di Emanuela Ricci
Il 6 settembre 2024, Colleferro ha commemorato il quarto anniversario dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte, il giovane di origini capoverdiane brutalmente ucciso nel 2020. La comunità non ha dimenticato quel tragico evento, e la “Piazza Bianca”, inaugurata lo scorso anno in suo onore, è diventata il simbolo della memoria e della speranza.
La giornata è stata segnata da diversi momenti di raccoglimento e celebrazione. La cerimonia è iniziata con una preghiera organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, seguita dalla partecipazione della famiglia di Willy e degli amici che hanno collaborato al taglio delle piastrelle di un mosaico che andrà a decorare una scultura in sua memoria, eseguita dall’artista Simona Morelli. Questo gesto vuole ricordare non solo la tragedia, ma anche i valori di amicizia e solidarietà che Willy rappresentava.
Colleferro, unita nel dolore e nel ricordo, continua a lottare per la giustizia e per la memoria di Willy, trasformando un luogo di morte in uno spazio di riflessione e pace.
Così il Sindaco Pierluigi Sanna, in un post sul suo profilo fb:
Il 6 Settembre è sempre per noi una giornata lunga, di quelle che tendono a non finire mai. E’ probabile che non finisca mai sul serio, non tanto nello scorrere delle ore che la compongono ma nelle emozioni e nelle riflessioni che sempre suscita.
Abbiamo ricordato Willy, certamente; abbiamo però anche pensato, pregato, osservato, ascoltato e persino tirato martellate sul marmo che servirà per il mosaico del monumento. Marmo sul marmo per una memoria eterna nella pietra bianca.
Oggi in memoria di Willy c’è anche un cartone animato; sono andato fino a Venezia per vederlo ed ho pensato a quando da ragazzino guardavo “La spada nella roccia” che mi torna sempre in mente quando passo per la Piazza Bianca. Quando Semola cerca disperatamente una spada, la trova infilata in una roccia posta in una piazza/giardino dimenticata da tutti e la estrae senza sapere assolutamente nulla della storia di quella lama e di quel luogo.
Fra anni, decenni e secoli potrà passare un ragazzo sulla Piazza Bianca senza sapere assolutamente niente della storia di Willy e del luogo della sua morte? Dipenderà da noi di certo ma non solo da noi.
Ascoltando i Tg di questa sera, non le avremmo ascoltate per prime ma quante notizie però hanno riguardato il disagio dei giovani? Accoltellamenti, drammi e persino ancora tragici omicidi.
Morte quindi ed ancora morte per le vittime ed anche per i “colpevoli” in questo Paese che, ancora dicendosi civile, consente che un diciottenne muoia carbonizzato nella cella di un carcere.
Chi sarà di sostegno ai ragazzi che scelgono il giusto cammino? La scuola messa in ginocchio forse o la famiglia, al tramonto come istituzione? Chi rieducherà i giovani cittadini che hanno sbagliato? Le nostre carceri sovraffollate e barbariche? Eravamo il Paese europeo più ricco di colonie penali agricole sulle isole, colonie che servivano a rieducare sul serio e le abbiamo chiuse tutte esclusa una che sopravvive a malapena. Se fosse ancora vivo Beccaria probabilmente ci maledirebbe tutti e consiglierebbe al grande mare di ingoiarci assieme ad isole e penisole.
Arte, cultura, conoscenza, tolleranza, dialogo, coinvolgimento, confronto, solidarietà, fratellanza invece non sono le parole d’ordine di un nuovo francescanesimo, di un redivivo spiritualismo postmedievale carico di ascetico distaccamento dalle cose terrene ma sono invece un testamento, il testamento di Willy.
Un testamento ricco di tanti lasciti, tutti fatti ai figli della sua generazione soprattutto, al Paese di domani. Comodo .. un’eredità a chi verrà dopo suona come una vasta deresponsabilizzazione, un’assoluzione generale impartita ai presenti di questo tempo. Il lascito invece è anche nostro; siamo noi quelli che delusi ed addolorati tendiamo le palme ma che pure dobbiamo metterci al lavoro seriamente, per cercare le vocazioni.
In effetti occorre parlare proprio di vocazioni, di convocare i giovani per impegnare interamente la loro vita. Sia lo sport, la cultura, lo studio, la fede, l’arte, il lavoro, la politica o qualsiasi altra cosa a chiamare i giovani, occorre amplificare questa chiamata ad un nuovo umanesimo. evidenziandone la forza rivoluzionaria in grado di sorridere al male del mondo, in grado di accarezzare una guancia o di cingere in un abbraccio forte persino un istrice.
Salveremo il mondo? Non lo so, non credo. Lo renderemo un luogo migliore nel quale vivere? Probabilmente si ed il sacrificio di Willy non sarà stato vano, al netto delle evoluzioni processuali che camminano di pari passo a quelle intellettuali di un territorio intero, di un popolo intero che, sebbene nella nebbia, si muove alla ricerca della luce e soprattutto della pace.
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