(di Andrea Pinto) Ieri a Bruxelles forse si è scritta una pagina importante per l’Europa che, con la guerra alle porte di casa, con un colpo di reni, ha deciso di accettare lo status di candidatura a diventare membri dell’Unione a Ucraina, Moldavia e Macedonia. L’unica riserva è stata lasciata alla Macedonia che è stata invitata a varare prima proprie importanti riforme interne. I 27 hanno anche detto sì alla “prospettiva europea” per la Georgia.
Slovenia, Croazia e Austria hanno chiesto di concedere lo status di Paese candidato anche alla Bosnia-Erzegovina che però dovrà prima attuare con urgenza la riforma della Costituzione e delle procedure elettorali. Michel ha voluto precisare, al riguardo, che il Consiglio è pronto a considerare lo status solo e soltanto dopo che la Commissione avrà presentato un suo rapporto.
Ritornando ai tre Paesi che hanno superato il primo scoglio nel processo di adesione Comunitaria, il presidente del Consiglio Ue Michel ha parlato di momento storico, mentre per la presidente della Commissione von der Leyen si è trattato di un momento determinante e di grande soddisfazione, affermando che non ci può essere migliore segnale di speranza per il popolo ucraino.
Si è registrata la evodente soddisfazione di Volodymyr Zelensky e della presidente moldava Mala Sandu che da remoto hanno ribadito: “il nostro futuro è nell’Ue“.
In un tweet, Zelensky ha inoltre scritto: “Elogi sinceri per la decisione dei leader Ue di concedere all’Ucraina lo status di candidato Ue. È un momento unico e storico nelle relazioni tra Ucraina e Unione Europea. Sono riconoscente a Charles Michel e a Ursula von der Leyen per il sostegno. Il futuro dell’Ucraina è all’interno dell’Ue”
“L’adesione vera è propria è subordinata al fatto che i tre Paesi debbano fare i loro compiti prima di passare alla prossima fase”, ha voluto precisare la von der Leyen. “Sono certa, ha aggiunto, che i tre Paesi per il bene dei loro cittadini faranno il massimo per attuare le riforme, necessarie per il futuro ingresso”.
Il presidente francese Emmanuel Macron nella conferenza stampa a fine del Consiglio ha parlato di un messaggio politico alla Russia di unità e forza dell’Unione Europea.
L’ungherese Orban ha così commentato la giornata: “Diciamo sì all’adesione dell’Ucraina all’Ue, diciamo sì alla pace e diciamo no a ulteriori sanzioni”. L’Europa, secondo Orban soffre “dell’inflazione di guerra, della crisi economica di guerra. Ora non servono nuove sanzioni, ma la pace” perché questo è “l’unico antidoto all’inflazione di guerra”.
Difficile, invece, è la questione dei Balcani Occidentali dove esiste il veto nerboruto della Bulgaria all’adesione di Albania e Macedonia del Nord. Le ragioni storiche culturali addotte da Sofia potrebbero cadere fra giorni e consentire il processo di adesione ai due paesi Balcani oggi lasciati al “palo”.
Il Consiglio Ue è stato preceduto da un vertice informale fiume dove è emersa con forza la contrarietà dei rappresentanti di Albania, Macedonia del Nord, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Kosovo. Altri Paesi che ambiscono ad iniziare il processo di adesione all’Ue.
Il premier albanese, Edi Rama, il macedone Dimitar Kovacevski e il presidente serbo Aleksandar Vucic, durante una conferenza stampa, hanno espresso tutta la loro piena insoddisfazione ai lavori del Consiglio.
Rama: “oggi sono in lutto per l’Ue, mi dispiace molto per loro. Siamo sempre ospiti. Siamo una famiglia nella stessa casa ma in piani diversi”. L’ingresso avverrà magari il prossimo secolo”.
Kovacevski: “è un problema serio e un duro colpo per la credibilità dell’Ue. Stiamo perdendo tempo prezioso che non abbiamo”.
Certo è che la strada per i tre Paesi che hanno ottenuto lo “status” di candidati è tutta in salita e richiederà diversi anni. I leader dei 27 hanno, però, assicurato di velocizzare quanto più possibile il processo di adesione: vedremo!