E’ quanto comunica il Ministero della Difesa cinese rilevando che “il primo caccia di quarta generazione cinese continuerà i test di volo così come previsto”.
Nella terminologia cinese la quarta generazione corrisponde a quella che nel resto del mondo è considerata come quinta. Allo stesso modo le piattaforme occidentali e russe appartenenti alla quarta generazione, in Cina sono classificate come della terza e cosi via.
Il progetto Chengdu J-20 è definito dal Pentagono come la prima piattaforma a lungo raggio della Cina, in grado di penetrare ambienti pesantemente difesi. Pechino ha sempre affermato che una piattaforma di quinta generazione, con prestazioni simili all’F-22 ma con i costi operativi dell’F-35, sarebbe entrata in servizio con Capacità Operativa Iniziale entro il 2018. Il J-20 è ufficialmente entrato in Low Rate Initial Production (LRIP) nel giugno dello scorso anno, con debutto internazionale avvenuto a novembre, a margine del Zhuhai International Air Show. Per il Chengdu J-20 si prevedono almeno sei varianti: intercettore a lungo raggio, dogfight e scorta, attacco al suolo, ricognizione a lungo raggio, attacco elettronico e piattaforma di lancio per missili anti-satellite.
La variante intercettore sarà la prima a raggiungere la Capacità operativa iniziale con l’aeronautica cinese.
Le specifiche del primo caccia stealth della Cina
Il caccia di quinta (quarta) generazione della Cina, decollato per la prima volta nel gennaio del 2011, è una piattaforma che trae chiaramente ispirazione da russi, americani ed europei. Evidenti le similitudini nel design al dimostratore tecnologico MiG 1.44 che, a sua volta, ricorda l’EFA-2000. Il Chengdu J-20 trae ispirazione anche dal Northrop YF-23, unico prototipo proposto insieme all’YF-22 per il progetto Advanced Tactical Fighter. E’ attualmente equipaggiato con due turboreattori di fabbricazione russa. L’Aero Engine Corp of China conferma i progressi sul nuovo motore Xian WS-15 di concezione e produzione nazionale. I cinesi puntano a sfruttare la tecnologia dei turbofan russi NPO Saturn AL-41F1 che equipaggiano i Su-35E (Pechino ne ha acquistati 24) per sviluppare un nuovo sistema propulsivo. Le prime versione del Chengdu J-20 erano equipaggiate con i Saturn AL-31F del Sukhoi Su-27. Una prassi consolidata quella delle piattaforme russe Flanker transitate nella classe cinese Shenyang.
Nonostante gli sforzi, la Cina non ha ancora sviluppato motori a reazione in grado di raggiungere le prestazioni dei Pratt & Whitney F119 e F135, che equipaggiano rispettivamente l’F-22 Raptor e l’F-35 Lightning della Lockheed Martin.
Il J-20 non sarà in grado di raggiungere il suo pieno potenziale fino a quando la Cina non svilupperà dei motori con un rapporto spinta-peso di dieci a uno. La concezione cinese di disporre di due caccia stealth per differenti tipologie di missioni è la medesima degli Stati Uniti: F-22/J-20 per la supremazia (dominio) aereo ed F-35/J-31 per il bombardamento, Close Air Support e supporto tattico. Lo scorso ottobre la Cina aveva completato quattro J-20 con numero di serie 2001, 2002, 2011 e 2017. I primi due, 2001 e 2002, sono stati utilizzati come dimostratori tecnologici mentre il 2011 ed il 2017 sono in configurazione di pre-produzione con una nuova livrea aria-aria. La configurazione del velivolo non ha subito modifiche. Soltanto indiscrezioni sia sul radar a scansione elettronica (Active Electronically Scanned Array, AESA) tipo 1475/ KLJ-5 che potrebbe derivare dall’Irbis-E che equipaggia il Su-35 russo che sulle prestazioni del sistema di targeting EOTS, Electro Optical Targeting System. Il J-20 dovrebbe trasportare internamente fino ad un massimo di quattro missili BVRAAM, beyond-visual-range air-to-air missiles e due a corto raggio PL-10. Dovrebbe raggiungere una velocità massima di 2,100KMH secondo una stima effettuata con due Saturn AL-31. Il primo impiego operativo per il J-20 sarà nel Mar Cinese Meridionale.
