Sarà la classica Juventus-Milan la finale di Coppa Italia, edizione 2017/2018 che si giocherà, come da tradizione, allo stadio Olimpico di Roma mercoledì 9 maggio. È proprio sul campo romano che ieri sera, il Milan è riuscito solo dopo oltre 120 minuti di parità a reti bianche ed al 14º rigore calciato, ad avere la meglio su una forte Lazio, ed a raggiungere in finale la Juventus, che qualche ora prima aveva avuto la meglio sull’Atalanta, grazie ad un calcio di rigore messo a segno da Pjanic bissando così, proprio come avvenuto tra biancocelesti e rossoneri, il risultato conseguito nella partita di andata.
Quattordicesima finale per il Diavolo dunque, la quinta contro i bianconeri. Un classico che si ripete a distanza di due anni, quando i rossoneri, allora allenati dal subentrato Brocchi, dovettero arrendersi, solo all’over-time allo strapotere bianconero concretizzato dall’attaccante juventino Morata.
Quest’anno il Milan si presenta a contendersi il prestigioso trofeo nazionale in uno stato di forma crescente. Come due anni fa, la guida tecnica del club rossonero è affidata ad un tecnico subentrato, uno di quegli allenatori che ha tolto la “divisa” della propria squadra solo sulla carta e per motivi esclusivamente anagrafici. In realtà Gennaro “Ringhio” Gattuso, tra lo scetticismo di molti, è riuscito a riprendersi il suo Milan, di cui evidentemente non svestirà mai una maglia che come pochi altri casi in Italia, sembra cucita sulla sua pelle. Subentrato alla guida tecnica dei rossoneri, al posto del deludente Montella, si era improvvisamente trovato tra le mani una sorta di “fuoriserie a corto di carburazione”, partita ad inizio campionato per stazionare tra le primissime posizioni della classifica, ma ritrovatasi ad un certo punto della stagione, molto lontana da ogni possibile ambizione. Ha dimostrato
intelligenza Gattuso, entrando in uno spogliatoio, sicuramente poco sereno, e lo ha fatto con l’umiltà e la forza di volontà che ha contraddistinto la sua grande carriera di calciatore. È entrato nel gruppo, diventando uno del gruppo, un trascinatore. Il suo palmares da allenatore si scontrava pesantemente con quanto di buono era riuscito a fare da calciatore. Esperienze tutt’altro che entusiasmanti prima alla guida del Palermo e poi del Pisa, dove nella passata stagione non era riuscito nel miracolo di mantenere la squadra toscana in serie B, non deponevano certo a suo favore. L’inizio, come era logico che fosse, non aveva fatto registrare risultati incoraggianti. Era perfino passato alla storia per aver concesso alla 15ª giornata, il primo punto della serie A al Benevento, dopo che i sanniti avevano battuto tutti i record della massima serie, avendo perso le prime 14 gare di fila.
Si è “messo sotto” come si suol dire in questi casi, Gennaro Gattuso, diventando giorno dopo giorno, uno del gruppo, al servizio del gruppo ed i risultati parlano chiaro. Il raggiungimento della finale di Coppa Italia, è solo l’ultimo momentaneo atto, di un percorso duro e caparbio intrapreso dal tecnico che è riuscito in un lavoro prima di tutto psicologico, a restituire fiducia e conseguentemente forza, ad una squadra che era destinata al baratro.
Si è preso il Milan alla sua maniera Gennaro Gattuso, diventandone, anche da bordo campo, l’anima indomita e guerriera. Lotta e soffre con i suoi uomini Ringhio, salta e si dimena di fronte alla sua panchina, incurante delle intemperie, come accaduto ieri a Roma, dove al pari del collega Inzaghi, con la neve tra i capelli, sembrava giocarla anche lui la partita. L’esultanza finale, al termine della estenuante lotteria dei rigori, a cui mette fine, ironia della sorte un laziale di sangue, ma in maglia rossonera come Romagnoli, è l’emblema della meritata rivincita di Gennaro Gattuso, che al termine del duro match, accompagna come un condottiero i suoi uomini a ringraziare i numerosi tifosi milanisti accorsi all’Olimpico per sostenere il Diavolo.
GB
foto: milanweb.it