Coronavirus: La plasmaterapia di De Donno pare funzioni, ma non interessa a nessuno

(di John Blackeye) Se le altre nazioni al mondo hanno un forte spirito di squadra ed un grande senso di unità nazionale, noi questi sentimenti riusciamo a tirarli fuori solo durante i mondiali di calcio e, sporadicamente, durante i periodi di crisi o calamità nazionali.
Nemmeno una pandemia velenosissima che con la sua letalità ha portato di fronte al Creatore più di trentamila italiani (e si vogliono contare solo i deceduti nelle strutture di cura) è riuscita a mettere in piedi un sentimento di unità nazionale e di appartenenza che dovrebbe farci sentire fieri ed orgogliosi di essere italiani davanti al mondo intero.
Il Covid-19 ha dichiarato guerra all’intero pianeta e mentre tutte le nazioni sfoggiano le armi della ricerca biologica, della realizzazione di un vaccino e dell’uso di decine e decine di farmaci già esistenti che possano servire in qualche modo a fermare questo flagello planetario, unitamente all’impegno delle più grandi case farmaceutiche del pianeta e dell’impegno economico a suon di miliardi sbandierato da alcuni super ricchi del pianeta che credono di poter decidere anche del futuro degli uomini e delle loro vite, in Italia, un gruppo di medici che in assenza di miliardi di euro ci hanno messo il cuore e l’intelligenza – hanno trovato la soluzione al problema.

Forse sarebbe opportuno  aggiungere “probabilmente” perché a fronte di scoperte scientifiche così importanti occorrono prove e contro prove per dimostrare, a rigor di scienza, che il sistema funziona. Ma se si calcola che tutti i pazienti trattati con la plasmaterapia sono guariti, a questo punto si possono pure attendere le validazioni internazionali nel campo scientifico ma in piena guerra contro il virus si deve registrare che a Mantova e Pavia stanno vincendo tutte le battaglie.
Il dottor De Donno, direttore della Pneumologia dell’ospedale Poma di Mantova, con i suoi collaboratori ha avviato una sperimentazione su un centinaio di pazienti critici ed ha constatato l’immediato miglioramento e la successiva, quasi immediata guarigione di quei malati di coronavirus nei quali viene somministrato il plasma prelevato da persone guarite che hanno già sviluppato gli anticorpi.
Le televisioni ed i giornali nazionali hanno acceso i riflettori su questo fenomeno tutto italiano che ha fatto si che negli ospedali dove si pratica questa terapia, non vi siano più morti da coronavirus.
In una intervista rilasciata al Corriere della Sera il dott. De Donno ha dichiarato: “Noi qui a Mantova, assieme all’ospedale San Matteo di Pavia, abbiamo appena chiuso la prima sperimentazione partita all’inizio di aprile su un gruppo di pazienti critici. Francesco è arrivato fuori tempo massimo ma lo abbiamo arruolato lo stesso (un ventinovenne quasi in fin di vita che ora scherza con il professore). Un centinaio di pazienti in tutto trattati con il plasma iperimmune, cioè che viene dal sangue di pazienti che sono stati contagiati e sono guariti».

Risultato? «La cura funziona. In tutto questo mese non abbiamo avuto decessi fra le persone trattate. Solo pazienti che sono migliorati fino a guarire oppure che si sono stabilizzati. Nessuno si è aggravato. Non è più aneddotica: abbiamo testimonianze e decorsi clinici di tanti pazienti. Abbiamo sottoposto tutto alla comunità scientifica, siamo in attesa di pubblicazione. Però vorrei precisare una cosa». Prego? «Non possiamo alimentare false speranze. Mi spiego: se la malattia ha lavorato a lungo fino a compromettere la funzionalità degli organi non c’è plasma che tenga. In quel caso la mortalità resta alta perché la virosi non c’è più e quindi non è più il virus il nemico ma sono i danni prodotti dal virus. Per questo i pazienti molto gravi non possono essere arruolati nel nostro protocollo di ricerca». «Il nostro è stato il primo al mondo e adesso in tanti stanno seguendo la stessa strada, sia in Italia sia all’estero. Sabato mi ha chiamato un alto funzionario dell’Onu che ha un ruolo importante nella sanità degli Stati Uniti. Useranno anche loro il nostro protocollo, ci hanno fatto i complimenti. È stato emozionante, non sono riuscito a trattenere le lacrime».
Il dott. De DONNO sta ricevendo chiamate da tutto il mondo ed in particolare dagli Stati Uniti da dove ha ricevuto complimenti per la scoperta che potrebbe cambiare il volto della Storia.

Dall’Italia però nessun segnale di vita. Anzi, dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi sui giornali nazionali avevano lasciato presagire il peggio visto che pare che i NAS fossero stati mandati nelle strutture dove operano queste equipe mediche per fare chissà quali controlli.

L’ombra delle inchieste è pronta a coprire anche questi risultati dell’eccellenza medica italiana? Ci risiamo? La storia si ripete?

Spesso si parla di complottismo ma a questo punto la domanda sorge spontanea: possibile che in Italia non sia possibile trovare soluzioni di portata mondiale se si lavora fuori dalle multinazionali che gestiscono la sanità italiana in termini di cure, medicinali e ricerca?

Cioè, dobbiamo necessariamente spendere miliardi di euro per la ricerca di un vaccino o per sintetizzare qualche medicinale con controindicazioni quando la soluzione al problema, è stata già consegnata al mondo e alla storia da alcuni medici italiani che con cuore e intelligenza hanno scoperto la cura per sconfiggere il Covid-19?

La portata mediatica dell’evento è planetaria. Tutto il mondo guarda all’Italia. Speriamo che questo sia sufficiente per evitare che anche il Dott. De Donno si trasformi in un altro Dott. Di Bella al quale, non fu data alcuna possibilità di provare un cura sui tumori che fosse alternativa alla chirurgia e alla chemioterapia propinata dalle multinazionali. E che davvero in questo caso…Dio ce la mandi buona.

Roberto Burioni

Il virologo Roberto Burioni mette in guardia dal rischio che il plasma trasmetta altre malattie e sostiene che sia una cura molto dispendiosa. Per questo suggerisce l’uso di un siero artificiale.

Ma è davvero una cura così costosa?

De Donno. Per ogni paziente si spendono 82 euro che sono il costo della sacca, del trattamento in laboratorio del plasma e del personale ospedaliero, più o meno quanto gli integratori per la palestra. Se sono tanti per salvare una vita non ho capito nulla della medicina. Poi, se le case farmaceutiche sono in grado di darci soluzioni migliori in tempi più rapidi a prezzi più bassi sarei il più felice della terra. Non credo che sintetizzare il plasma in laboratorio sia più economico. Questa è una cura democratica: arriva dal sangue donato dai guariti.

Il vaccino serve?

De Donno. Io sono un sostenitore dei vaccini, ma sarà un lavoro lungo. Questo virus muta, ha diversi ceppi. Quello che ha colpito l’Italia non è lo stesso della Cina e in Lombardia stessa ci sono diversi ceppi, basta vedere come sono diversi i decorsi dei pazienti. A noi oggi serve subito un proiettile da usare per la fare acuta: una cura capace di seguire le mutazioni del virus. Il plasma lo fa. Poi, se dalle case farmaceutiche ne arrivasse uno più economico e più efficacie, ne saremmo felici.

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Coronavirus: La plasmaterapia di De Donno pare funzioni, ma non interessa a nessuno