Un gruppo di dissidenti nordcoreano sarebbe implicato nell’incursione presso l’ambasciata della Corea del Nord a Madrid il 22 febbraio scorso. Lo hanno riportato alcuni rapporti di agenzie di spionaggio occidentali, tra cui la Central Intelligence Agency.
Il gruppo sarebbe il “Cheollima Civil Defence”, noto anche come Joseon libero. Il gruppo è ritenuto la prima organizzazione di resistenza nordcoreana al governo del leader Kim Jong-un.
L’attacco è avvenuto alle 15.00 ad Aravaca dove si trova l’ambasciata della Corea del Nord. Dieci assalitori sono entrati dal cancello principale armati con pistole giocattolo. Hanno legato e imbavagliato lo staff dell’ambasciata tranne uno che è riuscito a scappare da una finestra del secondo piano e raggiungere un edificio adiacente che ospita una casa di cura. Lo staff della casa di cura ha chiamato la polizia che però non è potuta intervenire poichè all’interno dell’Ambasciata non vige la giurisdizione spagnola.
Pochi minuti dopo l’arrivo della polizia due auto dell’ambasciata sono uscite a gran velocità con i dieci assalitori.
La polizia spagnola è entrata, quindi, in ambasciata e ha trovato otto diplomatici legati, con buste di plastica sopra le loro teste. Molti erano stati duramente picchiati e almeno due sono poi stati ricoverati in ospedale. Le vittime hanno detto alla polizia che gli assalitori erano tutti coreani, parlavano correntemente il coreano e che li hanno tenuti in ostaggio per quasi quattro ore. Ma si sono rifiutati di presentare denunce ufficiali della polizia. Le due auto diplomatiche sono state trovate abbandonate in una strada vicina. Il gruppo di assalitori non ha rubato soldi e oggetti preziosi ma un numero imprecisato di dischi rigidi e telefoni cellulari appartenenti al personale dell’ambasciata. Hanno anche rubato una quantità sconosciuta di documenti classificati diplomatici.
Nei giorni successivi El País di Madrid e El Periodico, con sede a Barcellona, hanno citato fonti di polizia che hanno affermato che almeno due degli assalitori erano stati identificati e ritenuti collegati alla CIA. I rapporti hanno anche citato le indicazioni fornite dai dipendenti dell’ambasciata: gli aggressori li hanno interrogati a lungo su Soh Yun-sok, ex ambasciatore della Corea del Nord a Madrid. Soh è diventato il principale negoziatore nucleare di Pyongyang dopo essere stato espulso dal governo spagnolo nel 2017 per protestare contro i test missilistici nucleari della Corea del Nord.
Ma questa spiegazione sembra altamente non plausibile. In effetti, la CIA è solita fare intrusioni nelle ambasciate, ma vengono fatte di notte con l’obiettivo di evitare conflitti con il personale dell’ambasciata.
È altamente improbabile che la CIA abbia a disposizione dieci agenti operativi di lingua coreana. Anche se fosse così, metterli in pericolo in pieno giorno all’interno di un edificio tecnicamente nordcoreano, dove potrebbero essere uccisi, o catturati e mandati alla gogna mediatica è altamente improbabile.
Sarebbe ugualmente improbabile che la CIA effettui un raid autorizzato di questo pochi giorni prima del summit di alto livello tra Kim Jong-un e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump in Vietnam.
Un’altra possibilità è che l’attacco possa essere stato comandato dal governo sudcoreano.
Tuttavia il presidente sudcoreano Moon Jae-in non avrebbe mai autorizzato un raid che avrebbe potuto far fallire i negoziati di denuclearizzazione tra Washington e Pyongyang.
Molto probabilmente l’azione del gruppo è frutto di una lotta interna tra le bande criminali che germogliano presso le ambasciate nordcoreane all’estero.
La maggior parte delle ambasciate della Corea del Nord in tutto il mondo è nota per essere il centro di attività illecite che vengono effettuate da impiegati dell’ambasciata stessa che sfruttano la loro immunità diplomatica per contrabbandare narcotici, armi, valuta contraffatta e altro contrabbando, in cambio di valuta straniera.
Tale attività illecita è condivisa con il governo nordcoreano. Piccole fette di denaro “illecito” è utilizzato dagli stessi diplomatici per pagarsi i salari, perchè in genere non vengono pagati dal governo nordcoreano.
Il Washington Post lo scorso venerdì ha, tuttavia, affermato che dietro l’attacco c’è un gruppo dissidente nordcoreano, noto come “Cheollima Civil Defence.
Il gruppo ha fatto la sua prima apparizione pubblica nel marzo del 2017, quando ha fornito protezione a Kim Han Sol, figlio del fratellastro assassinato del leader Kim, Kim Jong Nam. Il defunto Kim, che ha criticato la politica del suo fratellastro, ha vissuto in esilio a Macao fino a quando è stato assassinato da Pyongyang nel febbraio 2017 mentre viaggiava in Malesia.
Dopo l’assassinio di Kim, molti credevano che i suoi due figli e sua moglie sarebbero stati i prossimi. La Cheollima Civil Defence, i cui membri sostengono in linea di principio chiunque sfidi il regime di Pyongyang, ha aiutato la famiglia di Kim a trasferirsi in Occidente, presumibilmente con l’assistenza di Cina, Stati Uniti e Olanda.
Da quel momento, il gruppo ha lanciato un invito all’azione online, in cui sollecita i nordcoreani di tutto il mondo a sfidare il regime. Il gruppo segreto dice anche di aver formato un governo provvisorio pronto a sostituire l’attuale amministrazione in Corea del Nord “quando cadrà”.
Il Washington Post afferma che Cheollima Civil Defence è il primo movimento noto di resistenza attiva della Corea del Nord. Il giornale aggiunge che il gruppo non ha ufficialmente rivendicato la responsabilità del raid dell’ambasciata a Madrid, ma che ha avuto informazioni da “persone che hanno dimostrato familiarità con l’incidente”. Le fonti del Post osservano anche che il raid non è stato effettuato “in coordinamento con nessun governo”, e che il gruppo avrebbe “diramato un importante annuncio”. Ci sono anche voci secondo le quali una registrazione video del raid, presa dagli assalitori stessi, sarà presto resa pubblica dal gruppo.