Nel rapporto che accompagna i risultati del 2017, redatto dall’Istituto di Pechino, viene messo in evidenza che “L’economia nazionale ha mantenuto lo slancio e uno sviluppo solido e stabile”.
Nel 2017 gli investimenti nel settore immobiliare sono cresciuti del 7%, in lieve calo di un decimale rispetto al dato del 2016, mentre gli investimenti fissi sono cresciuti del 7,2% nel 2017, con un calo dello 0,3% rispetto al dato dei primi nove mesi dello scorso anno e di quasi un punto percentuale (-0,9%) rispetto al dato del 2016.
Alcuni dubbi sui risultati proposti dall’ufficio di Statistica vengono mossi però da alcuni analisti che li reputano non attendibili a seguito degli scandali dei dati gonfiati provenienti da varie province, in particolare quelle del nord-est, che da anni crescono a un ritmo inferiore a quello nazionale.
Una recente analisi compiuta dal Financial Times prende in considerazione gli anni dal 2012 al 2016, durante i quali emerge che molte le aree settentrionali del Paese hanno gonfiato i dati, nel caso della Mongolia Interna, addirittura del 40%. Una vicenda simile è quella della provincia del Liaoning, che ha ammesso di avere falsificato i dati per anni, senza avere emesso un revisione degli stessi. Alla lista si aggiungerebbero anche la città portuale di Tianjin, alle porte di Pechino, e la provincia dello Shanxi, fortemente dipendente dal carbone, che assieme all’acciaio è stato al centro dell’intervento del governo per contenere la sovrapproduzione industriale.
Probabilmente proprio per cercare di risollevare l’economia delle aree più difficili della Cina,id, il gigante del retail on line cinese, ha annunciato oggi investimenti per oltre tre miliardi di dollari (venti miliardi di yuan) nella “rust belt” cinese (ovvero le province del nord-est di Liaoning, Jilin e Heilongjiang) per l’ammodernamento industriale e la creazione di migliaia di posti di lavoro che potrebbero fare ripartire l’economia a livello locale.
Nonostante l’inversione di tendenza del 2017, per l’anno da poco iniziato, le previsioni danno ancora un rallentamento per l’economia cinese, e la crescita, secondo le prime stime, dovrebbe attestarsi attorno al 6,4%.
Secondo le prime anticipazioni, nonostante il risultato sia al di sopra delle attese, per il 2018 l’obiettivo di crescita dovrebbe rimanere inalterato, attorno al 6,5%. Priorità del governo: contenere i rischi di sistema (su cui insiste da tempo il presidente cinese, Xi Jinping) a cominciare dall’alto livello del debito, attorno al 260% del prodotto interno lordo, e che potrebbe arrivare al 327% nel 2022, secondo proiezioni Bloomberg. Il Fondo monetario internazionale, a dicembre scorso, aveva invece lanciato un avvertimento all’indirizzo della Cina, la cui economia potrebbe essere soggetta a “gravi rischi” di sistema.