Matteo Salvini non vuole perdere tempo e vuole che il Parlamento voti la sfiducia al governo prima di ferragosto. Il presidente della Camera, Roberto Fico, gli ricorda però, che solo “i Presidenti di Camera e Senato convocano le Camere. Nessun altro“. Come convocare i parlamentari? Lo scrive Il Giornale: Come? Per telefono? Mail? Whatsapp? No, di norma con un telegramma su cui viene indicata la data della seduta e che reca come mittente il presidente della Camera. L’invio è affidato al personale degli uffici di presidenza. Il telegramma viene spedito al domicilio indicato dal parlamentare anche ‘tramite Prefettura’ e, quindi, garanti della consegna sono anche le forze dell’ordine. Non sarebbe bastato un comunicato sulla pagina della Camera dei Deputati, ovvero sulla e-mail istituzionale? Misteri tutti italiani.
Sul profilo Fb Fico: “I Presidenti di Camera e Senato convocano le Camere. Nessun altro. La programmazione dei lavori dell’aula si stabilisce all’interno di una riunione chiamata conferenza dei capigruppo e in nessun altro luogo”. E “il Presidente della Repubblica è il solo che può sciogliere le Camere e convocare le elezioni anticipate, nessun altro”. Lo ricorda il presidente della Camera, Roberto Fico con un post su Facebook. “Durante le crisi di governo – scrive il presidente della Camera – la Costituzione attribuisce infatti poteri estremamente chiari al Presidente della Repubblica. Questa è la nostra Repubblica, la nostra Costituzione, il nostro vivere democratico!”.
Salvini teme la nascita di nuove alleanze, “inciuci”, in grado di allontanare le urne. All’ “inciucio” fra Pd e M5S gli risponde Beppe Grillo modo suo, dandogli del “tamarro”. E per voce della vicesegretaria Paola De Micheli, il Pd ripete: “Non esistono le condizioni politiche per un altro governo, siamo pronti alle elezioni“. Ma i sospetti di Salvini, scrive Gianpaolo Grassi sull’Ansa, sono tutti nell’area renziana, anche se il diretto interessato nega: “Non faccio accordicchi segreti“.
Nonostante le smentite qualcosa c’è e lo si capisce dalle parole di Beppe Grillo sul Blog delle Stelle: “Mi eleverò per salvare l’Italia dai nuovi barbari, dobbiamo fare dei cambiamenti? Facciamoli subito, altro che elezioni, salviamo il Paese dal restyling in grigioverde dell’establishment“.
Il riferimento è chiaro, alla riforma per il taglio dei parlamentari. Un modo per allontanare lo spettro delle elezioni per via dei previsti tecnicismi costituzionali. Lo ricorda il Pd, che parla di “trucchetto” dei Cinque Stelle “per non andare al voto e prolungare l’agonia”.
Il problema è che comunque il Paese ha bisogno di un Governo alla luce dei prossimi impegni, in primis la manovra economica da presentare a Bruxelles.
Di Maio, dal canto suo, non vuole rinunciare alla bandiera antisistema. Annuncia l’avvio della raccolta di firme fra i parlamentari per mettere all’ordine del giorno dell’Aula il taglio dei parlamentari, e sottolinea che l’importante e’ farlo. Se poi ad appoggiarlo saranno “la Lega, il Pd, Forza Italia o chiunque altro” ai cinque stelle non importa. In Parlamento i giochi non sembrano tutti chiusi, quindi. In questo magma di alleanze in sedicesimo, i pentastellati cercano di guadagnare terreno sull’ex alleato.
Poi Di Maio attacca Salvini accusandolo di aver “buttato giù l’unico governo che in un anno ha resistito a lobbies e poteri forti“. Non a caso, si legge sul Blog delle Stelle, in questi ultimi giorni “Autostrade ha guadagnato milioni e milioni di euro in borsa”. Segue il lancio della campagna ‘Citofonare Lega’, con l’elenco delle cose che i gialloverdi avrebbero fatto se la Lega non avesse staccato la spina: dalla riforma sulla giustizia alla commissione parlamentare sulle banche, al salario minimo. Lunedi’ si riuniranno i capigruppo al Senato per stabilire la data del voto di fiducia. “Mi sembra di aver capito che Conte voglia andare a una conta in aula e questa e’ una rottura traumatica – ha detto il leghista Giancarlo Giorgetti.
Una separazione consensuale era la cosa piu’ ragionevole”. Lunedi’ sara’ un giorno della verita’, un momento di svolta per definire il percorso della crisi. Intanto, nel Pd si apre gia’ il dibattito sul dopo. “Nicola Zingaretti ha vinto il congresso ed e’ il candidato di tutto il Pd alla guida del governo, afferma il senatore Francesco Verducci, della direzione nazionale del partito – ma se decidesse di non volersi candidare a questo ruolo per dedicarsi esclusivamente al Pd, allora penso che le primarie di coalizione siano assolutamente irrinunciabili e indispensabili“.
Anche Salvini fa qualche riflessione. Lascia quasi intendere di voler fare un passo indietro dal Viminale. Sarebbe una riposta a chi lo attacca, ritenendo quantomeno inopportuno che il ministro degli Interni, quello che dovra’ gestire le fasi del voto, sia anche uno dei candidati premier. Salvini dice: “L’importante e’ che le elezioni ci siano, poi se le gestisce qualcun altro sono pure più contento perchè avrò più tempo per la campagna elettorale”.
Nel frattempo Giuseppe Conte starebbe pensando di correre alle prossime politiche. Non si riesce a capire ancora se da solo oppure diventare il nuovo leader del Movimento pentastellato. Il Fatto Quotidiano ieri ha evidenziato che la pagina Facebook di Salvini ha perso in 48 ore 5mila follower mentre ne ha guadagnati 10mila quella del premier Giuseppe Conte.