Kim ha chiesto ai suoi consulenti militari di scegliere altri target per i test balistici nel Pacifico precisando che il lancio di ieri rappresenta ”il primo passo delle operazioni militari dell’Esercito popolare di Corea nel Pacifico e un significativo preludio per il contenimento di Guam”, in risposta anche alle manovre militari congiunte in corso tra Seul e Washington. Nel resoconto della Kcna, il leader coreano ha detto: “È necessario spingere positivamente in avanti il lavoro in modo da mettere le nostre forze strategiche su basi moderne effettuando più test balistici con il Pacifico come target per il futuro”.
Guam, che si trova a poco più di 3.000 chilometri da Pyongyang, è una delle sedi strategiche più importanti tra le basi navali e aeree americane, pronte a supportare azioni Usa nella penisola coreana in caso di emergenze. La scorsa settimana il segretario di Stato Rex Tillerson ha accolto positivamente il proposito del Nord di accantonare le provocazioni dopo il nulla di fatto della minaccia di lancio di quattro missili verso Guam, auspicando la speranza di un dialogo possibile.
Dopo un mese di calma, però, la Corea del Nord ha lanciato nel solo fine settimana tre missili a corto raggio, seguiti ieri dal missile Hwasong-12 che in qualche modo concretizza e rende veri i piani di attacco annunciati ampiamente da Kim Jong-un.
Il presidente americano Donald Trump ha lanciato un monito forte al leader coreano dicendo: ”tutte le opzioni sono sul tavolo”, incluse quelle militari. La scorsa settimana Pyongyang ha diffuso le foto, durante una ispezione sul campo di Kim, di un possibile sviluppo di missili a lancio sottomarino e combustibile solido, noti come Pukguksong-3, e di un missile intercontinentale Hwasong-13.