Il presidente Maduro stava parlando alla nazione in diretta TV, in occasione della creazione della Guardia Nazionale, quando la trasmissione è stata improvvisamente interrotta a causa di un attentato con ordigni esplosivi lanciati da alcuni droni.
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Maduro sentito subito dopo l’attentato ha puntato il dito contro la Colombia dichiarando: “Oggi hanno cercato di uccidermi non ho dubbi che dietro l’attentato ci sia il nome di Juan Manuel Santos”.
Secondo il presidente l’attentato è stato organizzato da esponenti di estrema destra in collaborazione con “cospiratori” di Bogotà e Miami, oltre ad un numero non precisato di “finanzieri” Usa. Maduro ha poi continuato dicendo che alcuni dei responsabili dell’attentato sono già stati arrestati e rivolgendosi al presidente americano ha detto: “Spero che il presidente Donald Trump sia disposto a combattere i gruppi terroristici”.
Tarek Saab, procuratore generale, intervistato dalla TV Statale Vtv ha assicurato che le indagini vanno avanti e ha spiegato: “Non possiamo escludere che vi sia stata la partecipazione di alcuni elementi sovversivi e terroristi fuori dal Venezuela, questa ipotesi rientra tra quelle del pubblico ministero. Confermo e garantisco che si arriverà alla verità”.
Jorge Dominguez, ministro delle Comunicazioni venezuelane, in una dichiarazione rilasciata dopo qualche ora dall’attentato ha raccontato che esattamente alle 17:41 si sono udite alcune esplosioni vicino al palco presidenziale ed in alcune zone residenziali provocate da “artefatti volanti di tipo drone che contenevano cariche esplosive. “Posso dire ufficialmente – ha aggiunto – che si tratta di un attentato contro la figura del presidente Maduro che è rimasto completamente illeso ed è riunito per esaminare con i suoi collaboratori, i ministri e i vertici militari, l’accaduto”. Purtroppo, ha continuato il ministro, “le esplosioni hanno causato ferite a sette membri della Guardia nazionale bolivariana che sono stati ricoverati in ospedale”. Ominguez ha poi precisato che “sono stati abbattuti alcuni droni carichi di esplosivo”.
Alcune ore dopo, l’attacco è stato rivendicato da un misterioso movimento nazionale “’Soldati in T-shirt”.
Secondo quanto riportato in una dichiarazione fatta pervenire alla giornalista venezuelana Patricia Poleo, il Movimento, che si è autodefinito come un gruppo “di patrioti militari e civili, leali al popolo venezuelano che cerca di salvare la democrazia in una nazione sotto dittatura”, afferma che “È contro l’onore militare tenere al governo coloro che non solo hanno dimenticato la Costituzione ma che hanno trasformato le cariche pubbliche in un osceno modo per arricchirsi”.
Nel comunicato, letto da Patricia Poleo in un video sul suo canale YouTube, Maduro viene accusato di impoverire il Venezuela: “Se lo scopo di un governo è raggiungere la maggior felicità possibile, non possiamo tollerare che la popolazione soffra la fame, che i malati non abbiano medicine, che la moneta non abbia valore, e che il sistema dell’istruzione né istruisca né ma solo indottrini al comunismo”. La rivendicazione si conclude con un appello alla rivolta: “Popolo del Venezuela, per concludere con successo questa lotta di emancipazione dobbiamo scendere in piazza senza arretrare”.