Funzionari statunitensi temono che l’attacco iraniano possa essere accompagnato da attacchi ancora più sincronizzati da parte di Hezbollah e degli altri alleati di Teheran nella regione. Una delle difficoltà previste nell’affrontare un grande sbarramento su più fronti è la necessità di classificare rapidamente gli obiettivi e decidere cosa debba essere abbattuto prima. Un punto debole potrebbero essere anche i droni lanciati a bassissima quota. Israele ha, però, sviluppato un nuovo sistema chiamato Iron Beam, che utilizza un laser per annientare tali minacce
di Emanuela Ricci
Israele si sta preparando per un attacco lungo e coordinato da parte dell’Iran e dei suoi proxy regionali. Verrà messa alla prova la rete di difesa aerea multistrato messa in piedi grazie al supporto degli americani e degli alleati arabi del Golfo. Non basta da solo il micidiale sistema l’Iron Dome che è stato progettato per l’abbattimento di razzi a corto raggio perchè le capacità degli Hezbollah, con sede in Iran e Libano, sono variegate. Esse comprendono droni e missili balistici, decine di migliaia di mortai, razzi e missili a guida di precisione che potrebbero minacciare e sopraffare le difese di Tel Aviv.
Israele ha una difesa antimissile basata su tre livelli che si serve delle informazioni miscelate, provenienti da radar e satelliti. Come sistemi di difesa figurano: il missile Arrow che arriva a 100 km, particolarmente efficace per abbattere i missili balistici. La cosiddetta Fionda di Davide arriva a 15 km mentre, per le quote sotto i 10 km interviene l’Iron Dome. Per droni e missili da crociera intervengono i caccia della coalizione, così come avvenuto il 13 aprile scorso tra le aeronautiche di Stati Uniti, Israele, Inghilterra e Francia che hanno operato anche dallo spazio aereo giordano. Questa volta Teheran ha già avvertito la Giordania di non autorizzare l’utilizzo del proprio spazio aereo, pena conseguenze nelle relazioni.
Ritornando alle questioni operative, Teheran è certa di poter bucare le difese di Tel Aviv, dopo il recente successo degli yemeniti Huthi, che il 19 luglio scorso lanciarono un drone Sainad-3 su Sudan, Egitto e Mediterraneo, facendolo deviare, verso le coste israeliane,solo all’ultimo minuto mentre le difese erano già impegnate a contrastare proiettili sparati dagli sciiti iracheni, esattamente nello stesso istante.
Dopo tale successo tattico dell’asse della resistenza, sono trapelate informazioni sulla recente creazione di un centro di comando e controllo unico e coordinato, composto da unità dei pasdaran e delle fazioni alleate. I media arabi sostengono che sia anche già stata costituita la Brigata Soleimani, composta di 10 mila uomini provenienti dai ranghi di Houthi, Hezbollah e Pasdaran.
In risposta, Israele e Stati Uniti hanno messo insieme un sistema di difesa aerea forte delle capacità delle forze aeree israeliane, americane e di altri paesi e delle informazioni messe in rete dai sistemi radar e satellitari dei paesi vicini. Un sistema sincronizzato che funziona come un orologio, sostengono gli alti ufficiali della coalizione che è coordinato dal Comando Centrale, che è responsabile delle operazioni militari statunitensi in Medio Oriente. L’attività operativa è, pertanto, coordinata sia attraverso il quartier generale di Centcom in Florida che da una stazione mobile in Qatar. Questo sistema, come detto, è stato messo alla prova già lo scorso aprile quando l’Iran scagliò, contro il territorio israeliano, oltre 300 proiettili tra cui droni, missili da crociera e missili balistici. Furono tutti intercettati e abbattuti con un tasso di successo pari al 99%.
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