Nel 2016, grazie all’attività di controllo e di verifica fiscale effettuata dalla Guardia di Finanza, tra evasori totali, paratotali, lavoratori completamente e parzialmente in nero, sono state denunciate oltre 27.500 posizioni irregolari. Questa azione di contrasto all’evasione fiscale e contributiva ha consentito di “sottrarre” ai trasgressori 55,7 miliardi di euro di imponibile; un importo più contenuto rispetto a quello registrato nel 2015 (61,1 miliardi), ma comunque in linea con i dati conseguiti dal 2012 in poi.“L’ottimo risultato raggiunto anche nel 2016 – esordisce il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – è riconducibile alla politica adottata in questi ultimi anni dalla nostra Amministrazione finanziaria che ha intensificato l’azione di contrasto soprattutto nei confronti dei grandi evasori. Finalmente si è capito che il recupero di quote importanti di evasione lo si ottiene attraverso il controllo delle operazioni estero su estero, oppure tramite una minuziosa azione di monitoraggio sulle grandi aziende sempre più inclini a praticare forme molto sofisticate di elusione fiscale”. Va altresì ricordato che negli ultimi 16 anni l’attività degli uomini delle Fiamme gialle contro l’evasione fiscale ha consentito di “portare a galla” oltre 562 miliardi di euro di imponibile evaso e di “scovare” quasi 537.000 evasori. “Se eseguiamo una media trilussiana – segnala il segretario delle CGIA Renato Mason – possiamo affermare che dal 2001 la Guardia di Finanza ha sottratto ogni giorno agli evasori 96,2 milioni di euro di imponibile. Un risultato che la dice lunga sulla bontà del lavoro eseguito in tutti questi ultimi 16 anni”. Dall’Ufficio studi della CGIA ricordano che non va comunque dimenticato che una cosa è l’imponibile accertato e un’altra cosa è la riscossione effettiva, ovvero quanto viene effettivamente incassato dal fisco dopo i vari livelli di giudizio. “Secondo i dati più recenti messi a disposizione dalla Corte dei Conti nella Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2016 – conclude Zabeo – negli ultimi anni l’incidenza della riscossione sull’accertato di competenza è in costante aumento: nel 2016 ha raggiunto il picco massimo del 20,5 per cento. Una quota che in termini assoluti corrisponde ad un incasso di competenza di circa 13,2 miliardi di euro. Importo, quest’ultimo, che non include gli effetti della voluntary disclosure che l’anno scorso ha garantito 4,3 miliardi di gettito”. Non dobbiamo inoltre dimenticare che il “nero” presente in Italia ha dimensioni economiche molto preoccupanti. Le ultime stime elaborate dall’Istat ci dicono che l’economia sommersa si aggira attorno ai 194,4 miliardi di euro all’anno, pari al 12 per cento del Pil italiano.
Di questi 194,4 miliardi di euro di valore aggiunto generato dall’economia sommersa, il 50,9 per cento è ascrivibile a forme di sotto-dichiarazione dei redditi praticate dagli operatori economici (pari a 99 miliardi), il 39,7 per cento al lavoro irregolare (che corrisponde a 77,2 miliardi di euro), e il restante 9,4 per cento (18,2 miliardi di euro) ad altre componenti residuali di evasione, come ad esempio gli affitti in nero.
Si ricorda, infine, che le unità di lavoro irregolari presenti in Italia sono oltre 3,6 milioni. Il 70 per cento circa è costituito da persone occupate in prevalenza come dipendenti (pari a quasi 2,6 milioni). Incidenze molto elevate di irregolarità occupazionale si registrano nei servizi alla persone (47,4 per cento), nell’agricoltura (17,5 per cento), nel commercio/ristorazione (16,5 per cento) e nelle costruzioni (15,9 per cento).