Il Ministro dell’Interno italiano Marco Minniti in una intervista rilasciata a “La Stampa”, ha parlato del rischio terrorismo, dopo la caduta di Raqqa e di sicurezza cibernetica, alla luce delle prossime elezioni politiche e sul pericolo di ingerenze sulla rete da parte di nazioni straniere. Si riportano alcuni tratti dell’intervista.
Sulla cybersecurity abbiamo messo in piedi una grande infrastruttura protettiva per difenderci. Non ci saranno condizionamenti alle elezioni. Dopo la direttiva Monti del 2013 – spiega – adesso abbiamo la direttiva Gentiloni sulla cyberdefense. Uno scudo basato su tre pilastri, che compongono la risposta unitaria del sistema paese. Il più importante ovviamente è la prima linea costituita dall’Intelligence, dalle Forze armate, dalla Polizia postale e dal Dis che coordina il tutto. Abbiamo messo in piedi un’alleanza con il mondo dell’accademia, abbiamo costruito un rapporto con 500 docenti italiani ed un elevato numero di facoltà che ci tengono aggiornati. Uno degli elementi fondamentali di Islamic State – spiega quindi Minniti sulla resa dell’Isis a Raqqa – era la capacità di contare sulla più grande legione straniera che sia mai stata messa in piedi in era moderna. Parliamo di circa 30000 combattenti provenienti da 100 paesi del mondo. Una parte di questi è sicuramente morta, non abbiamo più a che fare con quei numeri. Ma una parte tenterà di tornare a casa. E’ questo uno dei temi che discutiamo al G7″ di Ischia. Minniti lancia un allarme: “Adesso stanno scappando, sono in rotta e c’è la fuga individuale. Una diaspora che può certamente utilizzare anche le rotte aperte del traffico di esseri umani”. “Il controllo” della frontiera con la Libia, “comincia a funzionare, in Italia abbiamo un meno 25% di arrivi e dal confine meridionale della Libia siamo a meno 35%. C’è un rapporto che si sta consolidando con Ciad, Niger e Mali. Anche di questo parleremo domani al vertice, perchè l’obiettivo di tutti è che non ci siano in Africa settentrionale dei “safe havens”, dei santuari per i terroristi. Lavoriamo a più livelli e iniziano ad ascoltarci, non a caso il testimone del G7 sarà ripreso a novembre a Berna con la riunione del gruppo di contatto Ue-Nord Africa.