“Un’operazione difficile, dolorosa: ho il cuore spezzato nel vedere quelle immagini”, così Joe Biden ieri ha affermato alla Nazione, durante il suo terzo intervento televisivo a reti unificate. Utilizzeremo l’aviazione civile per portare via più civili possibili, ha chiosato il presidente Usa. A fargli eco, Donald Trump che ha definito l’uscita degli Usa dall’Afghanistan una “vergogna per l’America”. Durante un comizio in Alabama il Tycoon ha tuonato: “Altro che Vietnam! Questa e’ un’enorme macchia per la reputazione e la storia americana. Siamo di fronte a un disastro senza precedenti, la piu’ grande umiliazione della nostra storia. E l’Europa e la Nato non credono piu’ in noi. Con me l’America era rispettata e nulla di tutto questo sarebbe successo, mentre ora la bandiera talebana sventola sull’ambasciata americana”. Trump ha poi aggiunto: “i talebani sono grandi negoziatori e combattenti tenaci”.
Molto interessante la conferma di Biden sulla possibilità di estendere oltre il 31 agosto la permanenza delle truppe Usa in Afghanistan pur permanendo i timori per la minaccia terrorista legata soprattutto alla presenza dell’Isis (la conferma direttamente dall’intelligence). Biden ha poi ringraziato i Paesi come l‘Italia, la Spagna e la Germania per il lavoro che stanno facendo insieme agli Stati Uniti e a tutto il G7.
L’emergenza però non e’ solo all’aeroporto di Kabul ma anche nelle basi Usa in Medio Oriente, ormai al collasso per l’arrivo di migliaia di rifugiati afghani e di cittadini americani e occidentali. Per smaltire, in tempi ragionevoli, tutta questa gente saranno interessate sei compagnie aeree statunitensi – dall’American Airlines a Delta passando per United – che metteranno a disposizione, per iniziare almeno 18 aerei di linea, per aiutare a trasportare in Europa e negli Stati Uniti le persone evacuate da Kabul a bordo dei cargo militari, e ammassate ora nelle basi in Qatar, Bahrein ed Emirati Arabi. Da qui gli aerei civili partiranno per altre basi in Germania, Italia, Spagna e altri Paesi europei, oltre che verso gli Stati Uniti. Allo stesso tempo gli aerei di linea faranno la spola dalle basi Usa nel Vecchio Continente verso quelle statunitensi.
Il Pentagono ha pertanto attivato il programma d’emergenza della Civil Reserve Air Fleet (Craf). Un piano nato 70 anni fa in piena Guerra Fredda, nel 1952, dopo il ponte aereo di Berlino del 1948, quello organizzato dalle potenze occidentali per aiutare i cittadini di Berlino Ovest rimasti isolati col blocco delle vie di comunicazione messo in atto dall’Unione Sovietica. Solo due volte, scrive l’Ansa, si e’ ricorsi a una decisione cosi’ estrema come quella presa in queste ore da Biden: in occasione della prima guerra del Golfo nel 1991 e della guerra in Iraq nel 2002.
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Non andare oltre il 31 agosto
Mentre proseguono, con non poche difficoltà, le evacuazioni all’aeroporto di Kabul i talebani minacciano Stati Uniti e alleati: «Se Usa e Gran Bretagna cercheranno di guadagnare tempo per continuare le evacuazioni dall’Afghanistan ci saranno delle conseguenze». Sono le parole di Suhail Shaheen, uno dei portavoce dei talebani e membro del team di negoziazione del gruppo in un’intervista a Skynews a Doha. Per i talebani, infatti, l’annuncio del presidente Biden del ritiro delle truppe entro il 31 agosto è tassativo. «Se estendono il limite significa che stanno estendendo l’occupazione e non ce n’è bisogno», ha ribadito il portavoce dei talebani sottolineando che se «l’intenzione è continuare ad occupare» l’Afghanistan «si romperà la fiducia e ci sarà una reazione».
Sul ritiro americano oltre il 31 agosto ha scritto sul suo profilo Linkedin il noto analista militare, Franco Iacch:
“Le operazioni di evacuazione dall’Afghanistan dovrebbero concludersi entro il prossimo 31 agosto. Sebbene le violenze in tutto il Paese siano crescenti, il perimetro di sicurezza allestito attorno all’aeroporto internazionale di Kabul resiste. Hamid Karzai è difeso da circa 5200 unità dell’esercito USA con supporto aereo ravvicinato garantito H24. I terroristi hanno anche creato una zona cuscinetto di due chilometri intorno all’aeroporto per impedire a ulteriori civili di ostruire l’aeroporto. Ciò significa che per la popolazione sarà sempre più complicato fuggire dal Paese. I talebani potrebbero attaccare il perimetro intorno all’aeroporto in qualsiasi momento, specialmente attraverso l’uso di razzi ed artiglieria, ma sarebbe controproducente. Finora le forze talebane a Kabul hanno scelto di non combattere contro le forze occidentali in partenza e probabilmente non lo faranno. La situazione potrebbe cambiare, scrive Iacch, se Biden decidesse di posticipare la partenza da Kabul. Un tale evento potrebbe innescare azioni di disturbo costringendo gli americani ad ampliare il perimetro (ma sarebbero necessarie più truppe) a protezione del ponte aereo. Ad oggi le attuali capacità di proiezione sul terreno delle forze USA sono strettamente limitate all’aeroporto di Kabul. Il nervosismo tra i talebani aumenterà a ridosso del 31 agosto. Chi ha tutto l’interesse ad attaccare l’aeroporto di Kabul è lo Stato islamico. L’infiltrazione di IED intelligenti tra la folla accalcata sul perimetro di sicurezza dell’aeroporto è una possibilità reale. Diverse unità di infiltrazione o droni seminerebbero il caos in uno scenario multiplo dove chiunque diventerebbe il nemico. Per quanto riguarda i talebani è plausibile ipotizzare che non interferiranno almeno per una finestra utile di sette/otto giorni. Se l’unico fine è salvare quante più vite possibile, la comunità internazionale dovrà evitare azioni forti che potrebbero ridurre tale finestra temporale utile. A ridosso della scadenza i terroristi potrebbero orchestrare un attentato, magari con qualche perdita tra le loro fila. Sarebbe il pretesto per “mettere in sicurezza” il perimetro disperdendo la folla e colpire ancora una volta l’opinione pubblica americana. Orchestrare un attentato, dando la colpa allo Stato islamico o ad Ahmad Massoud, sarebbe plausibile. L’attentato potrebbe anche essere sponsorizzato da qualche Paese amico dei terroristi. Lo Stato islamico farà di tutto per colpire l’aeroporto. Si colpirebbero due nemici giurati, talebani ed americani, a ridosso di due eventi significativi: la partenza delle truppe USA dall’Afghanistan e l’11 settembre. La situazione in Afghanistan è complessa, fluida e molto rischiosa. Le alternative sono un nuovo ciclo di combattimenti o soldati statunitensi che formano un muro con afghani abbandonati al loro destino. In ogni caso non andrà bene. La religione è un pretesto: i terroristi vogliono solo morte”, conclude Iacch.