Convegno pubblico a Colleferro: “cinque anni dalla chiusura della discarica di Colle Fagiolara”

di Emanuela Ricci

Oggi, 15 gennaio 2025, esattamente a cinque anni dalla chiusura della discarica di Colle Fagiolara, nell’Auditorium “Fabbrica della Musica” di Colleferro, il Comune ha voluto organizzare un Convegno pubblico per celebrare la chiusura dei cancelli di un sito che ha contribuito ad avvelenare un vasto territorio, che si estende dalla Valle del Sacco ai Monti Lepini. Uno dei tanti sfregi ambientali che si sono aggiunti ai danni causati da altre iniziative imprenditoriali che sono esistite nella zona, per via dell’intesiva politica di sviluppo industriale del secondo dopoguerra.

In una sala gremita, alla presenza della cittadinanza, di alcuni sindaci del territorio circostante, in particolare di Genazzano, tra i relatori del Convegno vi erano il Sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna, l’assessore all’Ambiente e vice sindaco Giulio Calamita, Alessio Ciacci, amministratore unico di Minerva Ambiente, Grazia Celano, funzionario responsabile delle discariche della Regione Lazio e l’ingegnere Leone, in rappresentanza del direttore regionale del Ciclo dei Rifiuti, ing. Wanda D’Ercole.

Il primo ad intervenire l’assessore Giulio Calamita ha aperto i lavori tracciando una cronologia dettagliata, suddividendo il percorso verso la chiusura della discarica in tre fasi principali: i vent’anni di gestione e proteste, i cinque anni di lavoro amministrativo per la chiusura e gli ultimi cinque anni di messa in sicurezza e trasformazione del sito.

La fase della protesta «La discarica di Colle Fagiolara rappresentava una ferita per il nostro territorio, un simbolo di sacrificio per la nostra comunità. Le proteste dei cittadini, iniziate negli anni ‘90, sono state pacifiche ma determinate, e hanno posto le basi per il cambiamento», ha affermato Calamita.

Il lavoro amministrativo. Calamita ha evidenziato la complessità tecnica e politica della chiusura. Tra i ricordi di Calamita emeblematico fu il momento in cui si doveva iniziare con la fase amministrativa della chiusura della discarica: “non riuscivo a trovare negli atti del Comune il bottone da pigiare per chiudere una discarica“. Iniziò così il lavoro pionirestico della giunta per chiudere un “mostro” altamente dannoso per la comunità locale e l’intero territorio circostante. Tra le azioni principali, l’assessore all’ambiente ha citato la rimozione dei tralicci ad alta tensione. «Quando ci trovammo di fronte alla necessità di gestire la discarica in vista della sua chiusura, ci rendemmo conto che quei tralicci rappresentavano un grave pericolo, sia dal punto di vista tecnico che ambientale», ha spiegato l’assessore Giulio Calamita. I tralicci non solo generavano campi elettromagnetici potenzialmente dannosi, ma impedivano anche una gestione sicura e il consolidamento della discarica. «Il sito aveva già una conformazione instabile, simile a una gobba di cammello, e quei tralicci erano un fattore di rischio inaccettabile», ha aggiunto Calamita. Nel 2018, grazie alla collaborazione tra il Comune e Terna, i tralicci vennero rimossi e spostati al di fuori del perimetro della discarica.

Gli ultimi cinque anni. L’assessore ha poi illustrato i progressi realizzati dal 2020 ad oggi, sottolineando il ruolo di Minerva Ambiente nella gestione del sito. «Oggi possiamo dire che la discarica non è più un problema, ma una realtà gestita con professionalità (Minerva Ambiente ndr), pronta a diventare una risorsa per la comunità». Tra i progetti futuri, ha citato l’installazione di pannelli fotovoltaici e collaborazioni con università per studiare soluzioni innovative.

Dal FOS al capping e il biogas che diventa energia. Un altro passo fondamentale è stata la decisione di convertire il sito da una possibile destinazione a FOS (Frazione Organica Stabilizzata) al capping. Questa scelta ha permesso di chiudere fisicamente la discarica, eliminando il rischio di infiltrazioni di percolato e garantendo la sicurezza ambientale.

L’impianto di captazione del biogas, installato sul sito, trasforma il gas prodotto dai rifiuti in energia elettrica immessa in commercio. «I proventi derivanti dalla vendita di energia vengono accantonati per finanziare la gestione del post-mortem, che richiederà almeno 30 anni di presidio continuo, come previsto dalla normativa», ha spiegato Calamita.

