(di Roberta Preziosa) I rapporti tra i due paesi che sembravano procedere in modo quieto, almeno dopo la visita dello scorso aprile del presidente cinese a Washington e le più recenti visite ufficiali, potrebbero cambiare e ritornare alla fase precedente della guerra alle importazioni.
Il problema è sempre la Corea del Nord e dallo scorso aprile, nulla è cambiato secondo le valutazioni USA.
Gli USA si aspettavano dalla Cina una cooperazione più significativa per la soluzione del problema nucleare nord coreano: così non è stato.
Già a luglio scorso, il Presidente americano era molto deluso per il comportamento cinese sulla questione coreana.
Vi sono sul tavolo politico due aspetti legati alla tecnologia: il primo legato alle risultanze del XIX congresso cinese che ha indicato che nel 2025 tutto deve essere fatto in Cina (è l’equivalente del piano occidentale della Industria 4.0), il secondo legato alla cooperazione e all’acquisizione di tecnologia da parte della Cina nei paesi occidentali.
La Cina importa circa 230 miliardi $ di componenti elettronici dagli USA (semiconduttori e molto altro) e per il 2025 vorrebbe azzerare queste importazioni.
Per questi fini, sta acquisendo tecnologia e aziende nei paesi occidentali per poter rispettare la data del 2025 che, in termini industriali, vuol dire domani.
La Cina consente l’accesso al mercato cinese, ovvero consente investimenti in Cina solo in presenza di trasferimento di tecnologia.
I paesi a rischio sono in generale USA ed Europa, ma in particolare Corea del Sud e Germania che presentano un alto rischio.
Il presidente USA, in considerazione di assenza di risultati diplomatici ottenuti sul caso della Corea del Nord, non avendo ritenuto sufficiente, in base alla richiesta fatta, lo sforzo profuso dalla Cina per indurre Pyongyang a bloccare la corsa verso il nucleare, potrebbe iniziare l’attivazione di un’investigazione secondo la normativa contenuta nella Sezione 301 del “Trade Act “ del 1974.
Lo scopo dell’investigazione è la ricerca di elementi contrattuali di violazione della normativa vigente USA, sia per gli investimenti fatti, sia per il trasferimento di tecnologia e della proprietà intellettuale.
L’inchiesta rappresenterebbe un grosso macigno legale che, di fatto, rallenterebbe il commercio con Pechino.
Non si può escludere che l’argomento della violazione, qualora rilevata, possa finire, per competenza, presso il World Trade Organization (WTO); la vicenda, comunque, presuppone tempi lunghi di trattazione legale.
In presenza di violazioni alla normativa sul commercio con gli Stati Uniti, il Presidente Usa potrebbe emettere un “Executive Order” che bloccherebbe molte delle attività di commercio con la Cina.
Pechino, in questo momento, ha la necessità di importare su licenza dagli USA molti elementi con alto contenuto tecnologico, per continuare la produzione in atto in tutti i settori informatici.
In caso di disputa con gli USA, l’industria cinese potrebbe subire un grosso rallentamento con riflessi negativi sulla stabilità interna del paese, ora assicurata da un processo di crescita costantemente positivo.
La querelle USA-CINA sul commercio, comunque non sarà risolutiva del problema del nucleare con la Corea del Nord.