Sul sito di Eurispes è stato pubblicato un articolo a firma del presidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza, Pasquale Preziosa e del vice presidente, Roberto De Vita, dove viene trattato il tema del “lockdown” attuato dalla maggior parte dei paesi per combattere la diffusione del Covid-19. Una misura estrema e considerata unica per arginare il contagio di un virus ancora sconosciuto su cui ricercatori e scienziati di tutto il mondo si stanno cimentando giorno e notte, in una inesorabile corsa contro il tempo. Oltre al fattore sanitario predominante concorrono, nella gestione della crisi, anche quello economico, sociale e politico. Proprio su questo punto si concentra la narrativa dell’analisi fatta da Preziosa e De Vita.
“Il futuro è l’ambiente dove la società andrà a vivere domani, ma il futuro in sé non esiste, è solo una previsione, il futuro si costruisce ogni giorno secondo il processo decisionale attuativo della strategia individuata.
Nella presente complessa situazione pandemica, vi sono almeno quattro fattori in corsa verso la crisi: quello sanitario, quello economico, quello sociale e quello politico.
Il primo fattore che dovesse raggiunge il livello di criticità irreversibile potrebbe innescare un effetto domino sugli altri fattori.
Allo scoppio dell’epidemia, poi trasformatasi in pandemia, il mondo scientifico ha indicato alla politica le misure di contenimento da attuare per mitigare l’impatto sanitario in atto.
I decreti emanati in successione hanno progressivamente applicato le necessarie restrizioni sociali e individuato i primi protocolli di sicurezza per le attività indispensabili per il mondo produttivo, per poter mitigare il rischio legato all’alto numero di contagiati consentendo così alle risorse ospedaliere di tener testa alla pandemia.
La conseguenza di questa decisione ha già mostrato i primi effetti positivi, anche se non definitivi.
La mitigazione del rischio pandemico però, ha comportato l’aumento del rischio di instabilità non solo negli altri settori, ma anche sul fattore sanitario stesso per la cura delle patologie “non-covid”.
Molti analisti ritengono che, oltre le quattro settimane dall’applicazione delle disposizioni contenitive più severe, sia necessario verificare se la terapia d’urto non produca maggior rischio sistemico (sui quattro fattori considerati) di quanto non faccia la pandemia.
Quanto durerà il fenomeno pandemico non è noto ad alcuno. È noto invece che il così detto “lockdown” delle Nazioni, se non gestito con attenzione, potrebbe tramutarsi in “knockdown”.
Nella teoria della complessità, il punto di passaggio tra le due fattispecie si chiama “tipping point”, punto oltre il quale il sistema si sviluppa senza più alcun controllo.
La gestione dell’emergenza deve far capo alle procedure di risk management per la mitigazione dei livelli di rischio associati sia alla protezione della salute sia alla protezione dei flussi produttivi, e i due livelli di rischio sono connessi tra loro.
La necessaria quarantena imposta alla popolazione ha bruscamente frenato tutta l’economia, con ripercussioni sia sulla produzione di beni e servizi che sulla catena logistica, con possibili gravi conseguenze per la sopravvivenza del Paese (nel suo equilibrio sociale, economico e politico), se prolungata oltre certi limiti.
Sotto il profilo sociale, questo periodo di forzato isolamento e straordinaria limitazione di libertà, unite alla paura ed all’incertezza, rischiano di determinare una (immuno)depressione collettiva rendendo la nostra civiltà permeabile a malattie sociali gravi e pericolose.
Nel decision making e, soprattutto, nella public choice theory, la polarizzazione decisionale su un solo fattore di rischio aggrava il rischio stesso e il danno conseguente.
Nelle prossime settimane, la presa di coscienza collettiva della necessità di convivenza nel medio periodo con il virus fattosi endemico e il microadattamento sociale alle relazioni “contactless” consentiranno di valorizzare nel risk assessment gli altri fattori, guidando progressivamente ad una scelta più equilibrata di mitigazione del rischio che tuteli la salute, ma che impedisca al lockdown di trasformarsi in un knockdown.