(di Massimiliano D’Elia e Giuseppe Paccione) Il Consiglio Atlantico della Nato questa mattina ha rilasciato un comunicato con cui evidenzia che l’incidente nel Baltico è avvenuto in aque internazionali, dove non vige alcuna giurisdizione nazionale:
“I danni ai gasdotti Nordstream 1 e Nordstream 2 nelle acque internazionali del Mar Baltico destano profonda preoccupazione. Tutte le informazioni attualmente disponibili indicano che questo è il risultato di atti di sabotaggio deliberati, sconsiderati e irresponsabili. Queste perdite causano rischi per la spedizione e sostanziali danni ambientali. Sosteniamo le indagini in corso per determinare l’origine del danno. Noi, come alleati, ci siamo impegnati a prepararci, scoraggiare e difenderci dall’uso coercitivo dell’energia e da altre tattiche ibride da parte di attori statali e non statali. Qualsiasi attacco deliberato contro l’infrastruttura critica degli alleati sarà accolto con una risposta unita e determinata“.
La Guerra ibrida sui gasdotti
La CIA, nel mese di luglio scorso, secondo lo “Spiegel” aveva avvisato gli alleati e Berlino su un possibile sabotaggio ai gasdotti Nord Stream I e II. Il capo dell’agenzia per la sicurezza esterna della Germania – BND – Gerhard Schindler ha riferito ai media nazionali che “in linea di principio, non si commentano possibili avvisi e risultati dell’intelligence. Sull’incidente alle condutture dei gasdotti non abbiamo prove concrete che ci sia stata una causa naturale”.
August Hanning, che ha guidato il BND fino al 2000, presume, come Schindler, che la manomissione sia stata compiuta per conto di uno Stato:“Questa operazione è stata ovviamente eseguita in modo così professionale e complessa che solo forze speciali ben addestrate possono eseguirla“. Ha, in aggiunta, precisato che è improbabile che i sottomarini si siano avvicinati all’oleodotto perché sarebbero stati rilevati attraverso satelliti e radar. Tuttavia, si potrebbe prendere in considerazione un attacco effettuato con droni. Ergo, è molto plausibile che sub altamente specializzati abbiano potuto posizionare ordigni esplosivi. “Ora deve essere accuratamente chiarito quale attore Statale ci sia dietro il presunto sabotaggio. Una tale attività sabotativa lascia il segno da qualche parte”, ha enfatizzato Hanning.
L’ex ministro della Difesa e degli Esteri polacco, Radoslaw Tomasz Sikorski, ha accusato gli Stati Uniti di essere responsabili dell’accaduto. Su Twitter ha intitolato una foto di una delle tre fughe di gas: “Grazie, USA”. Nei tweet successivi, ha aggiunto: “A proposito, non c’è carenza di capacità di gasdotti per trasportare il gas dalla Russia all’Europa occidentale, compresa la Germania. L’unica logica di Nord Stream è un’arma di Putin per ricattare l’Europa orientale”. Tutti i Paesi che si affacciano sul Mar Baltico, Ucraina compresa, si sono sempre espressi contro la costruzione del Nord Stream.
L’ex agente del BND Gerhard Conrad non si esprime su eventuali colpevoli: “Prima di tutto, devono essere effettuati accurati esami forensi che, al momento, non possono essere eseguiti”. “È ipotizzabile che il sabotaggio possa essere stato messo in opera attraverso l’utilizzo di siluri“. Riguardo al presunto avvertimento dell’intelligence statunitense, Conrad “stigmatizza” dicendo che gli avvisi tra le intelligence ci sono sempre stati, ma è importante sapere quanto questi siano accurati. Ci sono stati, a titolo di esempio, anche ripetuti avvertimenti per i cavi sottomarini per la rete internet che collegano i diversi continenti.
Il governo Federale tedesco ha sottolineato che, a tutt’ora, non è possibile effettuare delle indagini approfondite attorno alle aree danneggiate, per la mera ragione che il gas deve fuoriuscire completamente. Ha poi fatto sapere, tramite uno dei suoi portavoce, che non sarà facile trovare la causa e l’origine dei presunti atti di sabotaggio.
Come ha riportato il “Daily Telegraph“, l’intelligence britannica sostiene che Mosca è in grado di compiere attività sabotativa in profondità, mediante l’impiego di un particolare modello di sottomarino assegnato al servizio segreto esterno (GRU), il Belgorod, classe Oscar-III, e coordinato dal Gugi – Direttorato ricerche sottomarine.