Il processo di introduzione della piattaforma Chengdu J-20 nella PLAAF avverrà gradualmente. Così come avvenuto (fase ancora in corso) negli Stati Uniti, ci vorrà del tempo per comprendere le implicazioni dottrinali determinate dall’adozione di un sistema d’arma di quinta generazione. Le competenze del settore aerospaziale cinese per i materiali radar assorbenti (RAM), ad esempio, così come la capacità di ridurre la segnatura radar ed infrarossa delle piattaforme, rimane sconosciuta.
Il problema della violazione dei diritti d’autore
Nell’ambito della cooperazione tecnico-militare tra Russia e Cina, nel 2008 era stato siglato un accordo sulla protezione della proprietà intellettuale. Il problema della violazione dei diritti d’autore sulle armi russe preoccupa da sempre Mosca. Tra il 1991 ed il 1995, i cinesi hanno acquistato 48 Su-27, costruendone altri 200 su licenza con il nome di Shenyang J-11B. Pechino ha acquistato anche 100 Su-30MKK e MK2 con avionica aggiornata e capacità multiruolo, privi però della spinta vettoriale e delle alette canard poi divenuti Shenyang J-16. Pechino ha acquistato 48 caccia multiruolo Su-33 divenuti Shenyang J-15. La Cina avrebbe poi realizzato la propria versione del sistema di difesa aerea S-300, del lanciarazzi d’artiglieria BM-30 e dell’obice semovente 152 mm 2S19 Msta.
Il mistero del Su-34 Fullback cinese
Il 29 ottobre del 2015, sul sito cinese Weibo (controllato dal 2009 dalle autorità governative) viene pubblicata la foto di un caccia basato sulla cellula del Sukhoi Su-27, simile al Su-34 Fullback, piattaforma progettata per il ruolo d’attacco ed il bombardamento a medio raggio. Mosca, almeno ufficialmente, non ha rilasciato alcuna licenza ai cinesi per la produzione in patria del proprio cacciabombardiere di ultima generazione. La foto mostrerebbe una piattaforma simile al Sukhoi Su-34 in volo privo delle alette canard (e questo è plausibile in virtù delle altre piattaforme possedute). Il cacciabombardiere cinese, però, sembrerebbe più imponente della controparte russa. Il punto è capire cosa sia stato pubblicato. Il velivolo deriva chiaramente dalla famiglia Su-27: la cellula garantisce una ottima manovrabilità ed autonomia, ecco perché è stata utilizzata per sviluppare il Fullback. Potrebbe essere plausibile ipotizzare una nuova piattaforma, liberamente ispirata alle informazioni disponibili sul Su-34. Da non scartare anche la pista dello spionaggio industriale. Del caccia immortalato due anni fa si sa ben poco, nulla dell’avionica. Probabilmente qualche forma di radar a scansione elettronica e sistemi di tergeting elettro-ottici. L’apparato propulsivo sembrerebbe essere il medesimo dei Flanker cinesi.
Il mistero dell’YF-23 Black Widow cinese
Il sette luglio dello scorso anno sul sito di appassionati cinesi, lo stesso utilizzato dal governo di Pechino per presentare in modo non ufficiale i vari sistemi d’arma (nel giugno del 2012 fu il primo a pubblicare la prima foto della cellula del J-31) venne diramata una strana immagine di un presunto prototipo. Potrebbe anche non esistere, tuttavia la foto destava perplessità. Si notava chiaramente la pianta a forma trapezoidale, soluzione affascinante quanto tecnicamente complicata, che consente il controllo sull’asse di rollio grazie alle superfici sul bordo di uscita. Mancavano i piani di coda per il controllo di imbardata e beccheggio. Chiaramente visibili gli scarichi posti sulla parte superiore della fusoliera. Quelle linee non convenzionali erano già state viste in passato in un prototipo che prese parte all’Advanced Tactical Fighter dell’Air Force: l’YF-23 Black Widow II. L’ YF-23 era un prototipo eccezionale. Sebbene meno maneggevole dell’YF-22 (che sarebbe poi diventato l’F-22 Raptor), superava il caccia della Lockeed Martin per velocità, altitudine e furtività. Contrariamente alla nuova dottrina dell’Air Force che considera il combattimento manovrato come obsoleto, nella scelta dell’F-22 si favorì la superiore capacità in dogfight della piattaforma rispetto a quella del Black Widow II. Negli ultimi anni, ai danni della Lockeed Martin e della Northrop sono stati compiuti degli attacchi informatici mirati.
Fonte: ilgiornale.it