin viaggia in area 8.650 dollari, ma la criptovaluta più famosa del mondo è spesso soggetta a incredibili scossoni. A metà dicembre il suo valore era volato fino a 20 mila dollari, raddoppiando in circa una settimana, per poi crollare in un solo giorno del 30%, mandando in fumo 121 miliardi di dollari di capitalizzazione globale. Attenzione, dice Draghi: “Non è responsabilità della Bce bloccarlo”. Bankitalia sostiene che gli scambi in bitcoin andrebbero controllati a livello internazionale, se non vietati. Per Rossi, direttore generale di via Nazionale, le criptovalute “assomigliano a degli ufo” e “purtroppo non esiste un’autorità mondiale in grado di bloccare il bitcoin e ad oggi ci vorrebbe un accordo tra tutti i paesi, nessuno escluso, altrimenti sarebbe inefficace”.In Islanda, intanto, i bitcoin portano preoccupazioni ben più gravi. Johann Snorri Sigurbergsson, portavoce dell’impresa energetica islandese HS Orka, afferma alla Bbc che l’utilizzo dell’energia per scambiare bitcoin in Islanda è destinato a superare i consumi delle case. Secondo il portavoce, l’Islanda sta affrontando un aumento “esponenziale” dell’uso di bitcoin che sta divorando risorse energetiche e, quest’anno, il consumo di elettricità nei data center di bitcoin probabilmente supererà quello di tutte le case islandesi. “Se tutti i progetti fossero realizzati, non avremmo abbastanza energia”, dice ancora Sigurbergsson, che stima che le operazioni in bitcoin utilizzeranno circa 840 gigawattora di elettricità per computer e sistemi di raffreddamento dei data center, mentre le case dell’isola utilizzano circa 700 gigawattora all’anno. Ma la moda della criptovaluta non sembra arrestarsi. Nel Regno Unito società specializzate in criptovalute creeranno un’associazione per autoregolarsi. CryptoUk conterà sette membri, tra cui le piattaforme di trading Coinbase ed eToro, e diversi gestori patrimoniali in moneta virtuale. “Siamo consapevoli dei casi di operatori disonesti. Questo è il motivo per cui CryptoUk è stata istituita, per promuovere le migliori pratiche e lavorare con governo e regolatori”, dichiara il presidente, Iqbal V Gandham, capo della piattaforma eToro.