La crisi politica in Francia culmina con la caduta del governo del premier Michel Barnier, sfiduciato dall’Assemblea Nazionale a seguito di una mozione presentata dalla sinistra del Nouveau Front Populaire e appoggiata dall’estrema destra di Marine Le Pen. Il governo Barnier, in carica da meno di tre mesi dopo le elezioni legislative anticipate della scorsa estate, non è riuscito a sopravvivere in un panorama politico frammentato e segnato da tensioni crescenti.
Nel suo discorso finale prima del voto, Barnier ha dichiarato: “Per me resterà un onore aver servito con dignità la Francia e i cittadini francesi”. Tuttavia, il suo ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione francese, che permette di approvare leggi senza un voto parlamentare, ha esacerbato il malcontento politico. La decisione di applicare questa misura al progetto di legge sul finanziamento della sicurezza sociale ha portato al deposito di due mozioni di censura contro il governo.
La legge di bilancio per il 2025, presentata dal governo Barnier, prevedeva una riduzione del deficit pubblico attraverso tagli per 40 miliardi di euro e un aumento della pressione fiscale. Nonostante i tentativi del primo ministro di negoziare concessioni, specialmente con il Rassemblement National, i partiti si sono detti insoddisfatti, ritenendo la legge priva di visione e direzione. Marine Le Pen ha criticato la proposta come un simbolo di tecnocrazia e ha accusato il governo di non affrontare adeguatamente le sfide legate all’immigrazione e alla crescita economica.
Il vicepremier italiano Antonio Tajani, intervenuto nel programma Porta a Porta, ha espresso preoccupazione per le ripercussioni della crisi francese sull’economia europea. Tajani ha sottolineato che la stabilità politica ed economica della Francia e della Germania è fondamentale anche per l’Italia e che un deterioramento della situazione nei due Paesi potrebbe avere conseguenze gravi per l’intero continente.
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