(di John Blackeye) Qualcuno direbbe: tanto tuonò che piovve. La riapertura di tutte le attività nazionali, siano esse commerciali che di lavoro è stata imposta all’opinione pubblica già da mesi con il continuo martellare delle televisioni nazionali che hanno cercato in tutti i modi, sino a questa sera di lasciare intendere che “va tutto bene madama la marchesa”.
Quasi un paio di centinaio di morti sono un dettaglio su cui non conviene oramai nemmeno soffermarci. Vengono mostrati in TV solo i numeri delle statistiche che parlano in negativo: meno decessi, meno ricoveri, meno terapie intensive. Tutto ciò che è meno va benissimo e viene spiattellato in prima pagina per convincere sessanta milioni di italiani che trentamila morti sul nostro territorio corrispondono soltanto ad un incidente di percorso in cui economia e finanza hanno dovuto fare una sosta forzata.
Per poter scovare tra le notizie il numero dei positivi, devi saltare con il telecomando dai tre o quattro canali per scoprire che oggi domenica dieci maggio, i nuovi contagiati sono più di ottocento. Il dato, che è in netto calo se paragonato a quello di ieri, darebbe un risultato positivo in termini assoluti ma sappiamo che non è così perché i tamponi di oggi sono stati quasi trentamila in meno a quelli della giornata di sabato. Pertanto è ragionevole pensare che il trend dei nuovi contagiati sia pari a quello di ieri che si attestava a mille e trecento nuovi casi.
La TV, spinta dalle forze di sistema, cerca di inoculare buonumore e speranza ad un popolo che per due mesi si è fatto parte diligente e si è chiuso in casa per non alimentare il contagio di quel virus che nel resto del mondo sta mietendo giornalmente migliaia di vittime.
Tuttavia, in Italia si è deciso che basta così e che poco più di mille contagiati al giorno e qualche centinaio di morti possono bastare per dichiarare la fine delle ostilità nella guerra che il mondo intero sta combattendo contro il covid-19. Quello che abbiamo già detto e ripetuto però è che non vale una dichiarazione unilaterale di non belligeranza per dichiarare finita una guerra, perché se dall’altra parte il nemico continua ad ucciderti, devi fare i conti con la realtà e capire che la guerra è ancora in corso.
Ma la testa della gente è altrove. Qui bisogna assolutamente capire se il campionato di calcio potrà riprendere o meno. Così i telegiornali stuzzicano l’appetito di milioni di “drogati del pallone” mostrando scene di allenamenti singoli di giocatori che giungono allo stadio in Maserati o in Ferrari.
I politici e gli esperti, di cui non si è capito ancora di cosa, hanno deciso che questa pandemia planetaria di cui mai nessuno avrebbe potuto fare previsioni sta durando troppo. Il virus continua a passare da persona a persona e si muove in tutti i continenti mettendo in ginocchio tutti gli Stati. Allora che si fa se non si ha il potere di fermare il fenomeno? Il sistema economico e finanziario nazionale ha deciso che si può cominciare a vivere. Parola d’ordine: va tutto bene madama la Marchesa.
La realtà è un’altra. Il Governo canta vittorie di battaglie che non ha vinto. Dal quattro maggio ha issato la bandiera tricolore sul problema del pendolarismo affermando che tutte le criticità preventivate non sono state superate ed è tutto sotto controllo. Sbagliato! La gente ha paura e sta viaggiando con mezzi propri. Quando termineranno le risorse per poterlo fare, i treni ritorneranno affollatissimi fino all’inverosimile trasformandosi in covi di batteri e virus che sono stati da sempre su quelle puzzolenti carrozze di pendolari, portando la malattia tra Regioni, sacrificando sull’altare dei guadagni e del PIL, i poveri pendolari che alternative non hanno.
Oggi il Governo ha annunciato che l’Italia andrà in vacanza. Come se a decidere delle vacanze degli italiani siano i politici. Tuttavia ha dato questo annuncio. E allora ci si chiede, cosa succederà a luglio quando come ogni anno, tutto il nord Italia si sposterà sulle spiagge del Salento, della Calabria e della Sicilia? Molto probabilmente il Governo avrà semplicemente capovolto il problema nazionale spostando al Sud i focolai che con tante difficoltà sono stati circoscritti al nord a prezzo di centinaia di morti giornaliere.
L’economia e la finanza ritorneranno in ginocchio e nel prossimo inverno che avremmo potuto affrontare in sicurezza e con una ripartenza adeguata, dovremo invece ritornare a rintanarci in casa per colpa di chi ha messo, sin dall’inizio, soldi, economia e finanza davanti alle vite umane.
Speriamo non sia così.