Secondo un’elaborazione effettuata dall’Ufficio studi della CGIA, dal punto massimo di erogazione degli impieghi bancari (*) registrato in questi ultimi anni (agosto 2011) all’ultimo dato disponibile (agosto 2017), le aziende venete hanno visto crollare l’ammontare complessivo dei prestiti di 29,1 miliardi di euro. In termini percentuali la contrazione è stata del 29,1 per cento, contro una media nazionale del -26,2 cento.
La provincia veneta che ha subito la riduzione più importante è stata Treviso: negli ultimi 6 anni l’erogazione è scesa del 35,1 per cento (-7,1 miliardi di euro), quasi 9 punti percentuali in più del dato medio nazionale. Altrettanto preoccupante è la situazione verificatasi in provincia di Belluno, dove la diminuzione è stata del 33,1 per cento (-784 milioni di euro). A Rovigo, la “stretta” creditizia ha visto diminuire gli impieghi del 31,8 per cento (-1 miliardo), a Padova del 30,6 per cento (-5,7 miliardi), a Verona del 27,5 per cento (-5,7 miliardi), a Vicenza del 26,3 per cento (-5,3 miliardi) e, infine, a Venezia del 23,8 per cento (-3,3 miliardi).
E’ evidente, secondo la CGIA, che la diminuzione delle risorse finanziarie a sostegno delle imprese venete rischia di alimentare forme illegali di approvvigionamento del credito.
“Con le sole denunce effettuate alle forze dell’ordine – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – non è possibile dimensionare il fenomeno dell’usura. Le segnalazioni, infatti, continuano ad essere anche nel Veneto molto contenute. Tuttavia, l’attenzione non va abbassata; come ben sanno gli addetti ai lavori è molto difficile che le vittime trovino la forza di denunciare i propri strozzini. A seguito del forte calo dei prestiti bancari alle imprese registrato in questi anni, sono soprattutto le scadenze fiscali o la necessità di fronteggiare piccoli imprevisti di spesa a spingere molte attività tra le braccia degli usurai, almeno nella fase iniziale quando ci si affida a persone apparentemente disponibili e premurose a darti un aiuto concreto. Peccato che nel giro di poco tempo la situazione precipita e diventa molto difficile uscire da questa morsa con le proprie forze”.
In merito alle notizie che giungono dai lavori della Commissione di inchiesta parlamentare sulle banche, il Segretario della CGIA, Renato Mason, tiene a precisare:
“Da quanto è trapelato in queste ultime settimane, il quadro generale emerso dai lavori della Commissione è molto preoccupante, in particolar modo sull’operato di chi doveva eseguire i controlli, tanto da rendere necessario proprio quest’oggi un’audizione congiunta dei responsabili della vigilanza sia di Banca d’Italia sia della Consob. Noi torniamo a chiedere che Commissione di inchiesta pubblichi la lista di chi non ha restituito i prestiti ottenuti dalle banche andate in crisi, convinti che ogni impresa può andare bene o male, ma chi non ha rispettato gli impegni presi mettendo in difficoltà tantissimi risparmiatori non deve rimanere impunito. E non si venga a parlare di privacy; quando decine e decine di migliaia di cittadini hanno perso il patrimonio investito nelle azioni delle banche e spesso è chiamato con le proprie tasse a salvare questi istituti, non c’è privacy che tenga”.
In riferimento al delicatissimo tema della governance dei nostri istituti di credito vanno rispettate alcune regole:
“Innanzitutto – prosegue Mason – è necessario che chi viene indicato alla guida di un istituto di credito sia in grado di provare esperienza e competenza in questo settore, che sia stabilito in maniera molto chiara il numero di mandati e, infine, che gli amministratori non possono essere esposti con la propria banca. E alla luce di quanto è successo in particolar modo con le popolari venete, la responsabilità degli amministratori va accertata e perseguita con rigore, senza, però, dar luogo ad alcuna inquisizione o caccia alle streghe”.
In conclusione Mason dichiara:
“In questi ultimi anni è calato enormemente il credito concesso alle imprese. E’ vero che in parte ciò è stato dovuto anche alla diminuzione della domanda e all’aumento delle sofferenze generate dalla crisi, ma le ragioni principali vanno imputate all’applicazione di regole e parametri di giudizio di merito sul credito imposti alle banche che sono fuori dalla realtà e dal tempo”.
Ritornando ai risultati dell’analisi, la CGIA fa notare che anche nell’ultimo anno (agosto 2017 su agosto 2016) l’andamento dei prestiti bancari alle imprese ha fatto registrare un segno negativo. Se nel Veneto la contrazione è stata del 5,2 per cento, in Italia la “stretta” è stata del 4 per cento. A livello provinciale la riduzione più marcata è avvenuta a Venezia (-8 per cento), a Rovigo (-7,4 per cento) e a Belluno (-7,2 per cento).
(*) Si intendono gli impieghi vivi, ovvero prestiti al netto dei pronti contro termine e al netto delle sofferenze, ad imprese (società non finanziarie e famiglie produttrici) residenti nel territorio. Si tratta di prestiti in bonis.