Mezzogiorno di fuoco, il premier Giuseppe Conte è salito al Quirinale per formalizzare le dimissioni al Capo dello Stato. La crisi da ieri, quindi, passa nelle mani del Presidente che già oggi chiamera’ al Colle i partiti per capire se vi siano i margini per un nuovo esecutivo, guidato sempre da Giuseppe Conte. Un Conte ter con una maggioranza solida e con un programma di legislatura condiviso “in toto” tra le forze della costituenda forza di maggioranza. Queste sono le condizioni imprenscindibili su cui poggerà la decisione del Quirinale.

In serata Giuseppe Conte ha lanciato su Fb l’ultimo appello: “Questa mattina ho convocato un Consiglio dei Ministri per comunicare la mia intenzione di dimettermi. Poco dopo mi sono recato al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani del Presidente Mattarella. La settimana scorsa, in Parlamento, il Governo ha ottenuto la fiducia in entrambe le Camere, ottenendo la maggioranza assoluta alla Camera dei Deputati e la maggioranza relativa al Senato. Il Paese, tuttavia, sta attraversando un momento davvero molto difficile. Da ormai un anno stiamo attraversando una fase di vera e propria emergenza. Le diffuse sofferenze dei cittadini, il profondo disagio sociale e le difficoltà economiche richiedono una prospettiva chiara e un governo che abbia una maggioranza più ampia e sicura. È il momento, dunque, che emergano in Parlamento le voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica. Le mie dimissioni sono al servizio di questa possibilità: la formazione di un nuovo governo che offra una prospettiva di salvezza nazionale. Serve un’alleanza, nelle forme in cui si potrà diversamente realizzare, di chiara lealtà europeista, in grado di attuare le decisioni che premono, per approvare una riforma elettorale di stampo proporzionale e le riforme istituzionali e costituzionali, come la sfiducia costruttiva, che garantiscano il pluralismo della rappresentanza unitamente a una maggiore stabilità del sistema politico. Questo conta. Che il nostro Paese si rialzi in fretta e possa mettersi alle spalle la pandemia e le tragedie che essa ha arrecato, in modo da far risplendere la nostra nazione nella pienezza delle sue bellezze. Per parte mia, anche in queste ore continuerò a svolgere gli affari correnti fino all’insediamento del nuovo governo. Continuerò a svolgere il mio servizio al Paese, con senso di responsabilità e con profondo impegno. Sono queste le caratteristiche che hanno caratterizzato il mio operato, quello dell’intero governo e delle forze di maggioranza che ci hanno sostenuto, anche quando i risultati raggiunti e le risposte date non sono apparsi all’altezza delle aspettative dei cittadini. L’unica cosa che davvero rileva, al di là di chi sarà chiamato a guidare l’Italia, è che la Repubblica possa rialzare la testa. Allora avremo vinto tutti, perché avrà vinto l’Italia. Quanto a me, mi ritroverete sempre, forte e appassionato, a tifare per il nostro Paese”.

Oggi c’e’ la Giornata della memoria da onorare, che cade proprio il 27 gennaio, e dunque le consultazioni non potranno che partire nel pomeriggio e andranno avanti fino a venerdì sera. Tre giorni per continuare l’incessante caccia ai volenterosi, ovvero quel drappello di responsabili che dovrebbe puntellare una nuova squadra a Palazzo Chigi e che renderebbe Conte, ma anche i Dem e il M5s, meno esposti alle mosse di Matteo Renzi.

I gruppi di Italia Viva si riuniranno al termine del primo giorno di consultazioni ma intanto l’ex sottosegretario Ivan Scalfarotto mette agli atti una presa di distanza da Giuseppe Conte: “Iv quando andra’ a colloquio con Mattarella “non fara’ un nome”, dice; ma Iv non si fara’ neanche annebbiare dai “pregiudizi”, scrive successivamente nella sua e-news Renzi sostenendo la necessita’ di “un governo di legislatura ed europeista“.

L’ex grillino Gregorio De Falco chiede di poter dare vita a un gruppo che faccia riferimento al Centro democratico di Bruno Tabacci: “Siamo una decina”, fa sapere, ma poi si capisce che non si tratta di nomi aggiuntivi e quindi non cambierebbe granche’ ai fini della conta. La differenza consisterebbe nel fatto che probabilmente il neogruppo potrebbe partecipare alle consultazioni.

Ieri alle nove di mattina Conte aveva convocato l’ultimo Consiglio dei ministri prima di salire al Quirinale, un atto dovuto verso i ministri del suo esecutivo. Nell’alto consesso ha rivendicato l’orgoglio con cui lui e i suoi hanno “servito” il Paese in un momento cosi’ drammatico come quello della pandemia: “possiamo andare tutti a testa alta“, ha detto guardandoli negli occhi. E’ seguito in fragoroso applauso. Le parole sono tutte di sostegno, Franceschini ma anche Bonafede promettono di essere “compatti attorno al suo nome“. Anche se in serata il capogruppo Dem Andrea Marcucci, scrive l’Ansa, e’ meno netto: “Non c’e’ un Conte a tutti i costi: e’ il buonsenso – dice interpellato dai cronisti – che ci guida oggi in quella direzione“. Si’ perche’ il timore delle prossime ore e’ sempre lo stesso: quella che si e’ aperta e’ una crisi al buio e non c’e’ certezza che Mattarella riesca a dare il reincarico al presidente del Consiglio. L’alleanza Pd-M5s-LeU che ha consentito 17 mesi mesi fa la nascita del governo puo’ avere un respiro anche di “prospettiva”, ammonisce Dario Franceschini. Il Nazareno si prende 24 ore per riunire la Direzione: l’appuntamento e’ per le 14 di mercoledi’ ma intanto attraverso la vicepresidente Deborah Serracchiani respinge le accuse di disegni sotterranei: il nome di Conte e’ “imprescindibile”, viene ribadito. Al Conte ter non sembra essere disposto ad aprire è invece il centrodestra, che pure segnato dai distinguo, convoca un vertice con i tre leader per annunciare che al Colle salira’ unito. Non proprio in sintonia è Forza Italia che continua a dirsi disponibile a un governo di unita’ nazionale mentre FdI punta sulle elezioni e la Lega dice no a “esecutivi pasticciati”. 

A sciogliere i nodi dell’intricata matassa può essere solo la saggezza del nostro Presidente della Repubblica.

Cronaca di una crisi annunciata, ora siamo nelle mani di Mattarella

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