(Ammiraglio Giuseppe De Giorgi) La contaminazione da microplastiche ha raggiunto ormai livelli incalcolabili negli oceani. Le ricerche sull’impatto dell’inquinamento nei confronti dell’ecosistema marino sono sempre più numerose e non sembrano lasciare molti margini di speranza. L’ultima è quella pubblicata su Frontiers in Marine Science: tre pesci su quattro che vivono in profondità nell’Atlantico Nord-Occidentale sono contaminati da microplastiche.
Si tratta di pezzettini di plastica indissolubili e microscopici che inevitabilmente vanno a finire nella catena alimentare. Facile immaginare da dove provengano, ossia da oggetti o prodotti che l’essere umano utilizza quotidianamente in quantità industriali come vestiti in pile o cosmetici: plastiche sottoforma di microsfere che vengono utilizzate proprio nei prodotti per la pelle perché in grado di svolgere una funzione esfoliante. Una volta finiti in mare questi frammenti vengono ingeriti dagli organismi marini provocando perdita di peso, alimentazione ridotta, infiammazioni.
A loro volta le microplastiche finiscono anche nell’organismo delle specie predatrici, come pesci spada e tonni nel momento in cui si nutrono di pesci già contaminati. Il passo per arrivare sulle nostre tavole, come facile immaginare, è quindi molto breve. Lo studio, eseguito dai ricercatori della National University of Ireland, ha esaminato i pesci mesopelagici che vivono solitamente ad una profondità tra i 200 ed i 1000 metri. Queste specie però durante la notte salgono in superficie per cercare cibo.
Dopo essere stati catturati in un’area dell’Oceano Atlantico nordoccidentale, i ricercatori hanno analizzato in laboratorio i loro stomaci ed il risultato non è stato per niente confortante: il 73% di questi aveva ingerito microplastiche.
«Abbiamo registrato una delle più alte frequenze di microplastiche tra le specie di pesci a livello globale – ha commentato Alina Wieczoreke autrice principale dello studio – attraverso i movimenti verticali, il pesce mesopelagico potrebbe anche diffondere le microplastiche in tutto l’ecosistema marino, dalle acque più superficiali a quelle più profonde. L’elevato tasso di ingestione che abbiamo osservato ha importanti conseguenze per la salute degli ecosistemi marini».
Gli autori della ricerca tendono ad escludere che la contaminazione possa essere avvenuta attraverso l’aria: si tratta infatti di una contaminazione dovuta all’aver ingerito microplastiche. Il prossimo step sarà quello di capire come possano essere finite negli stomaci dei pesci, visto che in teoria la zona esaminata veniva considerata piuttosto al sicuro dalle fonti inquinanti di origine umana.