Con due sentenze distinte, la Corte di Strasburgo, punta il dito contro Mosca criticando l’atteggiamento assunto dalle autorità nei confronti dei giornalisti che si occuparono dell’affondamento del sommergibile nucleare Kursk.
La prima sentenza riguarda la condanna per diffamazione del giornale Novaya Gazeta e della giornalista autrice dei due articoli pubblicati nel gennaio del 2005 in cui il padre di una delle vittime della tragedia del Kursk e il suo avvocato criticavano l’inchiesta condotta dalle autorità. I giudici di Strasburgo hanno stabilito, che i tribunali russi nel condannare il giornale e la giornalista, non hanno tenuto in conto il fatto che le opinioni espresse negli articoli erano dichiarazioni fatte da terze parti.
Nella seconda sentenza i giudici rilevano come “ingiustificata” la condanna penale inflitta al capo redattore di un mensile regionale per aver pubblicato nel 2004 le dichiarazioni di due leader ceceni che criticavano duramente Mosca incolpando le autorità russe del conflitto in Cecenia. Il giornalista venne condannato a 4 anni di libertà vigilata per incitamento all’odio. I togati di Strasburgo affermano che non solo le dichiarazioni dei leader non potevano essere considerate come incitamento all’odio e alla violenza, ma qualificano l’intero processo decisionale del tribunale russo come “estremamente deficiente” anche in considerazione della mancanza di qualsiasi valutazione approfondita del contenuto delle dichiarazioni pubblicate.
Approfondimento
Il sottomarino russo K-141 Kursk affondò nel mare di Barents il 12 agosto del 2000, a nord della Russia, a causa di due esplosioni durante un’esercitazione militare.
Nel tragico incidente morirono tutti i 118 membri dell’equipaggio: la maggior parte morirono poco dopo l’esplosione, mentre almeno 23 tra ufficiali e marinai morirono invece per asfissia alcune ore dopo che il sottomarino Kursk era affondato sul fondo del mare, a oltre 100 metri di profondità e circa 150 chilometri dalla base di Severomorsk, in Russia.
Le due esplosioni che affondarono il Kursk avvennero intorno alle 11.30 del 12 agosto. Il governo russo diede notizia dell’incidente solo due giorni dopo. I primi soccorsi al Kursk arrivarono con alcuni giorni di ritardo, a causa di difficoltà tecniche e per via dell’iniziale rifiuto da parte del governo russo di accettare aiuti stranieri. Il 21 agosto Mikhail Motsak, comandante della Flotta Nord della marina militare russa, comunicò che a bordo del Kursk non c’era nessun sopravvissuto.