Il vice presidente del Consiglio, Matteo #Salvini non riesce proprio a rilassarsi e ieri da Milano Marittima, tra una crepes e un gelato, ha uscito “l’asso dalla manica”: “Trovati i soldi per la flat tax”. Lo ha annunciato tramite SkyTg24, affermano di aver trovato i 15 miliardi per fare la flat tax e avvisa: “Si farà! Non è un capriccio della Lega diminuire le tasse alle famiglie, alle imprese, ai lavoratori. È l’unico modo per far ripartire questo Paese. A Bruxelles si mettano l’anima in pace: nel 2020 non tutti, ma tanti italiani pagheranno meno tasse, apriranno nuove imprese e ci saranno più assunzioni. Varrà almeno 15 miliardi e i soldi sono stati già trovati. Questo è l’unico modo per far ripartire questo Paese. A Bruxelles si mettano l’anima in pace: nel 2020 non tutti, ma tanti italiani pagheranno meno tasse, apriranno nuove imprese e ci saranno più assunzioni”.
Salvini tira dritto è ha, anche, annunciato di voler anticipare la legge di bilancio, per favorire quanto prima la crescita del Paese. Due annunci che hanno “innervosito” l’alleato di Governo. I grillini hanno replicato, tramite, Di Maio: “Ci dica dove ha trovato le coperture. Poi invita Salvini a non destabilizzare il governo con manovre economiche a mezzo stampa”. Non solo Di Battista, ora anche Salvini, aiuta la lenta implosione del Movimento.
E’ chiaro, se Salvini porta a casa la Flat Tax, si prefigura la morte politica del M5S. Tuttavia Salvini per fare questo annuncio a sorpresa, deve aver avuto le rassicurazioni dalla sua squadra di economisti con in testa Claudio Borghi, il padre dei tanto contestati Mini-bot.
Contestati anche dal numero due della Lega #Giorgetti che ieri ha detto: “c’è ancora chi crede a Borghi, sui minibot?”.
Sul Corriere della Sera Borghi spiega: “Era una battuta”. “Giorgetti mi ha poi telefonato per dirmi che il suo era solo uno scherzo”.
Borghi poi evidenzia che non c’è nessun dietrofront e specifica che il fatto stesso che tutti ne parlino dimostra il potenziale dell’idea lanciata. Sui dubbi di Mario Draghi, il discorso va interpretato bene: il presidente della Bce ha detto che i mini-Bot o sono nuova moneta (illegale) o sono nuovo debito (quindi fuori dai parametri di Maastricht).
Io lo correggo dicendo che non si tratta affatto di nuovo debito ma di impegni che lo Stato deve già oggi onorare.
Poi Borghi precisa che “il progetto è valido e Salvini è d’accordo”. Forse proprio dai Mini-bot, Salvini vuole far uscire gli annunciati 15 miliardi.
L’alternativa, dice Borghi, è non pagare i debiti della Pubblica Amministrazione. Resto dell’idea che questo sia l’unico modo per rispettare gli impegni con gli italiani rimanendo dentro regole che non ci piacciono. Con i mini-Bot possiamo smobilitare una parte dei 15 miliardi di crediti oggi bloccati.
Confindustria è contraria, chiosa Borghi, perché non hanno capito, non sanno bene di che cosa stiamo parlando. A luglio con Salvini convocheremo tutte le categorie economiche e spiegheremo i nostri progetti su tanti punti. E tra questi, ci saranno anche i mini-Bot. Faremo capire a tutti che non si tratta d’altro che di crediti d’imposta trasferibili, se proprio vogliamo cambiare il nome.
Cosa sono i “minibot”
Un articolo di Repubblica ha fatto un pò di chiarezza. Sono un pò titolo di Stato, un pò moneta di scambio. I minibot sono un surrogato di buono ordinario del Tesoro che non viene però assegnato in un’asta del Ministero dell’Economia, con un prezzo (e quindi un rendimento) deciso dal mercato. Si tratta piuttosto di un titolo infruttifero e privo di scadenza. Inoltre mentre i titoli di Stato sono oramai dematerializzati, il minibot, nelle intenzioni dei suoi fautori, è destinato alla circolazione cartacea, con una imitazione cromatica e di formato delle regolari banconote in euro. Essendo in forma cartacea non possono essere utilizzati sul mercato digitale (Amazon, Expedia, etc,..)
La Banca d’Italia e poi la Bce, hanno avvisato dei rischi della creazione di una ‘moneta parallela’. Il presidente Mario Draghi è stato lapidario: “i minibot o sono valuta, e quindi sono illegali, oppure sono debito, e dunque lo stock del debito sale”. Impostazione condivisa anche da Confindustria che li ha assimilati “ai soldi del Monopoli”.
Secondo la Lega sono “Titoli di Stato di piccolo taglio che, se emessi in sufficiente quantità potrebbero diventare un sistema di pagamento alternativo rispetto a quello con le attuali banconote. Il vantaggio dei minibot è che la loro creazione e diffusione sarebbe totalmente controllata dallo Stato senza dover quindi rischiare di essere bloccata dall’esterno. Avrebbero inoltre un’importante funzione di rilancio dell’economia. Non si tratta di una moneta parallela perché i trattati europei impediscono la stampa di banconote diverse da quelle in Euro e avere due monete diverse con differenti tassi di cambio in circolazione contemporanea sarebbe disastroso, perché i redditi rischierebbero di essere nella moneta di minor valore mentre i debiti resterebbero in Euro. L’aspetto del minibot sarà in tutto e per tutto simile ad una banconota ma in realtà rappresenta un pezzettino di debito pubblico ed è quindi un credito per il cittadino che lo possiederà. I minibot verrebbero assegnati senza formalità e volontariamente a tutti i creditori dello Stato in qualsiasi forma.
La Lega conta “di mettere in circolazione circa 70/100 miliardi di minibot, pareggiando in pratica l’attuale stock di denaro cartaceo in euro. Il massimo quantitativo di mini-bot che possono essere assegnati subito (se lo desidererà) ad un creditore dello Stato è 25.000 euro (con tagli da euro 5,00 a 100,00), le cifre eccedenti tale valore verranno saldate con il vecchio sistema con tempi che cercheremo di rendere più brevi ma difficilmente saranno immediati come invece accadrà a chi sceglierà di venir saldato in minibot. La garanzia del valore del minibot è lo Stato stesso. Lo Stato accetta i minibot come pagamento delle imposte, quindi dal momento che il prelievo fiscale ogni anno è di 450 miliardi e il totale dei minibot emessi è, come abbiamo detto 70 miliardi circa, la “domanda” sarà sufficiente ad assorbire tutta l’offerta anche nel caso in cui tutti decidano di restituire i minibot con lo strumento fiscale”.
Il docente della Bocconi, Tommaso Monacelli, in un articolo su La Voce li definisce “una favola” e spiega che se sono emessi “per pagare le tasse”, “sarebbero del tutto identici a un taglio delle imposte o, in modo equivalente, a un incremento di debito pubblico”. Se “utilizzati per i crediti con la Pa, sarebbero del tutto inutili”. “Lo Stato starebbe scambiando una passività (i pagamenti dovuti), con un’altra passività (i buoni del tesoro emessi per finanziarsi). L’unica ragione per farlo sarebbe quella di tassare implicitamente le povere imprese creditrici. Se un’impresa venisse pagata in minibot oggi, potrebbe scontare il proprio credito solo più tardi al momento di pagare le tasse dovute”.