di Andrea Pinto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto è intervenuto più volte negli ultimi giorni sul tema dei deep fake e delle truffe online, lanciando un appello alle principali piattaforme social per un maggiore controllo su contenuti manipolati e falsi. La questione è emersa in seguito alla diffusione di un video fake che lo ha visto protagonista, realizzato attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale per alterare la voce e i messaggi originali. Crosetto, intervenendo al programma Pomeriggio Cinque, ha raccontato la sua esperienza personale e ha ribadito come tali contenuti siano pericolosi non solo per i personaggi pubblici coinvolti, ma soprattutto per gli utenti più vulnerabili.
“Prendono video di personaggi famosi e con l’intelligenza artificiale li trasformano, cambiano la voce e lanciano dei messaggi. Io ero convinto che tutti potessero capire che si trattava di una truffa, mentre invece mi sono reso conto che molte persone pensano sia vero e si fanno ingannare da questi truffatori”, ha dichiarato Crosetto. A dimostrazione della velocità con cui questi contenuti si diffondono, il ministro ha spiegato di aver agito immediatamente per far rimuovere un video falso da Facebook: “Dopo tre minuti quel filmato non era più su Facebook, ma dopo un’ora ne è comparso un altro”.
Crosetto ha, quindi, posto l’accento su un punto centrale: la responsabilità delle piattaforme. Secondo il ministro, non dovrebbero essere i singoli individui, personaggi pubblici o privati, a doversi preoccupare di segnalare e rimuovere contenuti falsi, ma dovrebbero essere le stesse piattaforme digitali, come Facebook, Instagram e X, a garantire controlli efficaci a tutela degli utenti. “Le piattaforme hanno la capacità finanziaria e tecnologica per mettere dei controlli, li facciano. Non posso preoccuparmi io o Giorgia Meloni ogni volta che esce un video truffaldino”.
Il ministro ha poi allargato il discorso alla crescita esponenziale delle capacità dell’intelligenza artificiale, evidenziando come i deep fake diventino sempre più sofisticati e difficili da riconoscere. Questo fenomeno, ha sottolineato Crosetto, rappresenta una minaccia concreta sia per la reputazione dei personaggi pubblici che per i cittadini: “Dobbiamo porci il tema e vedere se c’è un modo, con un intervento legislativo, per contrastare queste truffe che possono far perdere soldi a persone ignare”.
Il caso della “guerra ibrida”
Oltre alla questione dei deep fake, Crosetto ha affrontato il tema della cosiddetta “guerra ibrida”, rispondendo a un articolo pubblicato su un quotidiano che, a suo dire, ha travisato le sue dichiarazioni. In un post pubblicato su X, il ministro ha chiarito la sua proposta, che prevedeva la creazione di un centro dedicato alla difesa dello Stato e alla guerra ibrida. Crosetto ha contestato l’interpretazione del giornale, che parlava di un organismo creato per monitorare le fake news, e ha definito questa narrazione una “fake news” a sua volta.
“Ne parlano come se si trattasse di un centro, magari persino occulto, che si dovrebbe occupare di fake news. Ovviamente, trattasi di pura invenzione, cioè di una fake news che ha innescato un inutile dibattito”, ha scritto Crosetto, precisando che il centro in questione dovrebbe invece occuparsi di difesa e sfruttare le competenze delle Forze Armate italiane. Ha poi invitato i giornalisti a consultare il vocabolario Treccani per comprendere correttamente il significato della “guerra ibrida”, un concetto che abbraccia operazioni non convenzionali, come attacchi cibernetici, propaganda e manipolazione delle informazioni, finalizzate a destabilizzare Stati e istituzioni.
Il sostegno alla proposta
La proposta del ministro Crosetto ha ricevuto il sostegno di Saverio Romano, coordinatore politico di Noi Moderati. In una nota, Romano ha sottolineato l’importanza di contrastare il dilagare della disinformazione online, che rappresenta una minaccia per la democrazia e per la formazione di un’opinione pubblica consapevole. Secondo Romano, un organismo di controllo non dovrebbe limitare la libertà di espressione, ma svolgere un ruolo di certificazione per aiutare gli utenti a distinguere tra informazioni attendibili e contenuti falsi. “La disinformazione è una seria minaccia alla formazione dell’opinione pubblica e quindi al confronto sui temi e alla discussione tra i cittadini”, ha dichiarato Romano.
Un futuro più controllato?
La posizione di Crosetto mette in luce un tema attuale e urgente: il rapido avanzamento delle tecnologie di intelligenza artificiale e la conseguente diffusione di video manipolati, che possono avere effetti devastanti sia in termini economici che sociali. La richiesta di un obbligo di controllo per le piattaforme digitali appare quindi come un tentativo di responsabilizzare i colossi tecnologici, che dispongono sia delle risorse economiche che degli strumenti tecnologici per affrontare il problema.
Subscribe to our newsletter!