(di Andrea Pinto) Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte dopo l’incontro con la pm di Bergamo Maria Cristina Rota: “ho voluto chiarire tutti i passaggi nei minimi dettagli“. Ha relazionato su fatti, telefonate, riunioni e e-mail, di quella fatidica prima settimana di marzo quando si doveva decidere di circoscrivere i comuni di Alzano Lombardo e Nembro, decretandoli “zona rossa“. La stessa pm dopo tre ore di colloquio ha confermato alla stampa, c’è stata massima collaborazione. Il premier italiano è stato ascoltato in qualità di “persona informata dei fatti”.
La Rota ha sentito anche la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese e il ministro della Salute, Roberto Speranza che sul proprio profilo Facebook ha commentato: “Penso che chiunque abbia avuto responsabilità dentro questa emergenza, dal capo dell’Oms al sindaco del più piccolo paese, debba essere pronto a rendere conto delle scelte fatte. È la bellezza della democrazia. È giusto che sia così. Da parte mia ci sarà sempre massima disponibilità nei confronti di chi sta indagando”.
Il punto. Il 29 febbraio il comitato tecnico scientifico – CTS – consigliava il Governo di chiudere i due comuni, il 2 marzo anche l’Istituto superiore di sanità concordava nel circoscrivere quelle zone. La decisione del Governo, solo il 7 marzo, dopo dieci giorni con l’istituzione di una zona arancione valida per tutta la Lombardia. L’operatività del provvedimento restrittivo a partire dal 9 marzo, dopo quasi due settimane dall’allarme lanciato dal CTS. In quei tredici giorni i cittadini di Alzano Lombardo e Nembro hanno continuato a muoversi liberamente in Lombardia e in altre parti d’Italia.
Il reato, i reati contestati potrebbero essere epidemia colposa che prevede una pena che va da 1 a 5 anni di reclusione, epidemia colposa emissiva o omissione di atti di ufficio. Ad oggi sono stati ascoltati, anche, il presidente della Lombardia Attilio Fontana, l’assessore al Welfare Giulio Gallera, e Marco Bonometti, di Confindustria lombarda.
Come scrive La Repubblica a Palazzo Chigi, tra i corridoi, si legge e rilegge l’articolo 40 del codice penale che recita: “Non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo“. Il reato epidemia colposa così recita all’articolo 438: “Chiunque cagiona una epidemia mediante la diffusione di germi patogeni è punito con l’ergastolo”. ERGASTOLO!!!
Ora vi è in ballo la tiritera delle responsabilità tra Regione Lombardia e Governo Centrale. La pm Rotolo, al riguardo, si è comunque già espressa dopo aver sentito il governatore lombardo, Fontana: “la responsabilità della chiusura dei centri urbani è di competenza dello Stato”. Tale potestà è anche impressa in una circolare del ministero dell’Interno, riguardante l’ordine pubblico, anche se tante Regioni, durante l’emergenza, non hanno rispettato tale dettato normativo chiudendo e aprendo aree cittadine secondo la propria discrezionalità. Non dimentichiamo, però, quando il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, durante la polemica con la governatrice della Regione Calabria, Jole Santelli diffidava la stessa a seguire le indicazioni dello Stato, in materia di restrizioni – aperture, poiché unica Istituzione responsabile – questione dei tavolini all’esterno dei bar.
Certo è che per il nostro presidente del Consiglio, Giuseppe Conte non è un momento ideale per entrare e uscire dai tribunali nel bel mezzo degli “Stati Generali”. Immaginate un “avviso di garanzia”, proprio durante la kermesse di Villa Panphili, ci riporterebbe indietro negli anni quando Silvio Berlusconi il 21 novembre 1994 ricevette un avviso di garanzia, per concorso in corruzione, proprio mentre presiedeva a Napoli la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata.
Visti gli elementi a disposizione e il sentimento politico che si respira nei palazzi di Roma, mi sentirei di dire al nostro presidente del Consiglio: “Conte stai sereno”!