(John Blackeye) Atteso con ansia, come ogni sera, è arrivato l’ultimo bollettino della Protezione Civile. Addetti di settore, giornalisti, politici e gente comune si fermano per cinque minuti e leggono con attenzione quel foglio che riporta il punto di situazione dell’evoluzione della pandemia sul territorio nazionale. La frase che viene più volte ripetuta dal commissario della Protezione Civile, Angelo Borrelli, durante la lettura dei dati è “oggi rispetto a ieri solo“. Il numero dei decessi giornalieri viene detto solo alla fine, ma non riportato nei comunicati stampa che vengono poi diramati agli organi di stampa. Solo oggi per la prima volta, il numero dei deceduti, quello giornaliero, viene scritto a chiare lettere sul comunicato stampa ricevuto in redazione.
Per toglierci l’ansia da “bollettino”, la consueta conferenza stampa con cui Borrelli fornisce i dati sull’andamento della pandemia in Italia non sarà più quotidiana ma si terrà due volte la settimana, solo il lunedì e il giovedì. Ad annunciarlo è stato lo stesso Borrelli durante il punto stampa di ieri: “i dati completi saranno “on line” ogni giorno, sul sito del Dipartimento”. Sarà un modo per alleggerire le menti degli italiani, in vista delle prossime aperture delle attività commerciali? Sta di fatto che la maggior parte degli italiani, anche quelli che non possiedono “una rete internet” e un pc, apprenderanno i dati del bollettino in maniera diversa e non più certa, semprechè telegiornali e giornali non decidano di riportare le informazioni a giorni alterni, o peggio due volte a settimana.
I dati della Protezione Civile. Il primo valore che viene rappresentato è quello dei contagiati totali. Ad oggi siamo a circa 175.434 mila contagiati anche se oramai è opinione comune che si tratti di dati sottostimati. Potrebbe trattarsi della fatidica punta di un iceberg, cioè quelli riportati sono i casi che si sono manifestati o che si è riusciti a scovare. Ma il resto?
L’incremento rispetto a ieri, dei nuovi contagiati, è di 3491 persone ma su questo numero, importante, ci ritorniamo alla fine.
A seguire il documento della Protezione Civile, che è oramai diventato un importantissimo riferimento per la collettività nazionale, prova ad acclamare altri numeri, cercando di dare una lettura positiva a qualcosa di drammatico e, purtroppo, questo tentativo può illudere i meno attenti ma non certo chi ha capito cosa guardare per avere la magnitudo del problema, non riesce proprio bene. Cioè, la lettura dell’intero foglio, non strappa un sorriso a nessuno.
I 482 morti di oggi vengono letti come un segnale positivo, come pure positivo è il numero di meno 779 ricoveri rispetto al giorno precedente e i 2200 guariti in più rispetto al giorno prima.
Si cerca in tutti i modi di dare un colore verde a quello che il giorno prima era di colore rosso, in un grafico fatto di montagne russe che al momento non fa registrare nessuna brusca discesa. Si cerca di tenere buono il popolo italiano che, impossibilitato ad uscire di casa, è inchiodato davanti al televisore per capire cosa stia succedendo li fuori, ascoltando magari in lontananza qualche sirena di un’ambulanza.
Qualcuno, tra gli addetti ai lavori, sente la necessità di voler raggiungere subito e a tutti i costi una fase discendente della malattia che si auspicava di poter registrare dopo soli quindici giorni dall’inizio della fase uno, cioè quella in cui sono state disposte le restrizioni alla circolazione e alla produzione. Ma così non è stato. Anche la scienza, che aveva conclamato che la quarantena di due settimane, pari al periodo di incubazione del virus, avrebbe chiuso la partita con la pandemia, ne è uscita fuori con le ossa rotte. Purtroppo questo virus continua a spiazzare tutti.
I 482 morti restano tuttavia, anche per oggi, un dramma incalcolabile per altrettante famiglie. Che vanno ad aggiungersi a quelle dei giorni precedenti, evidenziando un quadro nazionale in cui ventimila nuclei familiari stanno piangendo qualcuno. Ventimila famiglie hanno perso una persona cara o più di una e non hanno nemmeno avuto il tempo di congedarsi da loro per l’addio definitivo. Un addio a cui non si è mai pronti ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare di non poter guardare negli occhi per l’ultima volta il proprio congiunto, perché il virus che ha falciato tante vite umane ha imposto la cremazione delle salme. Dalla vita al nulla in poche settimane.
Nonostante gli sforzi della protezione civile, quei dati del bollettino non riescono nemmeno minimamente a dare un segno di positività o, se si volesse rispolverare l’anima, un segno di speranza.
Probabilmente la gravità e l’immensità del dramma la conosceremo bene quando tutto sarà finito. Quando, come dopo un bombardamento, si andrà in giro fra le macerie per cercare di capire cosa sia successo. Sarà in quel momento che verranno alla luce le vite spezzate, le speranze distrutte e i dolori di tante famiglie che non sanno nemmeno dove piangere chi era con loro fino a qualche settimana prima.
Ma la tragedia nella tragedia è che si debba forzare, a tutti i costi, l’interpretazione di dati oggettivi che non dicono nulla di buono, cercando di trasformare gli stessi in un messaggio positivo.
Nella realtà o nella logica scientifica, quello che interessa è il numero dei nuovi contagi. È quello che ci lascia intendere come stia andando la pandemia. Infatti, la percentuale dei deceduti e dei guariti o dei ricoverati e dei dimessi può incidere nelle statistiche di gestione del fenomeno ma per capire se la pandemia si stia fermando o si stia espandendo, occorre leggere soltanto un dato: quello dei nuovi contagi.
Oggi sono circa 3491 e questo lascia intendere che il virus sta galoppando velocemente da una parte all’altra d’Italia. La luce alla fine del tunnel la potremo vedere quando leggendo il numero dei nuovi contagiati, potremo utilizzare le dita di una mano.
Quasi quattromila nuovi casi ogni giorno sono una enormità e lasciano intravedere che l’emorragia pandemica, provocata dal virus subdolo e letale, non è ancora terminata. Anzi, Il contagio è ancora in corso ed è ancora consistente quindi, prepariamoci a rivalutare la fase due voluta da tutti.
Al momento, nella battaglia tra noi e la pandemia, sta vincendo ancora il virus, e a nulla valgono le letture edulcorate di bollettini di guerra.
Oggi, come ieri, è una giornata da dimenticare e sperare che il quattro maggio ci sia una inversione di tendenza tale da farci sorridere, diventa sempre più difficile. Sta di fatto che oggi sono stati in tanti a leggere quel bollettino e la lettura, alla fine della pagina, come già detto, non ha lasciato un sorriso a nessuno.