“Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”.
(di Andrea Pinto) La situazione di seria emergenza in Italia è stata gestita sino ad ora dal Governo che sta cercando di fare del proprio meglio ma che fa esclusivo affidamento sul Dipartimento della Protezione Civile che è organo istituzionale della Presidenza del Consiglio ma che è stato dimensionato e pensato, probabilmente per gestire emergenze di caratura minore.
Qui siamo di fronte ad un’emergenza nazionale che è incastonata in una più grande emergenza planetaria. Non possiamo perdere tempo.
Forse è arrivato il momento di girare pagina. La lotta si fa dura e cercare di combatterla con gli stessi strumenti risultati insufficienti sino ad ora equivale ad alzare bandiera bianca prima del previsto.
In questa stato di emergenza non possiamo però permetterci il lusso di alzare bandiera bianca anzi, di fronte all’acuirsi dello scontro tra la società e il contagio, forse è necessario che l’idea del Super Commissario supportata sia da rappresentanti delle opposizioni che da quelli del Governo, sia seriamente presa in considerazione. E qui ne va della salute pubblica, pertanto, la contrarietà all’idea manifestata dai rappresentanti del Movimento 5 Stelle, andrebbe cestinata come ogni altra cosa che si oppone al raggiungimento dell’obiettivo finale: debellare il coronavirus nel più breve tempo possibile.
La speranza è che i vertici di Governo possano comprendere nell’immediato che per fronteggiare situazioni di “guerra” sanitaria, mediatica e sociale, non è sufficiente far capo alla Protezione Civile. Tale struttura, per quanto meritevole di ogni elogio non può che limitarsi a fare la conta dei morti e dei feriti, infondendo fiducia e cercando di coordinare quelle attività che sono fondamentali nella gestione delle crisi.
Forse quel film americano non aveva tutti i torti e davvero nel momento in cui la lotta si fa dura, devono essere i duri che iniziano a lottare. Il premier Conte dovrebbe forse realizzare, e dovrebbe farlo nel minor tempo possibile, che la situazione richiede l’entrata in campo di qualche calibro da novanta. Qualcuno che abbia esperienza di gestione delle crisi, qualcuno che abbia gestito organizzazioni fatte di decine di migliaia esperti, qualcuno che abbia la forza e la determinazione di meglio coordinare e gestire le risorse del Paese per finalizzare uno sforzo univoco nella direzione della vittoria. Lo sguardo non può che rivolgersi alle Forze Armate. E’ chiaro che in questi frangenti le strutture di Difesa dello Stato e di concorso all’ordine pubblico non debbano essere distolte dal loro ruolo di garante della Nazione. Ma è possibile, invece, richiamare in campo qualcuno che non è più in servizio attivo ma che ha la capacità di rendere maggiormente efficace un sistema sinergico nazionale che, sotto la coordinazione attuale, sta per raggiungere il collasso strutturale.
Non sono pochi i Generali, gli Ammiragli che stanno guardando in TV l’evolversi del fenomeno e che, invece, potrebbero rappresentare un vero e sicuro punto di riferimento nella gestione dell’emergenza. Alle volte si è impegnati a cercare esperti tra le compagini politiche o tra gli amici di Governo o tra gli amici degli amici. Errore grossolano.
In questi casi è più sensato e proficuo richiamare in servizio chi ha già dato prova di saper gestire emergenze di guerra, perché la guerra l’ha fatta sul serio, ad esempio nei cieli di Bosnia, in Iraq nei mari del Golfo Persico, su chi sa cosa fare, come farlo e quando farlo.
Ad esempio recentemente l’Eurispes, Istituto di Studi Politici, Economici e Sociali che lavora a stretto contatto con la procura nazionale antimafia e terrorismo ha dato il via ad un Osservatorio permanente sulla Sicurezza, affidandone la presidenza al generale Pasquale Preziosa, già Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare. Il generale Preziosa, docente universitario di geopolitica della sicurezza, è uno dei massimi esperti in Italia nel settore che, nel corso della sua carriera militare, ha guidato importanti missioni strategiche in svariati teatri di guerra.
Tante, quindi, le opzioni possibili tra gli ex vertici della Difesa. La soluzione e la scelta è nelle mani del Governo. Il forte auspicio è che si veda, a breve, in campo, una faccia nuova e competente. Forse sarà l’inizio della svolta per il nostro Paese.