Tuttavia, anche se le correnti in quel tratto di mare sono forti, è impossibile sfuggire alla rilevazione satellitare o ai sonar dei sommergibili dell’Alleanza atlantica. Tra le ipotesi al vaglio degli analisti internazionali vi potrebbe essere l’impiego di una nave mercantile, oppure di uno yacht privato con a bordo sub delle forze speciali affiancati da palombari in grado di operare indisturbati anche a oltre 70 metri di profondità. Secondo il ‘Telegraph” gli esplosivi potrebbero essere stati posizionati nei punti prestabiliti dei gasdotti anche mesi prima, in grado di essere successivamente innescati da remoto. Altra ipotesi è l’utilizzo di droni subacquei.
Le reazioni
I Paesi occidentali hanno chiesto un’inchiesta internazionale. I russi sostengono di essere disposti a collaborare, annunciando di aver aperto un’istruttoria per terrorismo. Finanche le autorità giudiziarie svedesi e finlandesi hanno avviato indagini parallele. Il ministro degli Esteri finlandese, Pekka, ha annunciato che la magistratura sta vagliando tutti i movimenti delle navi nel Mar Baltico, cercando di identificare eventuali passaggi nei pressi dei condotti interessati.
Sulle accuse di sabotaggio rivolte a Mosca, il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha replicato che sono accuse «stupide e assurde», puntando il “j’accuse” nei confronti di Washington e Kiev.
La Russia, tramite i media nazionali, ha narrato del tentato sabotaggio al gasdotto ‘Turkish Stream” di una settimana fa la cui responsabilità è stata attribuita al governo di Kiev. A sostegno della tesi la stampa russa, imbeccata dal Cremlino, ha diffuso la notizia che la Nato possiede specialisti di guerra sottomarina. L’attentato al gasdotto Turkish Stream è stato sventato il 22 settembre scorso dai servizi di sicurezza di Mosca. Il Cremlino sostiene che da una base britannica, ubicata presso un porto norvegese, a nord di Tromso, sarebbero partiti picocli sottomarini senza pilota, simili a quelli recuperati con esplosivi al largo delle coste della Crimea. I russi parlano anche di una probabile responsabilità norvegese poichè Oslo vuole contrastare il gas rsusso, attraverso un suo gasdotto inaugurato di recente.
La Difesa italiana presidia le “pipeline” nel Mediterraneo
Gianluca Di Feo su Repubblica ha intervistato il capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone che, senza mezzi termini, ha affermato: “Ci siamo resi conto da anni di questa minaccia, già quando ero al vertice della Marina ne ho parlato nelle audizioni in Parlamento, e ci siamo preparati ad affrontarla”.
A poche ore dalla notizia delle perdite di gas nelle acque internazionali baltiche, è scattato un piano per potenziare la protezione delle arterie strategiche che attraversano il Mediterraneo e che garantiscono le risorse energetiche dell’Italia. L’ammiraglio, inoltre, ha così sintetizzato: “Abbiamo deciso di aumentare subito le misure per la tutela delle reti strategiche per l’interesse nazionale. A partire dai tre gasdotti che passano nel Canale di Sicilia. Due navi dotate di piccoli sottomarini teleguidati monitoreranno i punti chiave delle condotte. A bordo ci sono squadre del Gruppo Operativo Subacque”.
Per monitorare gli oltre trecento kilometri di condotti, da dove passano fonti di energia e gas, dai paesi del Nord Africa, verranno effettuate verifiche a campione in ambiente subaqueo.
La missione militare è stata affidata al cacciamine Numana, che dispone di due robot telecomandati in grado di scendere a seicento metri. Lo affiancherà nave Anteo, specializzata nei soccorsi ai sommergibili con strumentazioni hitech, che ha in dotazione a bordo un sottomarino di piccole dimensioni che può trasportare fino a sei palombari a trecento metri di profondità.
Il capo di Stato Maggiore della Difesa ha confermato che è raddoppiata l’attività di prevenzione sui gasdotti nel Canale di Sicilia, ma anche in superficie. Dallo scorso febbraio, ha precisato Cavo Dragone, unità della Marina, assieme ai velivoli P72 dell’Aeronautica Militare, monitorano tutti i movimenti della flotta russa nel Mediterraneo a ridosso delle nostre acque territoriali.