(di Francesca Proietti Cosimi) I ruoli del bullismo sono ben definiti: da una parte c’è il bullo, colui che attua dei comportamenti violenti fisicamente e/o psicologicamente e, dall’altra parte, la vittima, colui che invece subisce tali atteggiamenti. La sofferenza psicologica e l’esclusione sociale sono sperimentate di sovente da bambini che, senza sceglierlo, si ritrovano a vestire il ruolo della vittima subendo ripetute umiliazioni da coloro che invece ricoprono il ruolo di bullo.
Il contesto nel quale avviene questo fenomeno è principalmente l’ambiente scolastico, nel quale difficilmente ci sono ragazzi maturi e in grado di relazionarsi in modo adeguato con gli altri e nel quale si creano facilmente degli scontri, delle rivalità e delle minacce. A scuola, un ambiente frequentato obbligatoriamente da tutti, è anche facile trovare la persona più debole, più fragile di carattere, la quale, se non in grado di difendersi, viene presa di mira e “bullizzata“.
Troppo spesso però in questi ultimi tempi si è estremizzato la parola, ora qualsiasi cosa tu dica è additato come forma di bullismo, forse perché lasciamo spiegare a persone poco esperte cosa significa realmente.
La lotta contro il bullismo o contro la violenza non può essere fatta da chi , lo ha letto in un copione ,o ascoltato un caso , in prima linea deve esserci chi lo ha provato sulla propria pelle, sono loro che devono scendere in piazza e lottare per chi non ha voce .
Il nostro Presidente Mattarella ha premiato Anna la bambina che danza contro il bullismo , allora prendiamo esempio da questo premio e diamo voce a chi ancora porta i segni dentro.