(di Massimiliano D’Elia) Tagliando del contratto di governo ed eventuale rimpasto. Le frasi pronunciate dal premier Giuseppe Conte ieri alla conferenza stampa di fine anno che hanno gettato nel panico i soci di maggioranza del governo giallo verde.
Non è la prima volta che Giuseppe Conte inizia a levare la testa dal sacco e provare a decidere le sorti del governo. I sondaggi personali gli danno ragione, ha superato di poco il 70 per cento di gradimento. Gli italiani vedono in lui una figura “qualificata” ed autorevole per guidare il Paese. Forse è stato il recente successo nella trattativa con Bruxelles per la manovra economica e per aver evitato la procedura d’infrazione oppure la pacatezza e lo stile che ne disegnano una figura davvero istituzionale e molto gradita. Gli obiettivi di Conte, scrive Il Messaggero potrebbero essere quelli di provare a rilanciare l’alleanza di governo tra 5 Stelle e Lega e rafforzare, di riflesso, il suo esecutivo. La doppia mossa del premier ha colto impreparati gli sherpa della comunicazione di Palazzo Chigi, perfino Rocco Casalino che ha subito ribadito: «Conte è fatto così, è sempre aperto al confronto e alle proposte. E’ il suo carattere, vedrete, cambierà approccio».
Non a caso da palazzo Chigi è saltata subito fuori una nota che rivede sostanzialmente le frasi di Conte: «II rimpasto di governo è un’ipotesi inesistente. Lo stesso presidente del Consiglio ha affermato: “Se e quando si porrà il problema lo valuteremo, ma siamo al periodo ipotetico del terzo, quarto o quinto grado”».
La nota di palazzo Chigi non ha però citato altri due passaggi dell’intervento del premier. Quello in cui Conte poneva le condizioni per il rimpasto: «Se maturerà questa esigenza in seno a una delle forze politiche, auspico un percorso di razionalità che non destabilizzi il governo». E soprattutto la lunga dichiarazione dove parla dell’idea di Salvini di rivedere il contratto di governo: «La possibilità di un tagliando non è da escludere. E’ bene, quando si fa un percorso insieme, fermarsi ogni tanto a riflettere, vedere cosa si può fare meglio, incrementare anche il programma iniziale con nuove misure alla luce di nuove sensibilità che dovessero emergere».
Il M5S non vuole rimettere mani al contratto e non vuole parlare di rimpasto anche se i rapporti di forza dopo il voto del 4 marzo, il 32% per i 5Stelle e il 17% per la Lega sono cambiati radicalmente con la Lega sopra il 30% e i grillini tra il 25 e il 27%. Luigi Di Maio potrebbe diventare la vittima sacrificale a cui addebitare il repentino calo dei consensi del movimento. Per non lasciare lo scettro a Diba (in rientro dal viaggio mistico in Sud America) e soprattutto a Salvini, il movimento potrebbe scegliere proprio Giuseppe Conte, in virtù del gradimento generale, conquistatosi in sei mesi di governo del Paese.
Salvini ha condiviso l’apertura di Conte ma ha preferito evitare commenti anche se giorni fa aveva detto: “Dobbiamo muoverci il prima possibile. In alcuni ministeri si fa poco o nulla e questo non ci aiuta“.
Sempre Il Messaggero parla dei grillini a rischio
“Nel mirino di Salvini non c’è solo Tria (al suo posto andrà Garavaglia solo se il ministro dell’Economia si dimettesse), ma c’è anche il responsabile delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli. «E il suo addio, con la sostituzione con uno dei nostri, porterebbe anche alla riscrittura del contratto nella parte dedicata alla Tav, l’alta velocità va fatta assolutamente», dice un esponente di governo della Lega. E ci sono il ministro della Cultura Alberto Bonisoli («nessuno lo conosce, significa che non ha un grande impatto»), quello dell’Istruzione Marco Bussetti e la responsabile della Sanità Giulia Grillo. «Ma difficilmente Di Maio la scarica…». L’operazione, secondo la road map leghista, dovrebbe avvenire a metà gennaio, appena risolta la grana del decreto per il varo del reddito di cittadinanza e di “quota 100”. Salvini però non esclude di far slittare quella che un tempo si sarebbe chiamata “verifica” a dopo le elezioni europee. Per due ragioni. La prima: «Fino a maggio, grana Tav a parte, non avremo problemi. La legittima difesa passerà…», dice un alto esponente leghista. La seconda: «Dopo aver certificato alle urne che ormai la Lega è più forte dei 5Stelle, Di Maio non potrà opporsi al rimpasto“.