(di Vanessa Tomassini corrispondente da Tunisi) I coronavirus (CoV) sono una grande famiglia di virus respiratori che possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come MERS (sindrome respiratoria mediorientale) e SARS (sindrome respiratoria acuta grave). Sono così chiamati per via delle punte a forma di corona presenti sulla loro superficie. Questi virus sono comuni in molte specie animali, come cammelli e pipistrelli, ma in alcuni casi, anche se raramente, possono evolversi e infettare l’uomo e poi diffondersi nella popolazione. Secondo un rapporto pubblicato dalla Missione congiunta Cina-OMS nel 2019, il virus responsabile dell’emergenza globale è un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato in precedenza nell’uomo e accertato per la prima volta a Wuhan, nella provincia di Hubei, in Cina, lo scorso dicembre.
“Vorrei che il mondo si assumesse la responsabilità verso sé stessi e le loro famiglie e segua le notizie e le misure di prevenzione da fonti affidabili come l’OMS e non abbia paura perché questa crisi passerà e impareremo molto da essa, diventerà una grande esperienza per tutti”. Ne è sicuro Hafit Alaqouri, studente libico 26 enne, cresciuto a Bengasi, che ha scelto di rimanere a Wuhan, in Cina, dove vive da un anno e quattro mesi seguendo un master in Informatica.
Perché hai scelto di restare a Wuhan e non rientrare in Libia?
“Ho deciso di rimanere volontariamente per non ferire i miei amici cinesi che sono stati con me e che mi hanno sempre aiutato. Ho conosciuto molti amici cinesi, la maggior parte mi hanno aiutato nelle cose più semplici, ho trascorso con loro i miei momenti migliori. Sono stato con loro in tutte le occasioni locali, alle quali mi hanno invitato in città, chiamandomi a partecipare e festeggiare con loro. Ho condiviso con loro i momenti più belli, e tutte le difficoltà che ho incontrato in città stavano scomparendo facilmente con il loro supporto. In cambio, ho anche partecipato a molti lavori di volontariato all’interno e all’esterno della città di Wuhan. Sono anche andato da Wuhan in un’altra città a 600 chilometri di distanza per 20 giorni, per aiutare un povero villaggio, dove ho insegnato ai loro figli l’inglese. Uno dei miei contributi volontari più importanti qui, attraverso la mia presenza nel primo anno a Wuhan, è stato partecipare ai Military World Games 2019, ad ottobre, come guida turistica nella torre della gru gialla, che è un antico retaggio storico della città da oltre 1700 anni. Ho aiutato molti stranieri ed atleti arrivati da tutto il mondo a conoscere la storia di Wuhan imparando così molto sulla storia di Wuhan e della Cina in generale”.
Com’è la situazione lì?
“La situazione fu catastrofica nelle prime settimane dell’epidemia di Coronavirus, ma le cose sono iniziate a migliorare dal 19 febbraio fino al 18 marzo, quando da quel giorno fino al 21 marzo a Wuhan non sono stati confermati nuovi casi”.
Come hai vissuto questo periodo? Quali sono le maggiori difficoltà che hai affrontato?
“Da quando l’epidemia ha iniziato a diffondersi qui a Wuhan, alla fine dello scorso dicembre, ho comprato tutti i bisogni necessari; mi sono preparato per una crisi che avrebbe potuto essere prolungata, e ho iniziato a passare la maggior parte del mio tempo nel mio dormitorio all’università. A volte uscivo per aiutare quando me lo chiedevano ed ho aiutato lo staff della scuola a soddisfare le esigenze degli studenti. Ho trascorso gran parte del mio tempo a lavorare sul mio progetto di laurea, a leggere libri e a guardare i miei spettacoli preferiti. Di recente, abbiamo giocato a calcio con gli amici nel cortile interno ed è stato molto bello per me perché adoro giocare a questo sport e dall’inizio della diffusione dell’epidemia ho iniziato a cucinare cibo nella mia stanza e ad usare tutte le misure precauzionali per evitare di essere esposti a questa grave epidemia”.
Quali misure sono state prese dal Governo cinese per prevenire la diffusione del virus?
“È impressionante, molte decisioni rapide sono state prese per ridurre lo scoppio di questa epidemia all’interno di Wuhan all’inizio, e poi hanno iniziato a combatterlo. Le prime decisioni furono il coprifuoco e la chiusura di tutti i trasporti. Dopo lo scoppio dell’epidemia, la città di Wuhan è stata completamente isolata il 23 gennaio ed è stato anche deciso di indossare la mascherina. Tutti negozi sono rimasti chiusi, ad eccezione dei generi alimentari e delle farmacie. Le persone potevano uscire solo per il mangiare. Le persone non potevano andare al lavoro e coloro che erano impiegati nelle poche compagnie rimaste aperte, restavano lì senza poter ritornare a casa. Anche le auto non potevano circolare. Fin dall’inizio sono stati chiamati a Wuhan migliaia di medici provenienti da tutta la Cina, sono stati costruiti e attrezzati molti rifugi per curare i casi infetti. Tra le ultime decisioni che hanno impedito l’insorgenza della malattia anche all’interno di Wuhan, c’è stata la chiusura delle aree all’interno della città e nessuno può lasciare un distretto per un altro nella città di Wuhan. Questo ha contribuito al declino dell’epidemia fino ad oggi, recentemente, nessun nuovo caso è stato confermato a Wuhan e la città resta chiusa fino ad oggi”.
Cosa vuoi dire ai tuoi connazionali in Libia riguardo al virus?
“Il coronavirus ci ha dimostrato la velocità della sua diffusione e infezione per tutte le età, non importa chi tu sia o dove ti trovi, forse questo virus ti è vicino e se non prendiamo le misure di protezione mettiamo a rischio la nostra vita e quella dei nostri familiari, e finora non è stata trovata alcuna cura e la maggior parte dei paesi del mondo soffre dello scoppio di questa epidemia che ha causato la morte di molti dei loro cittadini. Pertanto, spero che i cittadini libici prendano sul serio la questione, non solo per proteggersi, ma anche per proteggere le loro famiglie e i loro bambini”.
Quali sono le buone regole di prevenzione che hai appreso in Cina e che vuoi condividere con i tuoi concittadini e con gli italiani che stanno affrontando il momento difficile che Wuhan ha attraversato?
“Secondo la mia esperienza personale, la prevenzione di questa epidemia, è divisa in tre parti importanti: prima di tutto, la pulizia personale e l’ambiente circostante dovrebbe essere pulito correttamente; in secondo luogo, è necessario aumentare l’immunità in noi stessi, e ciò avviene attraverso un’alimentazione sana e ore di sonno ragionevoli e un semplice esercizio in casa; l’ultima raccomandazione è di non uscire e non comunicare con nessuno, nemmeno con i tuoi parenti, in modo che non ti facciano del male o tu non faccia del male a loro. È un’ottima prevenzione che resti isolato per rimanere in salute e al sicuro”.