I rappresentanti della Regione Lazio

I rappresentanti della Regione Lazio intervenuti hanno raccontato le difficoltà oggettive e amministrative affrontate insieme con il Comune di Colleferro e Minerva Ambiente per raggiungere quello che oggi è un formidabile successo interistituzionale di un gruppo di amministratori pubblici. Hanno saputo sfidare con caparbietà e con sana incoscienza la “chiusura di una discarica”, scrivendo inconsapevolmende un modus operandi amministrativo e operativo che meriterebbe di essere studiato a livello accademico e perchè no, magari anche replicato in altri siti certificati incompatibili con l’ambiente.

Il Sindaco Sanna sulla chiusura della discarica: “un cambiamento culturale

Il sindaco Pierluigi Sanna ha offerto un intervento intenso e appassionato, ripercorrendo la storia della discarica e il profondo cambiamento culturale della comunità di Colleferro.

Dalla resistenza alla trasformazione. Sanna ha ricordato i momenti più drammatici della storia della discarica, come gli incendi e la contaminazione da beta esaclorocicloesano, che nel 2005 costrinsero le autorità a drastiche misure sanitarie. «Questi eventi hanno acceso una consapevolezza collettiva e trasformato una comunità in una forza unita, capace di mettere il diritto alla salute e all’ambiente al centro delle proprie battaglie». Il Sindaco ha anche ricordato, con commozione, la morte di Giuseppe Sinabaldi, tragicamente deceduto per un incidente di lavoro presso la discarica.

La chiusura: una scelta di coraggio. Il sindaco ha ricordato la sfida economica rappresentata dalla chiusura della discarica: << Quando diventai sindaco, il bilancio comunale era drogato da un’entrata straordinaria di 6 milioni di euro l’anno provenienti dalla discarica. Ci dissero che chiudendola avremmo portato il Comune al dissesto. Non è stato così, abbiamo dimostrato che era possibile un bilancio solido e sostenibile, senza inquinare il territorio>>.

Una promessa mantenuta. Sanna ha rivendicato con orgoglio le decisioni prese, come lo spostamento dei tralicci e la scelta di rinunciare all’uso della FOS (Frazione Organica Stabilizzata). Il mantenimento della FOS avrebbe compromesso la promessa di chiudere la discarica in modo definitivo. «Non abbiamo mai subito i processi, li abbiamo sempre governati con determinazione». La chiusura della FOS significava anche perdere svariati milioni di euro (sei), inseriti nei capitoli di bilancio per la spesa corrente. Un azzardo, ha precisato Sanna, ma abbiamo dimostrato che si può amminisrare bene anche senza quell’enorme somma di denaro.

Il futuro del sito. Guardando avanti, il sindaco ha descritto il futuro della discarica come un’opportunità: «Immaginiamo un sito trasformato in un esempio di economia circolare, con pannelli fotovoltaici e progetti innovativi. La discarica, che per decenni è stata un problema, diventerà una risorsa».

I ventilatori con acqua al limone. Il sindaco Sanna ha raccontato, con forte emozione, uno degli episodi più particolari della gestione della discarica: l’uso di ventilatori industriali provenienti dall’aeroporto di Fiumicino e di acqua al limone per mitigare l’impatto dei cattivi odori sull’area circostante, in particolare sull’Istituto scolastico Ipia. «Montammo i ventilatori nelle aree prospicienti alla scuola, insieme a botti di acqua al limone acquistate in quantità industriale dalle fabbriche chimiche. I ventilatori spruzzavano questo vapore profumato per creare una barriera che alleviava i miasmi, soprattutto durante la stagione estiva», ha spiegato il sindaco.

La visita del senatore Bruno Astorre. Un altro episodio emblematico è stato ricordato dal sindaco Sanna: la visita del senatore Bruno Astorre alla discarica. «Lo invitai a salire fino in cima alla montagna di rifiuti per comprendere la gravità della situazione. Accompagnato su un Daily, attraversammo sentieri sconnessi e respirammo miasmi insopportabili. Una volta in cima, il senatore scese dal camion e, visibilmente colpito, disse: ‘Ora ho capito’. Quelle parole furono un punto di svolta nel dialogo istituzionale», ha raccontato Sanna.

Un futuro sostenibile e innovativo. Guardando avanti, il sito della discarica di Colle Fagiolara è destinato a diventare un esempio di economia circolare. Tra i progetti in corso figurano l’installazione di pannelli fotovoltaici sulla superficie chiusa della discarica e collaborazioni con università per sviluppare soluzioni innovative di gestione ambientale. Sanna ha poi richiamato la sua estrazione letteraria anticipando uno dei progetti “a dir poco poetici” che vorrà realizzare nell’area di quello che rimane ancora della discarica. Una serra che grazie ai vapori e al caldo del sito potrà far nascere rigogliose piante e alberi a favore dei Comuni, attualmente soci di Minerva Ambiente. «Questa discarica, che per decenni è stata un problema, si sta trasformando in una risorsa. Abbiamo dimostrato che un cambiamento reale è possibile, con volontà e visione», ha concluso Sanna.

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