“Benvenuti nell’oasi della saggezza”: così sono stati ricevuti i giornalisti della ‘Bbc’ nel centro rieducativo, denominato ‘Centro di cura e consulenza Mohammed Ben Nayef’. Dentro l’apparente villaggio turistico giardini molto curati, una piscina e una palestra, circolano ex detenuti talebani e militanti di Al-Qaeda che sulla base della legge anti-terrorismo possono ricevere cure per tornare alla vita normale.
“Evitiamo di chiamarli detenuti” ha detto il direttore Abu Maghayed, che poi ha spiegato: “Ci concentriamo nella correzione delle convinzioni errate, non possiamo combattere il terrorismo con la forza, le idee si combattono con le idee, anche se non è facile riportare la gente a smettere di odiare la società e le proprie famiglie”. Attraverso l’incontro con i familiari e l’invito a intraprendere la via del matrimonio, religiosi e psicologi del centro incoraggiano gli “ospiti” a reintegrarsi e ad abbandonare la vita da estremisti.
Anche l’arteterapia ha un ruolo di rilievo. Oltre a esser uno strumento catartico, è il metro di misura dell’evoluzione psicologica: all’inizio i dipinti sono brutali e con colori accesi, in seguito più pacati e tenui. “Ci sentiamo persone nuove grazie a questo posto. La preoccupazione è che la gente del Paese possa non accettarci” ha spiegato un ex detenuto della prigione di Guantanamo ospite dell’istituto. Dal 2004, quando l’ex vice primo ministro Mohammed Ben Nayef ha voluto l’apertura del Centro in seguito a un’ondata di attentati, più di 3.300 individui sono tornati alla vita normale, con “un tasso di riabilitazione pari all’86%” afferma il direttore del Centro.