Secondo una stima elaborata dal Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale almeno un milione di “uiguri”, una minoranza mussulmana, è attualmente detenuta in campi di indottrinamento politico.
Per il Comitato, che ha dichiarato di aver ricevuto diverse segnalazioni di tortura, “le detenzioni sono extra-legali, senza alcuna rappresentanza legale consentita durante tutto il processo di arresto e detenzione”.
Alle accuse mosse dal Comitato delle Nazioni Unite ha risposto un rappresentante del governo cinese definendo le accuse di imprigionamento di massa “completamente false”.
Hu Lianhe, portavoce del Dipartimento per il lavoro della Cina, al gruppo delle Nazioni Unite ha riferito che “i cittadini dello Xinjiang, compresi gli uiguri, godono di eguali libertà e diritti” e ha sottolineato che “non esiste alcuna detenzione arbitraria o mancanza di libertà di religione e credo” e che non esistono “centri di rieducazione”, precisando che criminali arrestati per “reati minori” sono stati assegnati a “centri di formazione professionale al fine di assisterli nella loro riabilitazione”.
Le accuse, però, sono state confermate dalla China Human Rights Defenders, una ONG con sede a Hong Kong, secondo la quale le “prove di detenzione arbitraria, torture e maltrattamenti sono schiaccianti”.
Gay McDougall, vicepresidente della commissione delle Nazioni Unite, ha dichiarato che “dobbiamo avere più di una negazione delle accuse” e ha chiesto ulteriori prove dalla Cina per contrastare le affermazioni dei gruppi per i diritti umani.