Conte, Fase 2: è solo un test per gli italiani

(John Blackeye) La conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei Ministri era attesa per le 20 e 30 circa e quando il Presidente Conte si è presentato in TV, milioni di italiani erano pronti a memorizzare le nuove indicazioni di dettaglio sui comportamenti da adottare per affrontare la riapertura della società mentre si è ancora in piena pandemia. La sfida è enorme e quindi tutti erano pronti ad ascoltare soluzioni inimmaginabili visti i grandi esperti spuntati dal nulla e gli scienziati che collaborano con l’Esecutivo.

Ci si è trovati di fronte, invece, un Presidente del Consiglio che ha posto in essere una ricca passerella elettorale dalla quale, pur volendoci mettere tutto l’impegno possibile, non ci si è capito nulla. In realtà si è capito che al Governo sono tutti bravi e che l’Italia è ammirata da tutti, ma nel tunnel della fase 2, come ci passiamo?

Quello che si è capito è che il Governo ha buttato giù una road map cronologica che con certezza ci dice quali attività produttive e commerciali potranno aprire e quando lo potranno fare. Nulla è stato detto, invece, su come occorrerà portare il popolo italiano in questo cammino tortuoso che attraversa la pandemia mondiale ancora in corso.

Si è capito per ora che la fase 2 è una specie di “test” per gli italiani, perchè se dovessero salire, in maniera incontrollata, i contagi, torneranno le zone rosse. Le autocertificazioni non scompaiono, aumentano solo il loro raggio di azione: all’interno di ogni singola regione. Apriranno le sale giochi ma in chiesa si potrà andare solo per assistere ai riti funebri (max 15 persone e solo congiunti). Apriranno, invece, musei e gallerie, con le necessarie misure di distanza sociale indossando i dispositivi di protezione. Tante quindi le contraddizioni e le incomprensibili priorità date alle riaperture delle attività.

Il verbo che è stato ripetuto più volte nel corso del monologo televisivo è stato, purtroppo, “faremo” e quando i politici parlano al futuro, il fiuto degli italiani porta a pensare che dietro non ci sia nulla di buono.

Si è parlato di protocolli redatti dai dicasteri competenti circa la soluzione di problematiche che più sono di interesse della collettività nazionale, come i bambini in età scolare e i trasporti, ma su questi argomenti, anche di fronte ad una specifica domanda posta alla fine della conferenza stampa, da una giornalista del TG5 sulle ipotesi risolutive per i bambini a casa e i genitori al lavoro, il Presidente Conte ha parlato di prossime assunzioni di precari nella Scuola ritornando in un contesto elettorale fuori luogo, senza però dare alla giornalista una risposta concreta, uscendo fuori dall’impasse con quel verbo coniugato al futuro che tanto sa di fregatura: faremo.

Quello che si vuole sperare è che dietro la propaganda elettorale di stasera, posta in essere con un monologo a reti unificate, ci sia davvero qualcosa di concreto perché l’impressione comune di tutti gli italiani è che la sintesi del discorso potrebbe tradursi in questo: “Italiani: arrangiatevi!”.

Siglare protocolli o stabilire norme che danno indicazioni che poi non possono essere attuate, diventa un grosso problema non tanto per l’economia quando per i sessanta milioni di italiani che se si dovesse giudicare dalle parole ascoltate in TV questa sera, sono lasciate al proprio destino.

Scrivere decreti e non pensare nel concreto ai milioni di genitori che non sanno a chi lasciare i figli con le scuole chiuse oppure obbligare i passeggeri dei treni e delle metro a rispettare un metro di distanza l’uno dall’altro quando ogni mattina si assiste all’assalto alla diligenza dei mezzi pubblici, potrebbe lasciare intendere, ma non ci si vuole nemmeno pensare, che intanto si sia deciso di riaprire le attività produttive per poi vedere quale sarà la reazione della società di fronte alla pandemia.

È facile aspettare con interesse, seduti dietro ad una scrivania, i risultati dei contagi giornalieri, Regione per Regione per poi capire se si è fatto bene ad anticipare la fase 2 o se si doveva aspettare ancora un poco. Il virus non è stato sconfitto. È facile guidare una nazione sacrificando la vita degli italiani che potrebbero trasformarsi in punti percentuali su scale statistiche di valutazione che dovrebbero far capire ai politici se si può continuare o se si deve chiudere di nuovo.

La responsabilità che il Presidente del Consiglio Conte si è assunto all’inizio della conferenza stampa, potrebbe forse avere dei risvolti penali. Speriamo che tutto vada bene davvero e che il Buon Dio porti via questo virus restituendoci un po’ di serenità, perché se stasera il Presidente Conte voleva infondere tranquillità al popolo italiano, sappia per certo, di non esserci riuscito.

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