Cina alla conquista dell’Africa con vendita di armi e autostrade

di Emanuela Ricci

La Cina con sue importanti aziende globali statali sta colonizzando il Continente nero costruendo strade, autostrade, scuole, università e palazzi governativi in cambio di contratti trentennali per l’estrazione di minerali preziosi, materie critiche e terre rare. Parallelamente si registra un aumento progressivo e preoccupante di forniture di armi e armamenti a governi regolari ma anche a quelli che hanno subito un golpe negli ultimi due anni. Non solo Cina ma anche la Russia da anni ha attuato una importante penetrazione specialmente nella regione del Sahel e Nord Africa, tramite la milizia privata Wagner, ora in corso di sostituzione dalla nuova entità assorbita dall’esercito regolare di Mosca nella compagine, meglio conosciuta come Africa Corp.

Alla conquista dell’Africa. Secondo il SIPRI (Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma) la Cina ha fornito navi da guerra a Gibuti e Mauritania, e droni a Nigeria e Congo. Tra il 2019 e il 2023, almeno 21 paesi dell’Africa subsahariana hanno ricevuto grandi quantità di armi cinesi. La società americacana Janes, specializzata in questioni di difesa, stima che circa sette eserciti africani su dieci utilizzano veicoli corazzati prodotti in Cina. Le ditte di armi cinesi sono aggressive e si stanno diffondendo in tutto il continente, con tanto di brochure e omaggi, alla ricerca di nuovi clienti. Stanno firmando accordi con una lista sempre più diversificata di clienti, dai vecchi amici ai nuovi potenziali alleati, desiderosi di equipaggiarsi con sistemi militari cinesi.

Queste vendite non sono solo una fonte di reddito per l’industria di Pechino, ma contribuiscono anche all’espansione dell’influenza della Cina in Africa. La regione sta diventando un campo di battaglia per la rivalità geopolitica tra America, Cina, Russia e altri paesi come la Turchia. Alcuni funzionari occidentali temono che la Cina intenda stabilire una base navale sulla costa atlantica dell’Africa.

La Cina offre armi a prezzi ridotti, insieme a condizioni di finanziamento flessibili, cooperazione militare e formazione per gli ufficiali (presso le proprie accademie in Cina per formarli alla mentalità centralista del Partito Comunista). L’offerta è attraente per tutti coloro che vogliono eserciti moderni. Inoltre, la Cina utilizza le armi come incentivo per altri accordi o per migliorare le relazioni diplomatiche e commerciali. Recentemente, ad esempio, ha donato equipaggiamenti militari per un valore di 28 milioni di dollari allo Zimbabwe. “I cinesi sono in una posizione in cui possono dire che ti forniranno un esercito completamente nuovo e ti costruiranno anche una ferrovia,” dice all’Economist Siemon Wezeman del SIPRI.

Questa strategia ha reso la Cina il più grande fornitore di armi all’Africa subsahariana, superando la Russia, le cui esportazioni di armi nella regione tra il 2019 e il 2023 sono diminuite del 44% rispetto ai quattro anni precedenti. Le vendite russe probabilmente diminuiranno ulteriormente a causa delle sanzioni occidentali. Anche la Francia, che dominava il mercato delle armi nell’Africa occidentale francofona, deve ora competere con Cina, Emirati Arabi Uniti e Turchia. Un esempio su tutti: Senegal, Costa d’Avorio e Benin hanno recentemente mostrato, in alcune parate, veicoli corazzati cinesi.

Uno dei motivi del successo cinese è che Cina, così come gli Emirati Arabi Uniti hanno meno scrupoli: non fanno differenza per cosa i loro clienti intendono utilizzare le armi o se rispettano i diritti umani. Il generale Christopher Musa, capo dello staff della difesa nigeriana, ha lamentato che i fornitori occidentali spesso non sono disposti a vendere alla Nigeria l’equipaggiamento necessario per combattere Boko Haram, un gruppo jihadista noto per rapire studentesse. Così la Nigeria si è rivolta alla Cina, che ha consegnato quasi 300 veicoli corazzati dal 2020, inclusi carri armati VT-4, droni e caccia.

Il generale Michael Langley, che guida il Comando Africa degli Stati Uniti, ha avvertito il Congresso che i ritardi nell’approvazione delle vendite di armi americane stanno spingendo i governi dell’Africa occidentale a rivolgersi alla Cina. Xi Jinping, di fatto, ha promesso più esercitazioni congiunte e maggiore coinvolgimento nei problemi di sicurezza. Ufficiali di 50 paesi africani frequentano corsi di formazione militare offerti dalla Cina. Tra i laureati ci sono otto ministri della difesa e dieci capi della difesa. Il generale Musa della Nigeria, ad esempio, ha studiato sia all’American Army War College che all’Università Nazionale di Difesa cinese. Il Ruanda ha adottato procedure di addestramento cinesi e alcuni soldati rispondono ai propri istruttori in mandarino.

Le vendite di droni della Cina al Congo aumentato, però,anche le tensioni con il Ruanda, che è stato accusato di aver lanciato un missile cinese contro un drone di sorveglianza dell’ONU.

In questo scenario l’Europa rimane a guardare anche se direttamente e geograficamente interessata alle questioni africane poichè subisce il fenomenti incontrollato dei flussi migratori. Altro aspetto è la questione delle materie critiche e terre rare dove l’Africa appare un Eldorado ancora tutto da esplorare. Anche in questo settore Russia, Cina e Turchia la fanno ormai da padroni mentre l’Europa sta ancora dibattendo come muoversi in Africa.

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