Da quando è scoppiata l’emergenza Covid-19 eminenti scienziati da tutto il mondo hanno sempre condannato la teoria che il virus sia stato il frutto di un lavoro di bioingegneria. La tesi è supportata dalle evidenze scientifiche oggi disponibili. In un articolo pubblicato sul sito “osint”, intelnews.org., viene data una dimostrazione medico-scientifica del fatto che il Covid-19 non è il risultato di una produzione da laboratorio.
I coronavirus non sono nuovi in natura. SARS-CoV-2 (coronavirus 2 associato a SARS) è solo l’ultimo coronavirus che abbiamo identificato che infetta l’uomo e che causa la malattia (COVID-19). Poiché sono stati isolati anche altri coronavirus in passato, è oggi possibile sequenziare il genoma di questi virus, fornendo informazioni dettagliate sulle loro origini.
Simile al ceppo SARS-CoV, responsabile della sindrome respiratoria acuta grave (SARS), questo nuovo virus si lega anche a una proteina, il recettore dell’enzima 2 di conversione dell’angiotensina (ACE2), che si trova sulle cellule nell’uomo, nei polmoni, reni, tratto gastrointestinale, cuore e vescica.
Il virus utilizza una “proteina spike” per legarsi alla proteina del recettore sulle cellule in queste aree, quindi fora la cellula per iniettare gli acidi nucleici virali (materiale genetico). Una volta all’interno della cellula, gli acidi nucleici del virus vengono riprodotti dalla cellula e vengono quindi replicati nuovi virus.
Quando gli scienziati hanno analizzato la sequenza degli acidi nucleici responsabili del legame con le cellule, hanno scoperto che la sequenza era ottimale, ma non ideale. Ciò significa che il virus può riconoscere e legarsi strettamente alla proteina del recettore ACE2, ma non è sempre perfetto nel legarsi. Questo è analogo all’avere una vecchia chiave (proteina spike) che si inserirà in una serratura (recettore ARE2), ma non funziona sempre correttamente, per aprire la porta. Per questo motivo non tutti si ammalano e tanti sono i casi di pazienti asintomatici.
In bioingegneria si lavora per cercare di produrre un’arma perfetta che abbia come obiettivo quello di avere una chiave perfetta in modo che il virus possa entrare sempre e in tutte le cellule per poi riprodursi rapidamente. Questa misura perfetta non si trova in SARS-CoV-2. Quanto dato fornisce le prove della selezione naturale e non della bioingegneria.
Inoltre, il genoma SARS-CoV-2 ha un aminoacido unico in un’importante regione della proteina spike. Questo aminoacido ha un’insolita caratteristica strutturale che fa sì che una proteina cambi bruscamente la direzione (una specie di svolta). Ciò non si riscontra nella SARS-CoV, il parente genetico più vicino alla SARS-CoV-2. Inoltre, quando la sequenza per SARS-CoV-2 viene confrontata con altri coronavirus, la sequenza SARS-CoV-2 non sembra derivare da virus precedentemente sequenziati.
Questo ulteriore aspetto indica la selezione naturale, poiché un virus di bioingegneria sarebbe basato su un modello noto che potrebbe essere facilmente prodotto in laboratorio. Piuttosto sembra, dall’analisi genetica e biochimica fatta, che SARS-CoV-2 abbia iniziato la sua comparsa nei pipistrelli per poi trasferirsi ai pangolini e successivamente all’uomo. Non è chiaro se i cambiamenti evolutivi che hanno dato origine alla variante SARS-CoV-2 siano cambiati dopo che il virus è entrato nei pangolini dai pipistrelli, o se sia entrato nell’uomo e abbia continuato ad evolversi nel ceppo che vediamo oggi.
Mentre le prove scientifiche indicano che è altamente improbabile che il virus sia stato bioingegnerizzato, è impossibile determinare se è entrato nell’uomo nella sua forma attuale o se si è evoluto una volta attraversata la barriera della specie.