(di Massimiliano D’Elia) Il 5 marzo scorso il #M5S chiudeva la tornata elettorale con un sonoro 32 per cento e la #Lega raggiungeva l’importante traguardo del 17 per cento, attestandosi quale primo partito del centrodestra.
Quello che tutti pensavano e speravano non accadesse poi si è avverato: nasceva il governo gialloverde.
In estate Salvini iniziava a macinare consensi e i sondaggi gli davano ragione. Oggi gli stessi sondaggi vedrebbero la Lega sopra il 30 per cento e il M5S tra il 20 e 25 per cento. Il M5S ha guadagnato punti percentuali in questi ultimi due mesi lavorando sul tema della dell’etica e sulle “manette” contro i vizi la vecchia politica.
E’ inusuale, tuttavia, che in questi ultimi 20 giorni il M5S abbia attaccato su tutti i fronti la Lega di Salvini. Offese gratuite ad un alleato di governo che ha sempre posto alla base della propria linea politica solo e soltanto il contratto di governo.
La motivazione c’è. I sondaggi fatti dai partiti che sono favorevoli della Lega avranno mandato letteralmente in “tilt” i leader dei pentastellati e Di Maio in particolare. Un Di Maio abbandonato al suo destino, alla deriva, da Casaleggio, Grillo, Fico e Di Battista. I leader maximi pentastellati stanno aspettando il 27 maggio per avere il pretesto di poter decretare il fallimento di Di Maio. Di Maio, dal canto suo, intravedendo la sua capitolazione vuole continuare a tutti i costi con questo governo per altri quattro anni, perchè sa bene che per il terzo mandato in parlamento ha già ricevuto un “niet” da #Casaleggio junior. Ma anche se avesse la possibilità di rientrare in aula come “semplice” deputato, comunque sarebbe relegato in un angolo remoto del semicerchio.
Da qui i proclami di Di Maio dell’ultima ora: “noi siamo forza di maggioranza in parlamento e nel Cdm e vogliamo continuare a governare per altri 4 anni insieme alla Lega”. #Salvini e #Giorgetti, ora sono d’accordo: “ continuiamo al governo per altri 4 anni nella cornice del contratto, non capiamo, tuttavia, i continui insulti dell’alleato. Insulti, precisa Salvini, più confacenti ad una forza di opposizione”.
Sembrano frasi, quelle della Lega, buttate giù solo per “stemperare i toni” e probabilmente per disorientare l’alleato e le opposizioni. La realtà della situazione la si potrà leggere solo il 27 maggio. Di fronte ad una Lega forte dell’oltre 30 per cento di gradimento, di un eventuale sorpasso di Fratelli d’talia nei confronti di Forza Italia, sarà davvero difficile sottostare ai continui “No” del M5S.
Allora potrebbero vedersi delle belle. La Lega non vuole il rimpasto di governo, quindi andare al voto?
La Lega non potrà rinunciare alle grandi opere (TAV e Pedemontana), alla flat tax, alle autonomie e al decreto sicurezza bis. Se lo facesse verrebbe meno a quelle “promesse” per cui gli italiani porterebbero la Lega a superare soglia 30 per cento di gradimento.
Argomenti, quelli proposti dalla Lega, a cui il M5S già ha posto veti. Insomma si creerebbe una condizione di “ingovernabilità” dettata da diffidenza politica tra alleati di governo. Gli italiani iniziano a stufarsi dei litigi continui e potrebbe crescere il partito degli astensionisti, proprio il partito che nessuno vuole che cresca a dismisura.
Sicuramente, quindi, il 27 maggio il presidente della Repubblica Sergio #Mattarella dovrà già avere in mano il piano a, b e c.