Gli Usa vogliono cambiare le regole sottoscritte per il mercato di cui fanno parte insieme al Canada e al Messico, il così detto NAFTA (North America Free Trade Agreement) ma, questo cambiamento lo stanno negoziando rinnegando tutti i presupposti del libero mercato e della competizione che, hanno caratterizzato da sempre la politica economica e finanziaria statunitense.
Gli Stati Uniti hanno basato tutta la loro azione politica ed economica nei rapporti con gli altri paesi sul paradigma del libero commercio.
Alan Greenspan, nel suo scritto: L’era della Turbolenza, afferma che quanto è più ampia la concorrenza e quanto più saldo è lo stato di diritto, tanto maggiore è il quantitativo di ricchezza prodotta.
Il Presidente degli USA George W. Bush (padre) affermò che conflitti, instabilità e povertà seguono i periodi legati alla politica protezionistica dei paesi.
L’affermazione della globalizzazione ha il suo pivot point, nella transizione dal vecchio ordine internazionale fondato sul ruolo centrale del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade), il cui obiettivo era un generale abbassamento dei dazi, ai nuovi accordi del 1995, che hanno dato vita alla W.T.O. (World Trade Organizzation), il cui obiettivo è l’abolizione ovvero riduzione delle barriere tariffarie al commercio internazionale.
Il processo decisionale all’interno dell’organizzazione W.T.O. è a vantaggio dei più grandi e in particolar modo degli USA; è da rammentare, a tal proposito, che il resto del mondo vede il mercato come forza dominante in quanto, i governi locali sono di fatto esautorati dalla grande forza del mercato internazionale.
Questo nuovo ordine politico, economico e sociale (W.T.O.)è sotto la guida dei paesi con grande peso contrattuale, ovvero gli USA.
La globalizzazione, quindi, si è organizzata secondo i principi del liberismo radicale che marginalizza il ruolo delle istituzioni pubbliche, ipotizzando un ordine garantito dal mercato, senza la necessità di un governo del fenomeno.
La globalizzazione ha determinato, di fatto, la nascita di un mercato mondiale non governato da istituzioni di pari dimensioni e la W.T.O. ha imposto le regole e le forme di finanziamento pubblico alle imprese non consentite e concepite come causa di distorsioni della concorrenza.
Gli USA hanno orientato lo sviluppo, a livello mondiale del mercato e delle sue regole, come diretta conseguenza sono diventati un riferimento per tutti i paesi.
Nonostante questi pregressi storici, gli USA, il 17 u.s. hanno fatto arenare il negoziato sul NAFTA, su come considerare le origini territoriali della componentistica per il settore automobilistico.
Gli USA hanno proposto che sia almeno l’85% di tale componentistica fatta in Nord America e almeno il 50% proveniente dagli USA.
La precedente regola prevedeva solo che il 62% della componentistica dovesse essere costruita in Nord America, per essere considerata “free trade”.
Le condizioni proposte dagli USA vengono ritenute non accettabili dagli altri due paesi perché inique e non giustificabili, anche alla luce della positiva esperienza già maturata sul campo.
Alcuni analisti hanno avanzato l’ipotesi che tali condizioni siano state appositamente costruite dagli USA per far recedere i due paesi dall’accordo, per dar seguito alla politica di Trump di rinegoziare tutti gli accordi commerciali secondo le regole dell’’America First”.
“America First”, in effetti si presenta come un nuovo paradigma politico ed economico di segno opposto alla politica liberista fino ad ora sostenuta dagli USA, di cui il W.T.O. ne è espressione principe.
Cambiare il paradigma vuol dire produrre un impatto economico e sociale molto importante non solo per gli USA ma soprattutto per le altre nazioni che, per anni, hanno cercato di adeguarsi agli standard imposti dal W.T.O..
Passare da un mercato liberista a un mercato semi protetto o protetto vuol dire stravolgere quanto si è costruito fino ad oggi, rinnegando i vantaggi sbandierati, fino a ieri, per le economie dei paesi.
Secondo alcuni economisti, nella vita se non si agisce si soccombe, ma è anche vero che se si agisce nella direzione sbagliata la catastrofe è certa.
di Pasquale Preziosa